Aieta, dove osano le aquile…
Ancora volteggiano sul cielo di uno dei “Borghi più belli d’Italia”
Conosciuta con il nome di Asty Aetou, ovvero “Città dell'Aquila" (dal greco classico αετός, “aquila”, appunto), il millenario borgo di epoca bizantina esprime al meglio il suo toponimo grazie ad una posizione aerea che nei secoli l’ha protetta dalle mire di conquista.
“Aieta, comune della provincia di Cosenza, da cui dista oggi per via rotabile 120 Km., è un paese interno, ma dista dal mare in linea d’aria solo qualche chilometro e perciò non è visibile dal mare perché i suoi fondatori, nell’alto Medioevo, vollero sottrarre l’abitato alla vista e alle piraterie soprattutto saracene”. Iniziava così “Aieta, pagine della sua storia civile e religiosa”, opera del compianto prof. Giuseppe Guida, dato alle stampe nel febbraio del 1991 e destinato a divenire la più accurata raccolta sulla storia del piccolo ma fondamentale centro calabrese. Una cartina geografica ne inquadra correttamente la posizione: partendo da nord-ovest, appare come il secondo Comune della Calabria (il primo è Tortora, da cui dista appena due chilometri in linea d’aria). Praticamente Aieta appare ben protetta proprio dalle cime più occidentali del Parco Nazionale del Pollino quali il M. Ciagola (m. 1462), il M. Gada (m. 1264), il Cozzo Gummario (m. 1048) ed il Cozzo Petrara (m. 1142) che contribuiscono a regalare all’abitato il tipico paesaggio appenninico.
Il centro urbano -che dista appena 12 chilometri dall’abitato di Praia a Mare- è facilmente raggiungibile grazie ad una panoramica strada provinciale che si inerpica tra rigogliose colline ammantate da una vegetazione che lentamente cede il passo alla flora tipicamente montana: sino al 1928 Aieta comprendeva anche il territorio praiese, praticamente la sua frazione marina.
«L’antico centro abitato, Aieta vetere, in realtà era situato sul monte Calimaro: attorno all’anno mille gli abitanti insieme a parte della popolazione dell'antica città lucana di Blanda che sorgeva sul colle Palecastro di Tortora, abbandonata per evitare le scorrerie dei pirati saraceni, si spostarono nei rioni Julitta e Cantogrande, ed a questo stesso periodo risale anche la costruzione della parte più antica del Palazzo Marchionale nonché dell’altra parte del centro abitato, ancora oggi nota con il nome di Socastro (Sub Castra). Tra i vari casati-feudatari ricordiamo gli Scullando, di origine normanna, nel cui stemma era impressa un’aquila, dal cui nome greco (aetòs) deriverebbe lo stesso nome di Aieta; i Martirano, che dominarono nel XVI secolo e stroncarono una rivolta popolare capeggiata da Silvio Curatolo, un borghese aietano, che voleva affrancare la popolazione dal giogo feudale; i Cosentino di Aprigliano che ampliarono il palazzo, costruirono la loggia in stile rinascimentale e tennero il feudo tra il 1571 ed il 1767; ed infine gli Spinelli di Scalea che proprio in quell’anno tentarono di acquistarlo per la cifra di 111.850 ducati ma, non avendo provveduto a versare l'intera somma, il Palazzo rimase di proprietà dei Cosentini, mentre gli ultimi proprietari appartenevano a un ramo della famiglia Lomonaco».
Con orgoglio, il prof. Francesco Mandarano aietano di origine e seregnese di adozione, uno dei soci fondatori dell’ “Associazione Culturale Aieta”, nata nell’agosto del 2000 con lo scopo di contribuire a conservare la memoria storica dell’antico centro.
Ricordiamo gli aspetti storico-religiosi più significativi del caratteristico centro.
«Il Palazzo dei Marchesi Cosentini d’Ajeta, dichiarato bene di rilevanza nazionale nel 1913, fu acquisito nel corso degli anni Ottanta del 1900 dall’Amministrazione comunale e restaurato per essere destinato a sede di convegni e seminari, ma potrebbe ospitare anche la sezione bizantina -secondo un progetto della Sovrintendenza calabrese alle antichità- del museo diffuso, unitamente alle sezioni preistoriche di Praia e greco-lucana di Tortora».
Muovendoci tra i vicoli del borgo aietano, non possiamo non annoverare i numerosi luoghi sacri di cui è costellato il territorio.
«Alla fine dell’ XI secolo furono consacrate al culto le chiese di S. Maria de Entro e di S. Nicola, di rito greco, nel rione Cantogrande, di S. Biagio al Socastro -recante un magnifico affresco, scoperto nel 1967, di epoca medievale che raffigura una crocifissione, una Madonna in trono e, ai lati, i santi Biagio e Caterina d'Alessandria e di S. Maria de Fora, oggi Chiesa di S. Maria della Visitazione che dal 1530 assorbì le altre tre chiese».
Chiesa riccamente adornata
«Al suo interno si possono ammirare gli altari in pietra opera di maestri scalpellini locali, un organo del Seicento recentemente restaurato, la pala dell’altare raffigurante la Visitazione di Fabrizio Santafede, pittore del manierismo napoletano, il coro ligneo e la cappella marchionale -a sinistra dell’altare maggiore- con la volta e le pareti affrescate e la pala dell'altare raffigurante l'Assunzione della Vergine di Marco Pino, allievo del Beccafumi, esponente del manierismo napoletano: su una parete è presente lapide dedicatoria che ricorda il personaggio più famoso della famiglia, il Vescovo Matteo Cosentino. All'interno della chiesa, nella navata sinistra, sono presenti altre tre pale di autore ignoto, dedicate alla Madonna del Carmine, alla Madonna del Rosario tra i Santi Domenico e Vincenzo e all'Annunciazione».
Professore, le chiese abbondano…
«Prima di raggiungere l'abitato di Aieta, a circa un km dal centro, a sinistra, si trova la chiesa dedicata a San Vito Martire, protettore si Aieta dal 1712, prima era San Nicola di Bari, successivamente, a circa 300 metri, sulla destra, si trova la chiesa del Convento Francescano fondato nel 1520, al suo interno si conserva un prezioso coro ligneo e alcune statue lignee della Madonna e di Santi francescani (S. Antonio da Padova, S. Rosa da Viterbo, San Daniele Fasanella)».
Intanto proprio il Palazzo Rinascimentale è divenuto la sede di una prestigiosa summer shool, un laboratorio di pensiero che l’Associazione Centro Rinascimento svolge ogni anno dal 2011: «l’associazione è nata con l’obiettivo di creare le basi culturali per un nuovo Rinascimento, partendo dai segni della presenza rinascimentale ad Aieta, di cui il maestoso Palazzo è il simbolo più evidente».
A parlare è Gennaro Cosentino, aietano di nascita, giornalista di lungo corso, attualmente caporedattore della Tgr Rai della Basilicata, che è anche ideatore del progetto, nella cui realizzazione è affiancato da uno staff collaudato e motivato, oltre che da una rete di collaborazioni con università, fondazioni, associazioni ed enti locali.
Dott. Cosentino, ad Aieta si respira aria europea!
«“Giornate d’Europa” è un progetto che ha lo scopo di diffondere la cultura europeista tra i giovani, con l’obiettivo di formare i nuovi cittadini europei, partendo dalla storia dell’Europa ed esaminando le criticità e i limiti da superare per condividere il progetto di pace e dialogo tra i popoli che fu alla base delle aspirazioni dei padri fondatori dell’Europa unita. L’Europa di Aieta è un percorso continuo di crescita culturale e civica: è l’Europa della cultura e dei giovani che sappia affrontare sfide e difficoltà ritrovando le ragioni e i valori dello stare insieme. Uniti e diversi».
La rete di collaborazioni è ben rodata.
«Contiamo sulla partneship stabile del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria, e in modo mirato di altri atenei come quello della Basilicata, di Messina, Napoli, Caserta e altri in tutta Italia e in Europa. Ma da alcune edizioni c’è anche la presenza di corsisti provenienti da tutto il mondo, grazie ad accordi con uffici internazionali universitari. Con importanti novità più recenti: il laboratorio di pensiero è stato aperto anche alla collaborazione con gli Istituti superiori e le consulte scolastiche, ed è stata una carta vincente per la partecipazione delle scuole anche con molto entusiasmo. È consolidata poi la partnership con istituzioni come la Fondazione Carical, l’Ente Parco Nazionale del Pollino, la Fondazione Megalizzi, ma anche con Enti locali e territoriali».
Idea assolutamente vincente!
«Che, dopo una mia collaborazione in Svizzera, aveva preso spunto dall’esperienza del “Gruppo di Coppet” che, 200 anni fa, attorno alle figure della grande letterata Anne Louise Germaine Necker, conosciuta come Madame de Staël, e di suo padre, Jacques Necker, che fu ministro di Luigi XVI, delineò una visione anticipatrice dell’Europa. L’idea di Europa del “Gruppo di Coppet” - costituito da personaggi di primo piano dell’epoca come Constant, Sismondi, Byron, Shelley, Stendhal, Schlegel – è tuttora attuale e ancora da realizzare nei suoi aspetti più lungimiranti. Ma il progetto è andato oltre, nei contenuti e nelle tappe del suo sviluppo. Con un passaggio importante e basilare da Ventotene».
Aieta, in Calabria, Coppet sulla sponda occidentale del lago di Ginevra, e l’iconica isola di Ventotene, al largo del confine tra Campania e Lazio…
«Piccoli centri, idee gigantesche, luoghi di storia e cultura in cui viene alimentata l’eredità storica ma soprattutto la conoscenza come antidoto alla fragilità dell’Unione Europea. L’Europa di Aieta guarda al Mediterraneo e per questo il laboratorio di pensiero europeista, nato dal basso, ha l’obiettivo fondamentale di costruire, partendo dai giovani, un’Europa “libera e unita” come era stato propugnato, con visione lunga, nel Manifesto di Ventotene. E proprio a Ventotene, in un incontro di giovani e docenti, sono stati ribaditi gli obiettivi della nostra Summer School».
Intanto la Storia incede a ritmo serrato: Aieta, da qualche anno inserita nel Club dei Borghi più Belli d’Italia, a settembre scorso è stata selezionata per partecipare, in rappresentanza della Calabria, alla dodicesima edizione de “Il Borgo dei Borghi”, l'iniziativa che celebra i borghi più affascinanti d'Italia...