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(Ansa)
Tecnologia

Antitrust Usa contro Google, parte il processo che può cambiare le big tech

Il colosso è accusato di violare la concorrenza per fare installare il suo browser nei telefonini. Il precedente di Microsoft

Parte oggi, 12 settembre, un processo Antitrust che potrebbe cambiare la storia della tecnologia. Il processo è contro Google, accusata di aver violato le leggi contro il monopolio. Dato che la società ha il 90% di quota di mercato tra i motori di ricerca. Il Golia che ha scatenato il processo è DuckDuckGo un motore di ricerca per smartphone che garantisce la massima privacy agli utenti. L’istallazione di DuckDuck ovviamente è possibile ma “occorrono 15 complicati passaggi – ha spiegato Kamyl Bazbaz, vicepresidente di DuckDuckGo – per riuscire ad istallarlo come opzione predefinita su uno smartphone Android.

Gli accordi con i produttori

La strategia con cui Google ha soppiantato i competitori ha messo in allarme l’Antitrust. Infatti è riuscita ad ottenere la supremazia del suo motore di ricerca ai danni, oltre che del piccolo DuckDuck anche del più potente Bing di Microsoft. Per ottenere questo risultato, Google paga circa 45 miliardi di dollari all’anno ad Apple, Samsung, Lg e Motorola, affinché il suo motore di ricerca sia inserito di default negli smartphone. Inoltre secondo l’analista Matt Stroller la promozione di Google Chrome avviene anche tramite pagamento alle principali società statunitensi di telecomunicazioni (tra cui A&T, Verizon e T-mobile) e ai browser Mozilla e Opera.

Il precedente di Microsoft

Il processo, che dovrebbe durare almeno 10 settimane, si appresta dunque a segnare per sempre la storia dato che costituirà un importante precedente per la giurisdizione statunitense con impatto anche al di fuori degli Stati Uniti. La questione non è di poco conto. Innanzitutto, manca dal punto di vista normativo che giurisprudenziale un’effettiva regolamentazione di mercato delle aziende digitali. Infatti lo Sherman Act, la legge Antitrust, è stata varata nel 1980 con riferimento a monopoli e oligopoli di acciaio, zucchero e ferrovie. Sarà quindi interessante vederne l’applicazione in ambito digitale dato che l’unico precedente risale al 1998 e il caso Microsoft.

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