Apple Pay, Android Pay, Samsung Pay: ecco le differenze
Kārlis Dambrāns, Flickr
Tecnologia

Apple Pay, Android Pay, Samsung Pay: ecco le differenze

I nomi sono simili ma le soluzioni dei tre big guardano a mezzi di pagamento e pubblici diversi. Con PayPal pronta a fare la sua mossa

L’ultima in ordine cronologico è stata Google. Durante il Mobile World Congress di Barcellona Sundar Pichai ha confermato ufficialmente che Big G sta lavorando ad un sistema di pagamento mobile le cui API (application program interface) saranno a disposizione degli sviluppatori per essere integrate nelle loro app. Il nome del progetto è Android Pay, molto simile alle soluzioni presentante nei mesi scorsi da altri due pezzi grossi dell’hi-tech: Apple e Samsung.

Le tre aziende hanno dunque svelato i loro progetti con cui intendono rivoluzionare il futuro degli acquisti in mobilità grazie ad un ecosistema hardware e software (smartphone + sistema operativo) e accordi con i principali istituti di credito e circuiti di pagamento. Apple Pay, Samsung Pay e Android Pay: al di là dei nomi i progetti si distinguono per vari aspetti. Cerchiamo di riassumerli.

Apple Pay e la necessità dell’NFC

Tim Cook alla presentazione di Apple Pay

L’obiettivo principale di Apple Pay e Samsung Pay è quello di permettere alle persone di acquistare oggetti fisici all’interno dei negozi per poi pagare con lo smartphone. Apple Pay funziona solo sugli ultimi modelli di iPhone (6 e 6 Plus) che presentano il supporto all’NFC mentre i telefoni precedenti potranno sfruttare la piattaforma utilizzando un Apple Watch abbinato. Il problema attuale è che non tutti i rivenditori che supportano Apple Pay, grazie all’adeguamento verso i  circuiti abilitati, possono accettare il pagamento con un iPhone in assenza di un pos con NFC. La necessità è aggiornare i loro terminali per abbracciare il mondo della Mela. In quanti lo faranno?

Samsung Pay: il vantaggio della “strisciata”

Courtesy of Samsung

Samsung Pay, come Apple, funzionerà solo sul suo ultimo smartphone, il Galaxy S6, e solo tramite l’NFC ma in due modi diversi. A seguito della recente acquisizione della startup LooPay infatti Samsung permetterà di effettuare un acquisto sia avvicinando il telefono ad un pos NFC sia ad un classico lettore di carte magnetiche sfruttando lo standard Magnetic Secure Transmission (MST). Non ci sarà bisogno di strisciare il telefono da nessuna parte, basterà appoggiarlo al terminale così come facciamo oggi con la tecnologia PayPass usata ad esempio da Poste Italiane. Il vantaggio nei confronti di Apple è reale, almeno per il momento: il numero dei rivenditori pronti ad accettare Samsung Pay è maggiore di coloro che dovranno aggiornare i loro strumenti per supportare Apple Pay.

La non competizione di Google

Sergio Uceda, Flickr

Google è stata la prima a spingersi nel mondo dei pagamenti mobili con il lancio nel 2011 di Google Wallet. Il sistema si basava sull’NFC anche se non ha mai preso molto piede sia negli Stati Uniti che in Europa. Ma a differenza di Google Wallet, un’app in tutti i sensi, Android Pay non è un unico prodotto ma una vera e propria piattaforma. È questo uno dei motivi che ha spinto Pichai ad affermare che il sistema di Google non intralcerà il business di Apple e Samsung

Android Pay: rivolto ad app e store virtuali

JD Hancock, Flickr

Con tutta probabilità Android Pay non servirà per pagare fisicamente nei negozi ma solo per acquistare online o al massimo per effettuare una transazione sul web per poi ritirare il prodotto in negozio. Non si spiega altrimenti il lancio in via sperimentale in India e Cina, paesi con economie diverse ma entrambi con l’obiettivo di incentivare il commercio elettronico. L’intento di Big G è di realizzare un modo semplice con cui gli utenti Android possano usare i loro telefoni per pagare contenuti di vario tipo, da app a giochi fino al coupon per il ristorante. In altre parole è il ritorno di Google Wallet in versione 2.0.

PayPal: il quarto incomodo

Gonzalo Serrano, Flickr

Anche se non vi è ancora l’ufficialità pare che anche PayPal sia pronta a lanciare un nuovo servizio di pagamento per smartphone. L’azienda ha di recente acquisito la startup Paydiant per 280 milioni di dollari che è il nome dietro lo sviluppo di CurrentC, il competitor principale di Apple Pay, Samsung Pay e Google Wallet (o Android Pay). CurrentC debutterà quest’anno nel mondo delle transazioni digitali con un progetto realizzato attraverso un consorzio di nomi importanti nel panorama della vendita al dettaglio e all’ingrosso come Wal-Mart, Target e 7-Eleven. L’inserimento di PayPal nei progetti di Paydiant porterebbe CurrentC ad approdare anche su smartphone e tablet. L’importante è che non si chiami PayPal Pay. 

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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