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Difesa e Aerospazio

Programma Gcap, come è fatto e perché è cruciale per la Difesa

Il progetto militare Global Combat Air Program (Gcap) per lo sviluppo di un sistema d’arma aerea di prossima generazione sta entrando nella fase di definizione. Annunciato nella forma attuale nel 2022 da Regno Unito, Italia e Giappone, in meno di due anni si è evoluto rapidamente e i tre Paesi hanno firmato un trattato per l’istituzione di un’organizzazione governativa internazionale, definita Gigo (Gcap International Government Organization), che ne guida i lavori.

Nel Regno Unito la componente aerea pilotata, ovvero il caccia di sesta generazione, è noto come progetto Tempest, seguendo la tradizione della Royal air Force di battezzare con i nomi dei violenti fenomeni meteorologici i suoi caccia di punta: Hurricane, Tornado, Typhoon, eccetera. A costruirlo sarà BaeSystem (UK), Mitsubihi Heavy Industries (Ja) e Leonardo (I + UK) e oltre agli stanziamenti, Il Ministero della Difesa italiano investirà più di 7,7 miliardi di euro tra il 2029 e il 2037, pari a circa il 20% del costo totale, mentre UK e Giappone copriranno ciascuno il 40%, il lavoro è cominciato raggiungendo il pieno consenso dei partner sui prerequisiti, con l'adozione di una filosofia di progettazione condivisa che faciliti l'espansione della capacità nel corso della vita operativa del Gcap, nonché con la definizione di accordi sulle modalità di supporto al progetto e al percorso di aggiornamento continuo. Non sarà facile, tuttavia questi sono aspetti vitali per il successo del programma quanto superare le numerose sfide tecnologiche nello sviluppo di un aereo da combattimento multiruolo di prossima generazione, appunto la “sesta”.

Per capire come mai questo programma è così importante è necessario spiegare che per Italia, Regno Unito e Giappone è fondamentale preservare ed evolvere le proprie capacità industriali e tecnologiche nel campo della difesa, considerando comunque che esse portano anche a benefici all’economia, creando prodotti, appunto l’aeroplano e le sue componenti, che possano evolvere dentro i confini nazionali seppur collaborando tra Paesi, ma senza dipendere tecnologicamente da alleati come gli Stati Uniti o la Francia. La “sesta” generazione è quella che dovrà prevedere e contrastare le minacce dall’anno 2040 in poi, per almeno un ventennio e ciò implica la necessità di creare un sistema d’arma che offra un cambiamento radicale nella capacità rispetto agli attuali velivoli di quinta generazione come l’F-35 e quelli evoluti dalla quarta generazione come l’Eurofighter Typhoon. Il motivo è che le nazioni potenzialmente minacciose come Russia, Cina, Corea del Nord ma anche India (per via delle potenziali vendite a Paesi non appartenenti alla Nato), stanno sviluppando tecnologie che guidano l’evoluzione dell’ambiente di minaccia affrontando massicci investimenti. La Cina rappresenta la preoccupazione principale a causa della sua crescente capacità industriale. Quelle russe nella difesa aerea terrestre non devono essere sottovalutate, ma Pechino supererà Mosca su tutti i fronti nella difesa entro il 2035 se non prima. E trasformandosi in modo significativo il panorama delle minacce servono nuove capacità che non soltanto agiscano come deterrente, ma che garantiscano anche la supremazia militare. Non siamo i soli: gli Stati Uniti stanno progredendo nel Next Generation Air Dominance (Ngad) il cui risultato sarà un velivolo per sostituire gli F-22 Raptor e, allo stesso modo, Francia, Germania e Spagna stanno perseguendo il programma Scaf (o Fcas), da Système de Combat Aérien du Futur per sostituire i Dassault Rafale e sempre gli Eurofighter Typhoon ora in servizio con Luftwaffe ed Ejército del Aire y de l’Espacio.

Parlando di Gcap e Tempest bisogna però fare un distinguo: lo sviluppo delle capacità aeree da combattimento di prossima generazione comprende una futura piattaforma principale (aerei con equipaggio, appunto i Tempest), ma anche aeromobili senza pilota di varie possibili tipologie, noti anche come Piattaforme collaborative autonome (Acp); quindi di “effettori”, ossia armi come missili e concentratori di energia, cioè laser, quindi sistemi di comando, controllo e informazione di prossima generazione che non siano vulnerabili alla guerra elettronica altrui. Inoltre, servizi tecnici durante tutta la vita operativa per il mantenimento, l’aggiornamento e la formazione. Tutto questo è Gcap.

Che non è una novità: già da decenni i Tornado, e oggi gli F-35 e i Typhoon, operano all’interno di sistemi più ampi che non sono soltanto l’aeroplano e questo, per esempio nel Regno Unito, avviene dalla Seconda guerra mondiale, quando la Raf prevalse sulla Luftwaffe grazie ai radar terrestri, una rete di analisti delle informazioni, un sistema di comando centrale e tanti aerei da caccia. L’Italia arrivò a questo metodo più tardi e oggi è alla pari con i suoi partner Nato.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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