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Viaggi: i globetrotter del «paesello»

Viaggi: i globetrotter del «paesello»

È scattata la voglia di andare in vacanza nei luoghi delle proprie origini (o in quelli delle star)

Vista da Hollywood l’Italia è un red carpet lungo 1.600 chilometri, quanti ne corrono da Aosta a Palermo. Negli ultimi anni è una sfilata continua di celebrità lungo lo stivale alla ricerca delle radici. Lo chiamano turismo delle origini, dell’albero genealogico. In potenza è un affare colossale anche se, per ora, è molto gossip e relativamente poco costrutto perché l’Italia s’è desta da pochissimo sugli orizzonti del nuovo marketing turistico. Le cifre, però, parlano chiaro: c’è una potenziale platea di 60 milioni di turisti (nel mondo si contano non meno 80 milioni di persone di origini italiane). Oggi ne accogliamo meno di un settimo con un introito stimato sui 6 miliardi di euro. Ma da quel che si capisce la tendenza ormai è avviata.

A farsi la foto da mettere nell’album di famiglia ci ha pensato, tra le prime, Louise Veronica Ciccone, in arte Madonna, sbarcata a Pacentro in Abruzzo dove nacquero i nonni. Anche quelli di Martin Scorsese erano italiani, della provincia di Palermo. Quando il regista e produttore arrivò in Sicilia disse di sé: «Se cresci a Little Italy, cosa si può diventare, se non gangster o prete? Ora, io non potevo essere né uno né l’altro». I siciliani non la presero benissimo. Accolto invece con tanto di fanfare è stato Robert De Niro venuto a cercare i parenti in Molise, a Ferrazzano. Altra star siciliana è John Travolta col nonno di Gordano e nell’elenco ci sono Lady Gaga e Ariana Grande per metà siciliana di Butera e per metà abruzzese. L’elenco è vasto e costellato di premi Oscar come Leonardo DiCaprio, origini casertane, o Sylvester Stallone che ha parenti a Gioia del Colle.

Per anni si è sperato che Lionel Messi riconoscesse la lontana origine marchigiana, di Recanati, per farlo giocare in Nazionale. Rocco Commisso, radici calabresi, s’è comprato la Fiorentina. Sempre rimanendo in Centro Italia c’è Tea Leoni, maceratese, bisnipote di Maffeo Pantaleoni uno dei più noti economisti italiani di cui ricorre quest’anno il centenario. La massima adesione all’italianità l’ha data però Francis Ford Coppola. A Bernalda, nel Materano, si è comprato un palazzo ottocentesco e lo ha trasformato in un hotel di charme. Palazzo Margherita è una succursale di Hollywood dove la figlia del regista de Il Padrino, Sofia Coppola, con il cugino Nicolas Cage, trascorre lunghi periodi.

Deve essere stato questo a convincere il ministero degli Affari esteri a indire il primo bando, con i Fondi Pnrr, per il turismo delle radici. Hanno finanziato 822 progetti presentati dai piccoli Comuni per attrarre gli italiani dall’estero; è nata anche la rete «Italea» – prende il nome dalla «talea» che si pratica per trapiantare una pianta – un progetto di formazione professionale per guidare i nuovi italiani alla scoperta del nostro paese mentre tutte le ambasciate sono mobilitate per distribuire cartoline dall’Italia. Antonio Tajani – vicepresidente del Consiglio dei ministri e titolare della Farnesina – presentando il progetto ha sottolineato: «Abbiamo voluto fortemente valorizzare il turismo delle radici perché rappresenta un segnale importante per gli oltre sei milioni di italiani all’estero e per decine di milioni di persone di origine italiana. È anche uno strumento per valorizzare le aree interne, i borghi e favorire presenze turistiche in piccoli comuni che non sono al centro dell’attenzione».

Insomma è una riedizione del Gran Tour: dalla ricerca della classicità a quella dei bisnonni. In più ci sono i dialetti che sono la vera lingua degli italiani all’estero. A coltivare questo nuovo tipo di turismo basato sulla radice etnico-linguistica c’è chi ci ha già pensato. Catia Dal Molin, italo-brasiliana di origini venete da Castello di Godego, a Castelfranco, ha messo su un tour operator che si rivolge al mercato del Sud e Centro america. Laggiù ci sono milioni di persone di origine italiana, in maggioranza venete. È a loro che lei «parla». Sostiene che questo turismo è una costola di quello culturale. I viaggiatori chiedono di vistare, prima di tutti, i luoghi dell’origine, la chiesa dove sono stati battezzati gli avi, le case e i paesi dove le famiglie risiedevano. «Perciò» spiega Dal Molin «chi opera in questo mercato deve coltivare il desiderio di ricercare negli archivi, di recuperare gli alberi genealogici delle persone che sovente vengono offerti come souvenir ai turisti». Particolarmente attiva, da questo punto di vista, è l’Università della Calabria, dove la professoressa Sonia Ferrari e la dottoressa Tiziana Nicotera hanno condotto una corposa ricerca – sono le autrici del primo rapporto nazionale sul turismo delle radici – e hanno organizzato il primo master in turismo delle origini.

Tutte le regioni che hanno avuto una forte emigrazione nel secolo scorso si stanno affacciando a questo mercato. In Cilento, tra Coliano e Oliveto Citra, si è creato un hub per i campani di ritorno. Ci sono già molti tour operator che su 22 diversi Paesi stanno proponendo il «ritorno a casa». Anche perché, stando a una ricerca di Confcommercio, il piatto è davvero ricco. Mediamente chi viene alla ricerca delle origini ha un budget che oscilla tra 2.300 e 3.700 euro per persona. Circa l’84 per cento dei potenziali turisti conosce un po’ l’italiano e si sforza di parlarlo in famiglia, l’82 per cento mangia italiano e tre su dieci, una volta arrivati, sono decisi a restare almeno due settimane (scegliendo però i mesi della primavera o dell’autunno). Per un Paese in cerca di rivalutazione dei borghi e di destagionalizzazione è manna dal cielo. Ce n’è abbastanza per proclamare il 2024 l’anno delle radici.


Viaggi: i globetrotter del «paesello»
Lionel Messi. La famiglia è originaria di Recanati, nelle Marche (Getty Images)
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Francis Ford Coppola, a Bernalda (Matera) si è comprato un palazzo antico e lo ha trasformato in hotel di charme: si chiama Palazzo Margherita. (Ansa)
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