MOTOCROSS - Il battesimo della pista
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MOTOCROSS - Il battesimo della pista

La prima volta con le ruote tassellate tra salti, whoops e sponde nel bellissimo impianto di Recetto

E così, dopo la velocità , il motard e l'enduro , al motociclista onnivoro che è in noi è venuta voglia di assaggiare anche il motocross. Detto fatto. Dopo un giro di consultazioni con colleghi, amici e conoscenti che masticano la disciplina, e mescolando il tutto con qualche consiglio di colleghi più esperti, il dito ha puntato la mappa in direzione Novara, verso l'RB Cross Center , meglio conosciuto come il crossodromo di Recetto, una realtà relativamente nuova del settore, (è stata inaugurata nel maggio 2011).

La sveglia suona all'alba, il borsone con il necessaire è pronto e resta solo da caricare la moto sul carrello. Lungo il tragitto, l'asfalto è ancora bagnato dalla pioggia scesa copiosa fino a poche ore prima. Non è un fattore secondario, questo: la scelta è ricaduta sull'impianto piemontese anche perché - unico del suo genere - ha una parte del tracciato coperta da una tensostruttura , la quale, se il terreno all'aperto è impraticabile, consente comunque di non rinunciare alla propria sessione di allenamento.

Usciti dall'autostrada, rimane da percorrere un quarto d'ora di statale, dopodiché siamo alle porte della struttura, immersa a sua volta in un'area polisportiva dalla location piuttosto suggestiva. All'ingresso - che ricorda quello di una fattoria del Kentucky - viene ad accoglierci Luca Canni Ferrari, il titolare, che ci accompagna per un un giro esplorativo dell'impianto.

Il paddock è strapieno e c'è di tutto un po', dal truck del pilota professionista al babbo alle prese con la mini-cross del figlio che non arriva al metro di altezza, fino al quad da competizione .

La prima cosa che salta agli occhi è inevitabilmente la tensostruttura di cui abbiamo accennato poco fa. E' di circa 5.200 metri quadri e protegge dalle intemperie una porzione del tracciato supercross lungo circa 600 metri. La pista ha terreno sabbioso e un andamento molto ritmico adatto sia ai professionisti che intendono allenarsi nello stretto, che ai piloti alle prime armi. E' dotata inoltre di un sistema di illuminazione che la rende agibile anche nelle ore serali.

La pista outdoor si sviluppa invece su una lunghezza di circa 1.300 metri, per una larghezza minima di 6, su terreno misto terra/sabbia. Il tracciato è veloce e alterna zone tecniche a zone più scorrevoli. Attualmente è collegata con quella interna offrendo quindi la possibilità di usufruire di entrambe le piste, per dare vita a gare su tracciato misto.

Nella primavera scorsa, inoltre, sono stati allestiti un tracciato da enduro Xtreme , che abbiamo avuto modo di provare e abbiamo trovato molto tecnico, ben strutturato e ricco di ostacoli, e una pista da Supercross, disciplina in costante ascesa anche in Europa.

"Tutto ciò che vedi - ci spiega Canni Ferrari, presidente del Motoclub che gestisce l'impianto - è però in fase di ripensamento: stiamo pianificando un allungamento della pista da cross e lo spostamento di quella da enduro, creando le tribune esterne e facendo sì che i due tracciati (indoor e outdoor) diventino quasi interamente indipendenti".

Concluso il giro di perlustrazione, è il momento di scaricare la moto dal carrello e vestirsi. Intanto, il cielo si è completamente aperto, brilla un bel sole e il vento che continua a soffiare sta facendo egregiamente la sua parte nell'asciugare il fondo terroso della parte di pista a cielo aperto.

SI PARTE - Controlliamo che il serbatoio della benzina sia pieno, facciamo scaldare il motore, sistemiamo le protezioni e siamo pronti a entrare nel nastro di terra. Mentre il motore gira, i pensieri si accavallano e si mescolano con l'agitazione della "prima volta". Com'è ovvio, il grosso dei pensieri va a ai salti, un aspetto della guida off road che ha tempi di apprendimento tutt'altro che rapidi.

Poco male, pensiamo, cominceremo con il copiare le rampe più ripide e limitandoci a far staccare le ruote da terra soltanto sui panettoni, dove il rischio che durante il salto la moto si impunti o si impenni è minimo.

Nei primi giri, paradossalmente, troviamo più impegnativa la parte indoor, dove il fondo misto terra sabbia è più morbido e le salite si susseguono a breve distanza l'una dall'altra, senza tregua. E' all'esterno, però, che viene il bello. Il livello dei piloti presenti in pista è perlopiù piuttosto alto. E tra loro ci sentiamo davvero dei pesci fuor d'acqua.

Siamo al "cancelletto", per così dire, il punto di partenza sotto il telone e il cuore salta in gola già al solo guardare il primo, doppio, "strapiombo" che dovremo affrontare da lì a pochi metri. Li copiamo entrambi e al successivo tratto piano, proviamo a slegare il polso destro. La manata di gas dura poco perché subito dopo ecco una nuova salita, seguita da altre due, più o meno della stessa dimensione.

Finalmente poi, un panettone, nel quale proviamo a osare un po' di più. Segue una parte veloce, molto divertente, con un terreno duro che permette di accelerare per bene e tirare un po' il fiato, condizione che, tuttavia, durerà poco, visto che da lì a breve ci troveremo davanti a una nuova sequenza di whoops.

E poi ancora salti, salti di tutti i tipi, altri due panettoni, un tratto veloce e sconnesso in cui si può distendere la terza marcia, un bel curvone da affrontare con il gas in mano ed eccoci nuovamente nella parte al coperto.

In generale la pista è piuttosto tortuosa e immaginiamo che, anche per i più bravi, riuscire a prendere il giusto ritmo sia tutt'altro che semplice.

Il primo giro lo abbiamo fatto sulle uova, a un'andatura che nemmeno sul lungolago la domenica pomeriggio. D'altra parte, lo sapevamo già in partenza, rispetto all'enduro, qui è tutta un'altra storia. Il motocross non lascia spazio all'improvvisazione e gli eccessi di entusiasmo si pagano. Procediamo, ma sempre per gradi, imponendo a noi stessi di andarci con estrema cautela.

Lungo le 5 ore in cui pascoleremo nel circuito, siamo entrati in pista per una decina di stint della durata di massimo tre, quattro giri ciascuno, cioè il massimo che il nostro corpo riusciva a sopportare senza andare in debito di ossigeno.

A fine giornata, avremo totalizzato quindi una trentina di tornate. Con la soddisfazione di aver portato a casa le ossa intere e di aver fatto una nuova, fantastica, esperienza a due ruote. Che, pur consapevoli del fatto che non sia proprio nelle nostre corde sport, prossimamente ripeteremo.

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Luciano Lombardi