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Juve-Inter, la settimana delle polemiche e l'occasione persa

Dalla pace tra Agnelli e Zhang alla rissa su Rizzoli (e l'odio di Nainggolan). Che riporta il calcio italiano indietro nel tempo

Amati no, ma sicuramente rispettati. Avvicinati forse, prima che il grande gelo tornasse a disturbare le comunicazioni tra Torino e Milano. Alzi la mano chi ricorda come è iniziata Juventus-Inter. Nessuno? La stretta di mano tra Andrea Agnelli (classe 1975) e Steven Zhang (classe 1991) a bordo campo, la prima volta della proprietà Inter allo Stadium dalla fuga di Moratti nel pomeriggio dello scontro Iuliano-Ronaldo. Prove di pace, magari di alleanza futura per provare a traghettare il calcio italiano fuori dalla palude.

Nessuno ricorda quell'immagine perché sono bastate cento ore e qualche chiamata contestata di Rizzoli per riprecipitare al clima di ordalia dell'ultimo ventennio. Tutti contro tutti, senza freni inibitori e senza limiti al peggio. Giocatori che provocano colleghi, guerra di video, dirigenti incendiari ed eserciti pronti alla guerra. Un caos in cui solo il silenzio delle istituzioni ha fatto più rumore delle parole dei duellanti. Figc, Lega e vertici arbitrali: nessuno ha sentito il dovere di fermare la resa dei conti.

Da Ceccarini a... Rizzoli: la nuova guerra santa

Come in una terra di nessuno i toni si sono alzati senza alcuna mediazione. Inutile mettere in fila le responsabilità, chi ha sbagliato prima e chi si è accodato poi. Il prodotto di una settimana di veleni è stata la fagocizzazione di una partita bellissima e che ha lasciato intravedere uno spicchio di futuro. Errore imperdonabile, da parte di tutti. Era la nostra cartolina verso il mondo, visibile per 644 milioni di persone. L'augurio è che tutti abbiano spento la tv al fischio finale tralasciando il resto.

La nuova guerra santa tra Juventus e Inter non conviene a nessuno, a partire dai protagonisti. Agnelli rappresenta oggi l'immagine vincente del calcio italiano e Zhang - insieme a Roma e Napoli in attesa dei cinesi del Milan - ha il volto dell'ambizione e del rilancio. Un'Inter forte conviene a tutti, così come un Napoli entusiasmante, una Roma con lo stadio di proprietà e una proprietà forte nella Milano rossonera. Il resto sono beghe da cortile.

Nainggolan: "Odio la Juve, vince sempre per un rigore..." | video

Nainngolan, l'odio per la Juve e la necessità di regole

Nel clima irrespirabile della settimana (in cui abbiamo raccontato l'attentato alle auto del presidente del Pescara Sebastiani e le scritte ultras contro due giocatori della Lazio) è piombato anche in video in cui Nainggolan, dialogando con un paio di tifosi, certifica di odiare la Juventus anche perchè vince con rigori e punizioni. Versione appena più edulcorata della Juve ruba che attraversa lo Stivale da decenni. Video 'rubato', nel senso di girato apparentemente all'insapunta del giocatore, ma che porta dritti a un'altra considerazione.

E' tempo che il sistema scriva regole precise e le faccia applicare; il linguaggio e i comportamenti di giocatori e dirigenti dev'essere consono anche al di fuori dei momenti istituzionali. Social network, dialoghi carpiti e provocazioni. Adesso basta. Perché si deve accettare in silenzio che il fango venga gettato addosso a tutto il sistema?

Chi sbaglia paga, come avviene altrove dove per un tweet fuori tono si rischia la squalifica. Non si può lasciare il calcio italiano in mano alle bande e perdersi tutto il buono. E se qualcuno ha voglia o possibilità di battere un colpo, lo faccia prima che sia di nuovo tardi.

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Giovanni Capuano