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World Emoji Day: così le “faccine” hanno rivoluzionato il nostro modo di comunicare (e flirtare)

World Emoji Day: così le “faccine” hanno rivoluzionato il nostro modo di comunicare (e flirtare)

Le emoji hanno cambiato il modo di flirtare online: i simboli più usati nel dating, quelli da evitare e le nuove regole della Gen Z

C’è stato un tempo in cui per dire “mi piaci” si scriveva una lettera. Poi arrivarono le emoji, minuscole faccine gialle capaci di condensare interi stati d’animo, con un solo clic. Da quel momento, l’amore — e la comunicazione in generale — non sarebbe mai più stato lo stesso.

Nel mondo iperconnesso, le emoji non sono solo decoro: sono un linguaggio a tutti gli effetti, anzi, il linguaggio più usato e riconosciuto al mondo. Ed è proprio per questo che ogni anno, il 17 luglio, si celebra il World Emoji Day, festa globale delle faccine, dei simboli, dei cuori, delle stelline e — perché no — anche delle melanzane usate maldestramente.

Come sono nate le emoji: dal Giappone a una rivoluzione globale

La prima vera emoji è nata in Giappone nel 1999. Shigetaka Kurita, designer per l’operatore NTT DoCoMo, ideò un set di 176 simboli pixelati a 12×12 per facilitare la comunicazione nei messaggi su cellulare. Il suo obiettivo? Aggiungere “colore emotivo” ai messaggi di testo, fino a quel momento freddi e impersonali.

Da segno locale a rivoluzione globale: in pochi anni, le emoji sono state adottate da Apple, poi Android, e infine da tutte le piattaforme di messaggistica. Nel 2010, le emoji vengono ufficialmente inserite nello standard Unicode, e il loro numero continua a crescere ogni anno, grazie all’intervento del Unicode Consortium, che ne approva e aggiorna costantemente l’elenco per rappresentare culture, emozioni, identità e situazioni della vita quotidiana.

Nel 2014, Jeremy Burge, fondatore di Emojipedia, lancia il World Emoji Day scegliendo come data il 17 luglio, proprio quella che compare sull’icona del calendario negli iPhone. Da allora, questa festa è diventata un vero e proprio evento digitale, celebrato da aziende, social network, fan e — ovviamente — cuori romantici.

Curiosità emoji: un mondo di significati nascosti (e sorprendenti)

Le emoji non sono solo faccine: sono simboli culturali, politici, emotivi. Alcune vivono anche nei musei. Il MoMA di New York, ad esempio, conserva con orgoglio la collezione originale delle prime emoji create da Shigetaka Kurita nel 1999, considerandole a pieno titolo arte digitale contemporanea.

Nel 2015 è successo qualcosa di impensabile: l’Oxford Dictionary ha eletto l’emoji 😂 come parola dell’anno. Una faccina che ride fino alle lacrime, senza lettere né sillabe, è diventata la forma più autentica — e universale — per raccontare l’ironia del presente.

E non è finita qui. C’è chi sogna un futuro in cui le emoji diventino un linguaggio ufficiale con tanto di grammatica strutturata, verbi e regole di sintassi. Alcuni linguisti stanno già lavorando a una teoria coerente.

Ma attenzione: non tutte le emoji significano la stessa cosa ovunque. In Cina, ad esempio, il sorriso 🙂 può essere interpretato come freddo o sarcastico, e usato per comunicare disagio o sottintesi taglienti. In Russia, invece, alcune emoji legate a contenuti LGBTQ+ — come il cuore arcobaleno — sono state limitate o censurate, trasformando la comunicazione digitale in un terreno di confronto politico.

Dietro ogni faccina si nasconde un intero universo. Basta saperlo leggere.

Oggi si può sedurre con una sola immagine: una faccina, una scintilla, un cuore rosso. Le emoji hanno rivoluzionato anche il linguaggio dell’amore, rendendo i messaggi più spontanei, ma anche più ambigui. Su Tinder e sulle principali app di dating, 1 conversazione su 5 si apre proprio con un’emoji: piccoli segni che servono a rompere il ghiaccio, a giocare con i sottintesi, o a testare — con discrezione — la compatibilità emotiva.

Nelle bio più curate e nei messaggi di apertura, dominano le icone dell’intesa immediata:

  • 😉 occhiolino, per lanciare segnali di complicità
  • ❤️ cuore rosso, dichiarazione semplice ma potente
  • 😊 sorriso gentile, rassicurante e pacato
  • ✨ brillantini, per dare un tocco di magia
  • 😂 risata con lacrime, a metà tra leggerezza e autoironia

Ma attenzione: la Gen Z ha riscritto il galateo emoji. È selettiva, ironica, a tratti tagliente. Il pollice in su 👍 è percepito come freddo e scostante, la faccina che arrossisce 😳 è bollata come cringe, mentre le nuove preferenze premiano un codice più sottile, fatto di allusioni e sarcasmi criptici.

E come ogni linguaggio, anche quello emoji può giocare brutti scherzi. Alcuni simboli — usati con leggerezza — rischiano di rovinare un primo contatto:

  • 😤 può risultare troppo aggressivo
  • 😖 trasmette confusione emotiva
  • 🥺 è spesso interpretato come un attaccamento precoce
  • 🍆 e 🍑, se usati troppo presto, lasciano poco spazio al mistero

Flirtare con le emoji, insomma, è un’arte. E come tutte le arti, richiede intuito, misura… e un pizzico di ironia.

Alla fine, il cuore vince sempre (anche quello giallo)

Che le si ami o le si eviti, le emoji sono diventate parte del nostro modo di essere nel mondo digitale. Rappresentano emozioni, identità, umorismo e anche imbarazzi. A volte rovinano una conversazione, altre volte la salvano. Spesso sono la chiave per dire ciò che non si riesce a scrivere.

Ecco perché meritano una giornata tutta per loro.
E se oggi ti senti romantico, ironico o semplicemente un po’ stanco… manda un’emoji. Qualcuno, da qualche parte, capirà.

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