Nei giorni scorsi l’operazione “Glicine”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, contro i locali clan della ‘ndrangheta ha portato a eseguire 41 ordinanze di custodia cautelare e una decina di avvisi di garanzia. Oltre a mafiosi e politici sono finiti nelle maglie della giustizia due criminali informatici. Da qualche anno vado sostenendo che le organizzazioni criminali “tradizionali” avrebbero scoperto l’utilità dei cyber criminali. In questo caso specifico la ‘ndrangheta avrebbe assoldato “esperti” informatici per effettuare le operazioni di prelievo di denaro appoggiato su dei conti “dormienti” (quelli non più operativi da più di dieci anni) tramite un pos utilizzato in modalità off line. Poi, grazie alla complicità di funzionari bancari corrotti venivano cancellate le tracce lasciate all’interno dei sistemi. In questo caso si tratterebbe di un uso semplicemente strumentale, ma sarebbe un eccesso di ottimismo quello di pensare che l’interazione tra i due crimini organizzati, cyber e tradizionale, si possa limitare a questo. A dirlo sono i numeri e in particolare uno: secondo la statunitense FBI i profitti del crimine informatico nel 2021 sarebbero ammontati a sette miliardi dollari. Basterebbe questo a segnalare ai vari boss la ricchezza di questo mercato, ma come se non bastasse, non è difficile immaginare le “sinergie” che spaziano dal riciclaggio in cryptovalute, all’individuazione sul territorio degli obiettivi di attacchi informatici, fino alla partecipazione diretta alle attività di infiltrazione nei sistemi di bersaglio (il clan potrebbero veicolare fisicamente all’interno delle organizzazioni dispositivi USB compromessi). Lo scenario si presenta inquietante nella migliore delle ipotesi e il contrasto a una criminalità operante in “due mondi” sarà una sfida per le forze dell’ordine di tutto il mondo. Tanto per fare un esempio l’operazione che ha portato allo smantellamento nel 2017 di Alpha Bay e Hansa Bay, all’epoca i due più grandi black market del Dark Web, ha richiesto alcuni anni di lavoro e l’impegno di 40 investigatori di 22 paesi, di FBI ed Europol, nonché delle forze di polizia di Canada, Thailandia, Lituania, Olanda, Francia e Regno Unito. Se vi sembra poco…

La Rubrica – Cybersecurity Week
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