Team_building_era digitale
Tecnologia

Il team building nell’era digitale

Il team building nell’era digitale può beneficiare di strumenti completamente nuovi: ecco quali

Il cloud, le schede hardware open source o i fab lab sono tre esempi che rappresentano un passo avanti rispetto alle gare di orienteering o al montaggio di modellini di un tempo. Anche perché, tra parentesi, ormai le gare di orienteering si fanno con le mappe online e i GPS e i modellini, coi tempi che corrono, sono virtuali.

Partiamo dal cloud. Oltre ai servizi di “cloud collaboration” come, tanto per citarne due, Google Apps e Office 365, esistono moltissimi altri strumenti online che possono essere utili nelle sessioni di team building, in tutte le fasi classiche: brainstorming, condivisione delle idee, confronto, organizzazione e realizzazione. La maggior parte dei servizi cloud serve per stimolare la creatività, confrontarsi e organizzarsi. Facciamo alcuni esempi. Glogster serve per creare e condividere poster interattivi, Popplet per realizzare mappe mentali condivise. Padlet è una sorta di board virtuale dove ogni membro del gruppo può aggiungere il proprio post-it virtuale, da condividere con tutto il team. Altro strumento molto particolare è Tagxedo, servizio che consente di costruire una “word cloud”, una rappresentazione grafica “pesata” delle parole di un discorso, utile per focalizzare i colleghi sui concetti più importanti per il gruppo. Altro discorso: visto che i team sono sempre più virtuali, gli strumenti sulla nuvola (chat, VOIP, Web mail, cloud storage, appunti condivisi) possono risultare determinanti affinché i flussi di lavoro siano regolari ed efficaci.

Dai servizi online passiamo ai progetti hardware. Prendete per esempio Arduino: si tratta di una piccola scheda elettronica programmabile (un progetto italiano) che risulta perfetta per costruire prototipi e sistemi per sfruttare sensori e altri dispositivi. Qualche esempio d’uso: sistemi di controllo luci, irrigazione e altro. Uno strumento ideale da mettere in mano a un gruppo per la realizzazione di un progetto condiviso: un gioco di squadra originale, intelligente, sicuramente stimolante. Altra idea simile: creare un’app in maniera collaborativa.

Lo stesso vale per le stampanti 3D, strumenti per makers che vogliono rivoluzionare il mondo artigianale stampando oggetti, non più solo documenti e immagini. Per esempio in un Fab Lab di Manchester (ma la pratica si sta diffondendo a macchia d’olio ovunque) la stampa in tre dimensioni dell’oggetto è solo il punto di approdo di esercitazioni che prima richiedono il brainstorming, il confronto dei membri del gruppo, la definizione dei ruoli, la progettazione, sempre usando strumenti e tecniche che stimolino il problem solving ma soprattutto che portino all’innovazione e che favoriscano la creatività. Alla base di tutto c’è sempre la sfida, contro se stessi e contro gli altri gruppi, ma soprattutto la tecnologia: strumento di aggregazione e non, come molti invece credono, di isolamento. 

Un esempio tutto italiano rappresenta bene l’evoluzione del team building in tal senso: si tratta di un progetto che risale allo scorso luglio. Login e We Make hanno realizzato, per Accenture, un progetto di team building usando tutti gli strumenti di cui abbiamo parlato: il cloud, Arduino, le app e le stampanti 3D. In quella giornata otto team di consulenti si sono sfidati nella pubblicazione di un sito Web, nell’istanziare un server cloud su Enter Cloud Suite e nel creare un circuito Arduino. Tutto in una sola ora!  

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Marcella Sala