Paolo, il catechista di MasterChef 4: "In cucina bisogna anche saper essere umili"
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Paolo, il catechista di MasterChef 4: "In cucina bisogna anche saper essere umili"

Ecco i consigli del quarto classificato in vista della finale della prossima settimana: "Per vincere tanta grinta, un po' di cattiveria e niente panico"

E' stato eliminato ad un passo dal podio, ma Paolo, catechista quarantenne piemontese, non ha perso il buon umore e, raggiunto da Panorama.it all'indomani dell'uscita da MasterChef ha così commentato il percorso all'interno della cucina più famosa d'Italia.

Avresti mai creduto di arrivare al quarto posto?

No. Io pensavo di andare avanti, ma temevo la prova dei dolci. Ho iniziato a crederci per due motivi, il primo è perché i dolci erano passati e poi perché al Pressure Test li distruggevo tutti. Ero in assoluto il più tosto.

Sei parso molto sereno nonostante l'ovvio dispiacere e hai detto che sarebbe tornato a casa un Paolo diverso. Che Paolo era?

Un Paolo più convinto dei propri mezzi. Ho imparato che nella gara come nella vita si soffre, ma che non è mai l'ultima porta che si ha davanti e che se anche si sbaglia una prova poi si può vincere la successiva. Mi ricordo l'episodio di Joe Bastianich che mi aveva criticato un piatto brutto e la prova successiva ho vinto con la millefoglie di spaghetti. Ho capito che se mi impegno posso ottenere grandi risultati.

Se dovessi raccontare l'esperienza di MasterChef ad un bambino, come la descriveresti?

Piena di colori. Perché il cibo è colorato e profumato. Piena di persone interessanti e tutte diverse, un posto dove fatichi da matti, ma ti diverti anche tantissimo.

Col passare delle puntate la cucina andava svuotandosi, com'era entrare in una cucina sempre più vuota?

Era bellissimo. Finalmente avevo un po' di spazio. Io ho avuto, tra virgolette, la fortuna che i miei vicini, Viola e Andrea, uscissero abbastanza presto e così mi sono potuto allargare, all'inizio ci si dava fastidio a vicenda, poi è diventata una pacchia. 

Qual'è stata tra tutte la tua vittoria più bella?

la vittoria con Nicolò a Roma. Eravamo in due contro tre e li abbiamo asfaltati. Dopo la vittoria io e Nicolò siamo esplosi. 

In quell'occasione eri tu il leader, ma a guidare la brigata è stato in realtà Nicolò...

Certo, è stato Nicolò o a trascinare perché lui era geniale. Anche questo deve sapere fare un capo: riconoscere dove un'altra persona è meglio di lui. Ho dato a lui la responsabilità di scegliere perché le sue erano le idee migliori. Sono stato umile e ho riconosciuto in Nicolò la vera forza e infatti abbiamo vinto.

Il tuo anche da un punto di vista umano è stato un contributo notevole all'edizione che è riuscita a rimanere competitiva senza scadere mai nella guerra fredda. Merito anche di una buona dose di umiltà e di ironia. Come è stato rivedere il tuo percorso da casa?

E'stato strano. All'inizio non mi sono riconosciuto. Poi col passare del tempo è andato migliorando e sono stato molto fiero di me e di come mi sono comportato. In televisione era Paolo in persona con le sue gioie e paure con la sua tigre e il suo coniglio. Sono io al 100%!

Parliamo dei tre finalisti. Ognuno di loro potrebbe vincere se…

Stefano se abbina a solidità e tecnica grinta e determinazione superiore a quella che ha usato fino ad adesso

Amelia se abbina alla sua qualità migliore, la raffinatezza dei piatti, una dose di cattiveria in più. Sono belli e buoni i cibi che prepara, ma deve aggiungere un po' di cattiveria per superare l'altro finalista.

Nicolò è un genio. E vincerà se abbinerà alla genialità la capacità di non farsi prendere dal panico. La stanchezza si fa sentire. Non è semplice stare lì e lui è molto giovane, però sono ottimista: Cracco ha imparato a conoscerlo e vede in lui le doti di uno chef.

Quali sono le caratteristiche che meglio connotano la cucina dei tre finalisti?

Amelia raffinatezza, Nicolò genialità e Stefano tecnica e solidità

Quali errori andrebbero assolutamente evitati?

Bisogna evitare il panico. A questo punto tutti e tre potrebbero vincere. Quello che può farli perdere è il panico e la perdita di lucidità la finale durerà due, tre ore e nessuno può permettersi di perdere la concentrazione. Bisogna essere organizzati, con le idee chiare e lucidi, se no si va nel panico

Il piatto che avresti voluto preparato nella tua finale ideale (e contro chi)?

La mia finale ideale sarebbe stata contro Nicolò. Avrei fatto un risotto, un polipo e una faraona

Che consigli daresti alle migliaia di persone che si stanno mettendo in fila per i casting della quinta edizione di MasterChef? 

I consigli sono solo due. Avere due mesi da dedicare solo a quello. Andare davanti ai giudici come se tu fossi già il quinto MasterChef italiano. La determinazione ti fa vincere MasterChef: devi essere superconvinto e deciso, ma devi anche rispettarli. Non devi essere uno sbruffone e non devi pensare di essere già arrivato. Bisogna avere umiltà e capacità d'ascolto perché sono tutte lezioni di vita e di cucina che ha la possibilità d'apprendere. Io sicuramente li guarderò da casa.

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Barbara Massaro