A Venezia Miss Marx, l'eroina femminista e rock di Susanna Nicchiarelli
Immagine del film "Miss Marx" (Foto: 01 Distribution)
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A Venezia Miss Marx, l'eroina femminista e rock di Susanna Nicchiarelli

La regista sceneggiatrice racconta la figlia minore di Karl Marx, battutasi per i diritti delle donne e contro il lavoro minorile. Ne fa un ritratto appassionato, che mette in luce anche le umane contraddizioni

Susanna Nicchiarelli l'ha rifatto. Dopo Nico, 1988, ci regala un altro ritratto di donna tragico e lucente, che rimane addosso. Nel film del 2017, con cui ha vinto il Premio Orizzonti per il miglior film proprio a Venezia, aveva fatto rivivere, in rare luci e forti tormenti, Christa Päffgen, meglio conosciuta come Nico, l'ex musa di Andy Warhol e cantante dei Velvet Underground Nic. Ora, con Miss Marx, secondo film italiano in concorso alla Mostra del cinema, da lei scritto e diretto, ci fa conoscere Eleanor Marx, familiarmente chiamata Tussy, la più giovane delle tre sorelle Marx e anche lei, come il padre, militante socialista. Alle battaglie per i diritti dei lavoratori, lei affiancò presto le battaglie per i diritti delle donne: fu tra le prime donne ad avvicinare i temi del femminismo e del socialismo.

Nicchiarelli, che si sta confermando una delle voci più interessanti del cinema italiano, dallo sguardo originale e profondo, come per Nico, 1988 si affidò a un'attrice fuori dai riflettori glam ma di assoluta statura, la danese Trine Dyrholm, ora per la sua appassionata, dolcissima e dolente signorina Marx sceglie l'attrice britannica Romola Garai, vista in ruoli minori in Espiazione (2007), One day (2011), Suffragette (2015). La scelta è perfetta: Garai infonde alla sua eroina empatia e genuino trasporto emotivo, che non va mai oltre la misura. È un vibrare contenuto ma evidente di emozioni, idee, premonizioni.

«Come sempre accade con le persone reali, i personaggi che non sono stati inventati, ma che hanno vissuto davvero, non sono mai coerenti come i personaggi di finzione», scrive la regista nelle note stampa. «Ai miei occhi Eleanor impersona la contraddizione tra ragione e sentimento, anima e corpo, emozioni e controllo, romanticismo e positivismo, femminilità e mascolinità».

Brillante, colta, libera ed entusiasta, Eleanor ha partecipato alle lotte operaie, ha combattuto per i diritti delle donne, per l'abolizione del lavoro minorile e per il suffragio universale. Quando, nel 1883, ha incontrato il socialista, commediografo e attore Edward Aveling (interpretato da Patrick Kennedy), è stata travolta da un amore forte ma dal destino tragico. E, come la contraddittoria natura umana disegna, è caduta trappola delle gabbie che lei stessa cercava di rompere.
«La verità è che lei, come la classe dei lavoratori, è in una condizione di oppressione», dice Eleanor nel film. «Le donne sono vittime della tirannia degli uomini». E intanto pensava a se stessa, all'«ipocrisia organizzata» che c'era anche nella sua casa, come in tutte le case inglesi di fine Ottocento, sia operaie che borghesi. Edward le mentiva, aveva altre donne, usava a sproposito i suoi soldi riempiendosi di debiti, senza il minimo senso della morale, la lasciava parlare senza ascoltarla. Eppure Eleanor rimase lì, accanto a lui. Fino al suicidio, il 31 marzo 1898, a 43 anni.

«La storia di Eleanor Marx, con la sua apparente incongruenza tra dimensione pubblica e privata, apre un abisso sulla complessità dell'animo umano, sulla fragilità delle illusioni e sulla tossicità di certe relazioni sentimentali», spiega ancora Susanna Nicchiarelli. «Raccontare la vita di Eleanor vuol dire parlare di temi talmente moderni da essere ancora oggi, oltre un secolo dopo, rivoluzionari».

Dietro il sipario delle contraddizioni, non c'è solo Eleanor. Lo stesso Karl Marx (Philip Gröning), che in Miss Marx si vede appena (il film comincia con la sua morte), è colto in somme incoerenze: alle sue parole piene di ideali, seguivano fatti che le tradivano dentro le mura domestiche.

Nicchiarelli ha avuto davanti a sé, come riferimento stilistico, il film Adele H. - Una storia d'amore (1975) di François Truffaut. Ha cercato di fare un film di personaggi, non di folle. Nonostante si parli anche del movimento operaio, si è tenuta lontana dalle scene di massa e da un certo moralismo. Inserisce ogni tanto immagini e filmati di repertorio.

Nello sguardo così intrigante e coinvolgente della Nicchiarelli, la signorina Marx diventa anche una sorta di eroina rock. In alcune scene, tra ambientazioni ottocentesche asciutte, irrompe la musica dei Downtown Boys, gruppo punk rock americano contemporaneo che si definisce «comunista». L'effetto è dirompente, accende gli spiriti e spruzza di ironia. I Downtown Boys hanno arrangiato per il film anche una versione memorabile de L'Internazionale in francese.

Nicchiarelli ha inserito anche brani di musica classica, prevalentemente Chopin ma anche Liszt, come commento romantico ma anche ironico delle vicende sentimentali, rifatti dai Gatto Ciliegia Contro il Grande Freddo, gruppo con cui lavora fin dai tempi di Cosmonauta (2009), il film d'esordio che raccolse applausi sempre al Lido.

Miss Marx ha tutte le potenzialità per poter conquistare ancora una volta Venezia. Romola Garai si candida per la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. E non è il solo premio a cui il film può ambire.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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