Il futuro di Benitez: "Voglio lasciare il Napoli in alto. Il City? Mi piace"
Ansa
Lifestyle

Il futuro di Benitez: "Voglio lasciare il Napoli in alto. Il City? Mi piace"

Il tecnico spagnolo alla vigilia della sfida con il Wolfsburg getta la maschera. Divorzio quasi certo da De Laurentiis, ma prova ad andarsene da vincente

Non ha annunciato che se ne va perché non è ancora il momento. C'è un finale di stagione da giocare che significa provare a vincere l'Europa League, portando il Napoli nella storia, e tentare di rientrare nelle prime tre posizioni in campionato per cancellare le delusioni degli ultimi due mesi. Rafa Benitez, però, è uscito allo scoperto come aveva promesso. Metà aprile era il termine che si era dato per cominciare a fare chiarezza e la sua confessione alla vigilia del ritorno con il Wolfsburg può essere letta come un vero e proprio manifesto. Non ha detto che se ne andrà, perché il cerchio non è ancora chiuso, però un paio di volte si è lasciato sfuggire la parole "lasciare". Nel senso di lasciare l'Italia e un progetto che rivendica e che vorrebbe vincente per uscire a testa alta. Come al Chelsea, altra esperienza chiusa alzando una coppa e non a caso citata come esempio di come si possa lavorare bene anche sapendo di avere appiccicata addosso una data di scadenza. Futuro, Manchester City, bilanci tecnici, ritiro e rapporto con De Laurentiis e con Napoli; ecco il pensiero di Benitez.

Rafa e i messaggi con De Laurentiis per parlare del futuro

L'incontro decisivo con De Laurentiis non c'è ancora stato. Colpa dell'incalzare degli impegni che rendono impossibile sedersi a un tavolo comune per ragionare del futuro. Ecco allora cosa pensa Benitez: "Io sono qui, lavoro come un professionista per fare il meglio ogni giorno. L'ho fatto anche al Chelsea quando sapevo che dopo tre mesi sarebbe arrivato un altro allenatore e abbiamo vinto. Lavoro per gestire al meglio questo gruppo. Devo fare un incontro con il presidente, la cosa più importante ora è concentrarsi sui risultati, abbiamo una partita con il Wolfsburg importante, poi il campionato. Noi possiamo raggiungere ancora la Roma e la Lazio. Se riusciamo a ridurre a tre punti la differenza con la Lazio anche all'ultimo possiamo giocare per il terzo o il secondo posto. Dobbiamo capire questo".


La tentazione del ritorno in Premier League (sulla panchina del City)

La Premier League è una grande tentazione, non solo tecnica ma anche familiare perché consentirebbe di avvicinarsi alla famiglia. Manchester è una destinazione gradita, a una manciata di chilometri da Manchester e su una panchina di un grande club che potrebbe aiutare Benitez a colmare l'unico vuoto della carriera e cioé la vittoria in un torneo lungo: "Il Napoli è un patrimonio della città e dei tifosi e se la città vede il suo Napoli arrivare in finale e vincere è un orgoglio. Se il business plan è buono per arrivare ancora più su ne discutiamo. Oggi si parla del Manchester City, mi piace ma non c'è nessun accordo, niente. Io mi concentro ora solo per fare bene per il Napoli, per questa città, per questi tifosi che l'altro giorno mi chiedevano di rimanere. Io sono stato la tanti anni nella mia terra e so quali sono le squadre che fanno un lavoro serio, e il Manchester City è una di queste squadre, però voglio concentrarmi solo sul Napoli, perché io voglio lasciare il Napoli più in alto possibile in campionato e in Europa League per fare bene anche in futuro. È una grande responsabilità".

Il risiko delle panchine: da Napoli a Madrid passando per Manchester

Quello che oggi Rafa non dice, ma che i tabloid inglesi continuano a scrivere con sempre maggiore insistenza, è che il progetto tecnico dell'allenatore è anche e soprattutto un progetto di vita. Un anno a Manchester con il City da far ripartire e poi, nell'estate del 2016 quando si libererà Guardiola dal contratto con il Bayern Monaco per andare proprio a sedersi sulla panchina che fu anche di Mancini, per Rafa c'è l'idea di raccogliere l'eredità di Del Bosque alla guida della nazionale spagnola per far partire un nuovo ciclo. Del Bosque lascerà al termine dell'Europeo di Francia e i lavori per la successione sono già partiti. Per Benitez sarebbe un passo perfetto che ne esalterebbe, forse, anche alcuni lati del carattere. Lui non lo dice, ma è probabile che l'idea di fare il doppio passaggio lo lusinghi. E lo spinga lontano da Napoli.

Lo scontro sul ritiro: "Non fa male, ma i giocatori devono avere la testa libera"

Poi c’è il rapporto con il presidente che nelle ultime settimane si è fatto più difficile. Non solo i messaggi (e a volte le punzecchiature) a distanza, a partire dallo sfogo del presidente alla vigilia della Supercoppa di dicembre. Il ritiro imposto dopo l’eliminazione contro la Lazio in Coppa Italia ha fatto saltare il tappo del malcontento con la squadra e anche con lo staff tecnico. Oggi Benitez ne parla così, senza arretrare di un millimetro: "L'anno scorso la squadra vinceva e giocava benissimo senza ritiro, credo che non ne abbiamo bisogno. Il Barcellona ieri nei quarti di Champions, la squadra è arrivata alle 19.15 allo stadio. Il Cagliari è andato in ritiro e ha continuato a perdere. Noi abbiamo fatto il ritiro e abbiamo fatto meglio, ma non significa che le partite prima le abbiamo sbagliate perché non eravamo in ritiro. Il ritiro certo non fa male, però per la mia esperienza per i giocatori l'importante è vedere la famiglia stare a casa. I giocatori devono avere la testa pulita e in ritiro dopo qualche giorno non hanno la testa pulita perché pensano alla famiglia. Ieri abbiamo avuto un confronto con il presidente e devo dire che tutti i tifosi devono ringraziare Bigon perché ha fatto un grande lavoro per far arrivare tutti allo stesso punto: vogliamo vincere. Tutti devono ringraziare Bigon, perché ha fatto un grande lavoro".

I più letti

avatar-icon

Giovanni Capuano