Kobo Arc, la nostra prova
Tecnologia

Kobo Arc, la nostra prova

Funziona molto bene l'equilibrio tra le funzioni esclusive del tablet e le potenzialità aperte di Android

Libertà. Forse è una parola eccessiva, magari fuori luogo se associata a un tablet, ma è quella che descrive meglio l’esperienza con il Kobo Arc, incrocio riuscito tra lettore di libri, centro per l’intrattenimento multimediale e, sì, compagno di svago e di lavoro quotidiano. Libertà che diventa sensazione persistente non appena si prende confidenza con le due anime della tavoletta: quella proprietaria, comoda, intuitiva, per acquistare contenuti, ricevere aggiornamenti sulle proprie preferenze e suggerimenti in linea con i propri gusti. E poi quella aperta, che è la classica prateria di Android, con applicazioni per ogni esigenza, mail in tempo reale e tutti i servizi tipici della galassia Google. Due luoghi, dunque, in cui entrare con un movimento delle dita: uno da cui partire, l'altro in cui smarrirsi. Da soli sono qualcosa di già visto altrove. Insieme, però, danno la misura di una scommessa vinta.

La nostra prova avviene con il modello base, quello da 16 giga (ci sono anche i tagli di memoria da 32 e 64, per chi ha voglia di allargarsi). Pesa poco più di 350 grammi, a vedersi è parecchio elegante, ha un retro leggermente morbido che rende piacevole tenerlo in mano. Un bel bonus: l’impatto è meno algido rispetto ad altri modelli come iPad e affini. Niente di trascendentale, sia chiaro, ma è un tocco d’attenzione in più. Scatola blu, contenuto ridotto all’osso: il dispositivo, ovviamente, sotto il vano l’occorrente per caricarlo, un manuale snello che ne ricorda le funzioni principali e le intuitive operazioni da compiere per cominciare. Poi basta carta, tutto avviene sullo schermo.

I passaggi sono a prova di principiante: si imposta la lingua, si sceglie la rete Wi-Fi a cui connettersi, si installano gli ultimi aggiornamenti (nel nostro caso sono serviti un paio di minuti), si imposta il fuso orario. Poi si crea un account Kobo o si accede con le proprie credenziali se già se ne possiede uno. A questo punto è possibile assistere a una breve demo introduttiva o dare al dispositivo una prima traccia dei propri gusti indicando se si leggerebbero o meno cinque libri proposti a video. Forse questo è un punto da rivedere perché per due volte – abbiamo fatto una controprova per sicurezza – ci sono stati mostrati soltanto titoli in inglese.

Ora si è dentro il menu principale, dove i contenuti sono organizzati in cartelline. Ci sono le letture, l’intrattenimento, i social network, con Facebook, Twitter e Skype già installati, il browser per navigare in internet. L’unica novità che dobbiamo tenere a mente si riassume in una parola: «Tapestry». Un meccanismo, un’interfaccia, che durante la navigazione o l’esplorazione di un qualsiasi catalogo virtuale ci permette di appuntare, di salvare libri, immagini, siti web. Non solo per ritrovarli in un secondo momento, ma anche per consentire a Kobo di imparare a conoscerci e di suggerirci nella barra in basso, «scopri», elementi coerenti con le nostre preferenze. Ovvio che più appunti prendiamo e più queste segnalazioni saranno indovinate. E utili. Perché ci terranno informati sull’uscita di libri del nostro scrittore preferito, di un album di un cantante che amiamo, ma anche di news, immagini e altro.

Di base nella barra ce ne sono subito alcune. Per esempio, ecco un approfondimento sulla morte di Margaret Thatcher. Possiamo scegliere tra «Appunta» o «Non mi interessa». Lo stesso dicasi per le ultime su una squadra di calcio. Insomma, non parliamo soltanto di suggerimenti di acquisto, ma di un meccanismo cucito addosso all’utente, che si preoccupa di fornirgli gli strumenti migliori, più indovinati, per essere aggiornato o sfruttare con intelligenza il tempo libero.

Non appena si tocca l’icona di YouTube, di Gmail o del Play Store, Kobo chiede invece di inserire le credenziali del proprio account Google, esattamente come accade su qualsiasi tablet Android. Un rapido passaggio per attivare la seconda anima dell’Arc: in pochi secondi vengono proposti gli aggiornamenti delle app, sul display cominciano ad arrivare in automatico le notifiche delle mail, si può entrare nel negozio di Mountain View e comprare giochi, musica, libri.

Le vere sorprese sono però in un altro negozio, il Kobo Store. Una grafica gradevole evidenzia le novità e i bestseller degli eBook con un’immediata indicazione dei prezzi, mentre davvero generosa è la sezione degli eBook gratuiti. Un tocco sul pulsante «Scarica» e si può cominciare la lettura. O perdersi in tante funzioni accessorie: come l’indicazione del tempo di lettura e di quello rimanente; la possibilità di scoprire quante persone hanno già fatto correre gli occhi su quelle pagine, quanti hanno lasciato un commento e che cosa hanno scritto (con un geniale avviso spoiler, che oscura le frasi che possono rivelare indicazioni sulla trama), quanti hanno messo «mi piace» o «non mi piace». L’eBook, insomma, rivisto in chiave social.

I percorsi, le divagazioni, gli approfondimenti che Kobo Arc suggerisce durante l’uso sono tanti e non scontati. Quello che conta però di più è che gli occhi non si stancano anche dopo una lettura prolungata e la possibilità di impostare il tipo e la dimensione del carattere in qualsiasi momento aiutano parecchio. Se una nitidezza non troppo aggressiva è un prerogativa nel bianco e nero delle pagine, si rivela un plus quando ingrana la marcia con il colore, con i video, che rendono bene. L’audio degli altoparlanti è buono ma non clamoroso, in cuffia i risultati sono assolutamente soddisfacenti. Mentre il processore dual core fa il suo dovere con i giochi, rispondendo alle sollecitazioni.

Capitolo mail: nessun problema nell’apertura degli allegati più comuni (Doc, Pdf e affini), come nelle classiche operazioni con un client di posta. Durante la navigazione, invece, il punto di forza si rivela ancora una volta Tapestry: con un tocco si salvano le immagini e le pagine più interessanti. È una funzione che detta così non sembra rivoluzionaria e però ci si affeziona. Quasi dispiace non ritrovarla altrove. Sia chiaro, è qualcosa di più di un banale bookmark del browser, perché la pagina va a finire in una cartellina disponibile subito in home, può essere catalogata per argomento e possiamo recuperarla in pochissimi momenti.

La batteria, invece, ha una tenuta accettabile. Ovvio che se la si mette sotto stress alzando di parecchio la luminosità, guardando filmati in HD o giocando ne risente, ma si arriva a fine giornata. E l’autonomia si prolunga parecchio – è abbastanza ovvio – se ci si limita a leggere eBook, documenti e mail. Forse l’unico elemento non proprio all'altezza del resto è la fotocamera, che si ferma a 1,3 megapixel. Ma non a caso è posizionata sul lato frontale, quello che guarda l'utente: serve soprattutto per le videochiamate e le chat, non tanto per immortalare le immagini. Kobo Arc, va detto, è fortemente indirizzato sulla fruizione dei contenuti, non sulla loro creazione. L’assenza di un modulo per la connessione alla rete mobile è invece tutto sommato sopportabile. In casa o in ufficio ci si aggancia alla rete Wi-Fi, all’esterno si può usare il cellulare come modem e scaricare dati in ogni momento.

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Insomma, tirando le somme, e includendo nel ragionamento anche il suo prezzo molto abbordabile anche rispetto alla concorrenza – 199 euro per la versione da 16 giga – Kobo Arc è un tablet da consigliare per la sua duttilità: per la sua capacità di prendere per mano i neofiti e, allo stesso tempo, di accontentare chi desidera andare oltre gli steccati di un sistema operativo chiuso. Qualcuno lo vedrà come un compromesso, ma forse è proprio questo il paradigma da seguire.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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