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Vacanze alternative: #iorestointerrazzo

Vacanze alternative: #iorestointerrazzo

I consigli d’autore per rivalutare e trasformare il balcone in un luogo di villeggiatura in vista di un’ estate diversa.

Paola e Michele, lei avvocato, lui bancario, entrambi intorno ai 40 anni, si sono fidanzati a distanza, il 17 marzo. La loro storia romantica ha fatto il giro dei social prima, e dei giornali poi. Avviene anche questo al tempo dei domiciliari da Covid-19. E per fortuna.

Così l’amore è sbocciato, pomeriggio dopo pomeriggio, durante quei flash mob musicali delle sei che sulle note dell’inno di Mameli, di Morricone e di Volare hanno unito l’Italia scacciapensieri, da Nord a Sud. Paola e Michele, su due terrazzi diversi, senza sfiorarsi, hanno capito di avere molte affinità, si sono piaciuti, corteggiati con la complicità del loro spazio esterno. Una storia shakespeariana, uno spunto per un plot alla Salvatores, in ogni caso un racconto che ha come protagonista il balcone, l’unica reale propaggine verso la vita degli altri in questo surreale periodo di quarantena.

ANGOLI DI PARADISO URBANI

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Leonardo Duggento. Per gentile concessione dello studio Baccari

POETICO – Maioliche di Vietri, animali in bronzo viennesi, ceramiche cinesi e un giardino mediterraneo firmato dall’architetto Stefano Baccari.

ANGOLI DI PARADISO URBANI

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Ikea

SMART – Uno scatto della nuova campagna outdoor Ikea. HUSARÖ, tavolino e poltrona da giardino grigio scuro, e SOLBLEKT set racchetta e palla.

ANGOLI DI PARADISO URBANI

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Leonardo Duggento. Per gentile concessione dello studio Baccari

COME UN NIDO – Realizzato su un terrazzino privo di vista, il gazebo in salice è un’opera di Anna Patrucco che intreccia i rami secondo un’antica tradizione.

ANGOLI DI PARADISO URBANI

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Dario Fusaro. Per gentile concessione dello studio Baccari

A LONDRA L’HOTEL PER LE PIANTE – Il green, al di là delle mode, è una passione sempre più diffusa e non è un caso che stiano fiorendo nuove professioni dedicate. Tra le ultime novità, il primo hotel di lusso per piante, inaugurato a Londra. Basta fare il check-in online su Patchplants.com/plant-hotel e tutto sarà sotto controllo.

ANGOLI DI PARADISO URBANI

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ANGOLI DI PARADISO URBANI

TROPICALE – Sulla parete, un murales ispirato a un’opera di Alighiero Boetti e realizzato da Pictalab Milano. Intorno piante imponenti di diverso foliage.


E pensare che, fino a qualche secolo fa, il balcone era considerato quasi un orpello architettonico, soprattutto al Nord. I palazzi signorili ne posseggono di piccoli o al massimo, se al piano nobiliare, di lunghi e stretti, un’arricchimento di facciata e non un luogo da vivere: troppo disdicevole per una sciura dal pallore snob affacciarsi e oziare al sole. Diversa la storia delle terrazze romane, dei balconi napoletani, delle verande palermitane. D’altro canto la storia del balcone, nato a Luxor per volontà di Ramesses III e arrivato da noi in epoca romana, è affascinante per le evoluzioni architettoniche ma anche quale palcoscenico della storia, basti pensare all’elezione dei papi, ai matrimoni reali, ai discorsi dei dittatori. In fondo, guardare gli altri dall’alto e farsi guardare dal basso è una forma di magnetismo come insegna Evita Perón che, senza l’affaccio dalla Casa Rosada, non avrebbe avuto la stessa allure.

Ora, le nuove esigenze dettate dalla crisi sanitaria cambiano la domanda e, stando alle analisi di Abitare Co., le nuove costruzioni avranno palestre, piscine, locali comuni per la consegna della spesa a domicilio e, attenzione, solo balconi ampi oppure terrazze da vivere come una vera e propria stanza. Ma, al di là delle profezie del marketing, resta il fatto che chi possiede terrazze, altane, poggioli o ballatoi può ritenersi fortunato perché ha uno scorcio privilegiato, uno sfogo fisico e mentale che, se ben curato, può trasformarsi in un rifugio piacevole perfino per trascorrervi quest’estate da Fase 2.

«Il processo di ridare dignità ai balconi, per fortuna, è in atto da tempo» sostiene Irene Cuzzaniti, architetto di giardini e fiorista con bottega a Milano. «Farei un ulteriore appello per eliminare armadietti di plastica che sembrano scarpiere e condizionatori, per il resto il piacere del verde mi sembra condiviso. Dovendo scegliere di stare in città, suggerirei gardenie, rose, iris, mughetti alisso, tutte piante che stimolano l’olfatto e attirano insetti utili come apine, coccinelle e farfalle. E poi staccare l’irrigazione, meglio innaffiare a mano: è terapeutico e piace di più alle piante». Fedele alla concretezza dell’azienda per cui lavora, Luca Battistelli Home furnishing director di Ikea consiglia di «dividere il balcone in tre aree: quella di servizio più funzionale e discreta dove sistemare fertilizzanti, vecchi vasi, mollette; se ben organizzato, rappresenta l’hygienic factor, ovvero la spina dorsale per il successo di un terrazzo. La seconda area è la zona delle piante che racconta molto di noi stessi. Poi c’è il terzo spazio, quello della flessibilità che può diventare un piccolo bistrot, un angolo lettura, relax o il prolungamento esterno della casa».

Punta sull’orto e sulla semina il progettista del verde Cornelius Gavril che in quota allo studio Piuarch è già autore di diversi orti cittadini. «Non è necessario avere un enorme terrazzo: alle zucchine, ai pomodori e ai cetrioli serve solo un muro per arrampicarsi, mentre alle insalate dei vasetti della buona terra. E poi basilico e menta vicino allo spazio lettura: sfogliare un libro e passare una mano sulla menta è molto piacevole. E visto che, probabilmente, si trascorrerà l’estate sul proprio terrazzino, perché non provare a seminare? Dà molta soddisfazione». Consiglia di non dimenticare i peperoncini in vaso l’architetto Cosimo Venerito, autore di molte terrazze della città bianca di Ostuni: «Al Sud è fondamentale la zona d’ombra realizzata con veliere o cannucciati, ma altrettanto importanti il barbecue e la piastra a induzione per friggere i panzerotti. Per non parlare dello “spongifrise” il piatto per bagnare le friselle da servire con olio, pomodorini e basilico, sempre del proprio terrazzo».

Seminare e sperimentare, infine, sono i verbi dell’architetto e paesaggista Stefano Baccari: «Raccogliere semi, mettere anche semplicemente un nocciolo di avocado nel terreno, creare una fucina di nuove talee sono ottimi esercizi di Karma yoga. In questi momenti di clausura, in tanti hanno capito l’importanza di avere uno spazio verde perché aiuta la mente: sporcarsi le mani con la terra è rilassante. Credo che passare un’estate sul terrazzo, per quanto piccolo sia, possa essere salutare e appagante. Ciò che consiglio è: se ti guardano dentro, meglio costruire un gazebo con una minima struttura in ferro per far arrampicare le piante. In alternativa, Anna Patrucco che lavora il salice fresco potrebbe realizzare una stanza intrecciata, un nido di grande fascino dove rifugiarsi. Se l’affaccio è bello, suggerisco di creare un punto di vista che dia profondità, una finestra dell’immaginazione. Tutto il resto si fa con le piante: servono fioriture diverse, mistoni di graminacee, echinacee e alberi da frutto come quelli delle giuggiole, del melograno. Senza dimenticare l’ulivo e gli agrumi. E se non si possiede neppure un balcone, nessun problema: le piante stanno bene e cambiano la nostra percezione dello spazio anche all’interno».

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