Sanremo 2018: le pagelle della prima serata
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Sanremo 2018: le pagelle della prima serata

Tutti i 20 big si sono esibiti nella puntata inaugurale del festival, che ha avuto come ospiti Fiorello e Gianni Morandi. Meta-Moro a rischio squalifica

Al Teatro Ariston è andata in scena la prima serata di Sanremo 2018, condotta dall'inedita coppia Michelle Hunziker-Pierfrancesco Favino, che ha inaugurato la nouvelle vague targata Claudio Baglioni con un boom di ascolti: 52.1% di share e una media di 11 milioni 603 mila telespettatori.

Un risultato che migliora anche l’eccellente debutto del festival 2017, condotto da Carlo Conti e Maria De Filippi, che aveva raccolto in media 11 milioni 374 mila spettatori con il 50.4% di share.  

Il cantante romano, tra le principali novità di quest'edizione, ha voluto abolire le eliminazioni, in modo che le 20 canzoni, collocate al centro della manifestazione, siano protagoniste dall'inizio alla fine del festival. I brani durano di più (4 minuti contro i 3 e 15 secondi di prima) e non ci saranno le tradizionali cover, ma dei duetti su brani in gara.

Molto applauditi gli interventi di Fiorello, indiscusso mattatore della tv e della radio italiana, uno showman completo che sa cantare, far ridere e intrattenere come pochi al mondo: salgono le sue quotazioni per condurre Sanremo 2019.

Dopo la defezione last minute di Laura Pausini, fermata da una fastidiosa laringite, i riflettori erano  puntati su Gianni Morandi, che ha duettato con Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti: esibizione non memorabile.

Nel cuore della notte, come anticipato da Altro Spettacolo, è scoppiata la prima grossa polemica sanremese: la canzone Non mi avete fatto niente di Ermal Meta e Fabrizio Moro rivela grosse similitudini con il brano Silenzio, interpretato da Ambra Calvani e Gabriele De Pascali e presentato alle selezioni di Sanremo Giovani per l’edizione 2016.

Ad aggravare la vicenda è il fatto che l’autore del pezzo proposto due anni fa è Andrea Febo, che della canzone di Meta-Moro è il coautore. Vi aggiorneremo sugli sviluppi della questione.

Di seguito le nostre pagelle dei 20 big in gara.

Annalisa, “Il mondo prima di te”

Una ballad d'amore classica e moderna al tempo stesso, che poggia su un brillante arrangiamento anglosassone, esaltando (soprattutto nell'inciso) la potente voce di Annalisa, alla sua quarta partecipazione al Festival. Parte un po' contratta, ma cresce via via, cita nel testo (di cui è coautrice) addirittura una casa "senza le pareti", come la leggendaria stanza di Gino Paoli. Il mondo prima di te può arrivare molto in alto, sia a Sanremo che nell'airplay radiofonico. Voto 7



Ron, “Almeno pensami”

Ron ha incantato e commosso il pubblico di Sanremo interpretando con eleganza e intensità un gioiello inedito di Lucio Dalla, delicato nella melodia degli archi e nelle poetiche immagini usate. Chissà perché Lucio non ha mai pubblicato una canzone così sublime ma, per nostra fortuna, Ron gli ha reso giustizia. Applausi convinti. Voto 9


The Kolors, “Frida”

La canzone più catchy e radiofonica tra le 20 in gara, in cui la band di Stash accantona l'inglese e il pop-funky per atmosfere più crude e rock, con percussioni tribali, cori a presa rapida che entrano immediatamente in testa e perfino un(breve) assolo di chitarra. Frida piacerà ai più giovanifunzionerà bene sulle piattaforme streaming. Voto 6.5


Max Gazzé, “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”

Un po’ poeta, un po’ menestrello, Max Gazzè ha fatto dell’originalità, unita a uno spiccato gusto melodico e a un’impeccabile tecnica di bassista, il suo marchio di fabbrica. La leggenda di Cristalda e Pizzomunno è uno dei brani più coraggiosi del festival, un pop "sintonico"(che unisce musica sinfonica e sintetizzatori) in cui Gazzè veste i panni del bardo nel racconto di una leggenda del Gargano, una storia antica di uno scoglio che ogni cent'anni si anima e diventa un uomo cui le sirene restituiscono per una notte la donna amata. Emozionante. Voto 7,5


Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico, “Imparare ad amarsi”

Basterebbe solo la voce inconfondibile e raffinatissima della Vanoni, che afferma "Conservo l'infanzia, la pratico ancora, la seduzione mi affascina sempre", per essere soddisfatti, ma il piano ricco di lirismo di Pacifico e la voce (e chitarra) di Bungaro impreziosiscono ulteriormente un brano classico ed elegante, tra i maggiori candidati al premio della sala stampa. Certo, non è esattamente un brano radiofonico. Voto 7,5


Ermal Meta e Fabrizio Moro, “Non mi avete fatto niente”

Non mi avete fatto niente, una delle grandi favorite per la vittoria finale, ha la potenza dell'inno pacifista e la melodia della canzone sanremese. Il messaggio arriva forte e chiaro: nonostante la paura degli attentati terroristici, tutto questo non cambierà le nostre vite e ci si può addirittura ballare sopra con banjo e grancassa folk alla Mumford & Sons. Avremmo gradito però, soprattutto da parte di Moro, un'interpretazione meno "ruspante" e più precisa. Voto 7


Mario Biondi, “Rivederti”

Un pianoforte delicato e sognante, le spazzole sulla batteria, la voce calda e pastosa di Mario Biondi che interpreta con grande controllo vocale e partecipazione emotiva una canzone che sembra uscita da un musical americano, esaltando nel finale i fiati della big band. Il crooner siciliano qui canta in italiano, ma mantiene anche sul palco di Sanremo la dimensione internazionale della sua musica, con un finale da brividi. Bravissimo. Voto 8



Roby Facchinetti e Riccardo Fogli, “Il segreto del tempo”

"Caro amico hai perso il cuore, lui ti ritroverà". Facchinetti e Fogli raccontano un ritrovato rapporto d'amicizia, nel delicato testo di Pacifico, e recuperano il lato più melodico e romantico della carriera dei Pooh, con una bella apertura orchestrale a metà brano che esalta le corde vocali di Facchinetti. Il brano, per il suo andamento ondivago, non è l'ideale per essere fischiettato sotto la doccia. Voto 6


Lo Stato Sociale, “Una vita in vacanza”

Lo Stato Sociale tira fuori dal cilindo la Occidentali's karma del 2018, una canzone furba e radio-friendly, in perfetto stile electropop anni Ottanta, che, strizzando l'occhio a Rino Gaetano e al primo Luca Carboni, fa critica sociale sul tema del lavoro con il sorriso sulle labbra e con un ritmo irresistibile, anche se la voce del cantante non è esattamente "educata". La trovata scenica della vecchina che balla scatenata è la conferma che la band bolognese vuole seguire le orme di Gabbani e partecipare al prossimo Eurofestival, dove il kitsch è sempre molto apprezzato. Voto 6,5


Noemi, “Non smettere mai di cercarmi”

La cantante romana, alla sua quinta partecipazione al Teatro Ariston, ha un'interpretazione meno esuberante rispetto al passato, anche se non rinuncia neanche questa volta, soprattutto nel ritornello, a fare la Loredana Bertè de'noantri. Il brano, cofirmato anche da lei, ha una produzione interessante e una bella amalgama degli strumenti, ma non lascia grandi tracce di sé. Voto 5


Decibel, “Lettera dal Duca”

L'omaggio a David Bowie è un piacevole mid tempo, tra pop e rock, al netto degli immancabili "ruggerismi", con un bell'assolo di chitarra, anche se dai Decibel ci aspettavamo una maggiore carica. Le parole in inglese che si alternano all'italiano, più che conferire un'aurea di internazionalità al brano, ci hanno ricordato la maschera del cumenda milanese portato al successo dal compianto Guido Nicheli. Voto 6,5


Elio e le storie tese, “Arrivedorci”

Davvero poca cosa, questa canzone dell’addio (sinceramente tirato un po' troppo per le lunghe) degli Elii, con una struttura abbastanza lineare, salvo l'ottimo finale beatlesiano, e un testo che cita direttamente Stanlio e Olio, senza strappare, però, mai un sorriso. La band milanese, nel brano, si guarda indietro, ripercorrendo una "carriera stitica ma elogiata dalla critica". Elogi che, questa volta, temo non arriveranno. Un'occasione persa. Voto 5


Giovanni Caccamo, “Eterno”

Eterno è un brano tipicamente sanremese, costruito, a partire dalla lunga intro e nelle aperture orchestrali, per esaltare il pathos della voce elegante e romantica di Caccamo, che cita a piene mani i suoi riferimenti Battiato e Tiziano Ferro, anche se non sono passate inosservate alcune imprecisioni vocali. Il testo non è il punto forte del brano, ma scommettiamo che Eterno sarà uno dei brani sanremesi più apprezzati in radio. Voto 6


Red Canzian, “Ognuno ha il suo racconto”

Diavolo di un Red Canzian, che stupisce tutti con un energico brano pop-rock in stile Pooh anni Ottanta, ma con un pizzico di elettronica, in cui il cantante-bassista si racconta con delicatezza, guardandosi all'indietro, svegliandoci dal torpore delle ultime canzoni e vincendo a mani basse il derby a distanza con gli ex sodali Facchinetti-Fogli. Voto 7


Luca Barbarossa, "Passame er sale"

"Passame er sale, er sale fa male". Mah. Non capiamo, sinceramente, che senso abbia, nel 2018 e al di fuori del G.R.A. di Roma, una canzone d’amore così vecchio stampo in romanesco, con un incedere quasi da valzer e un arrangiamento da film neorealista. Il problema è che Barbarossa non è Lando Fiorini, né Gabriella Ferri, e un brano così è quanto di meno radiofonico e contemporaneo ci possa essere. Voto 5


Diodato e Roy Paci, “Adesso”

E se fosse questo intenso "carpe diem" firmato da Diodato, sia nei testi che nella musica, la grande sorpresa di Sanremo 2018? L'apporto di Roy Paci si limita ad alcuni passaggi di tromba, che danno colore al brano, ma la canzone funziona alla grande e Diodato mette a frutto tutta la sua estensione vocale in questo accorato appello al ritorno ad una vita più presente e consapevole, priva delle continue interruzioni da social network. Voto 7,5


Nina Zilli, "Senza appartenere”


Messi in cantina l'amato soul anni Sessanta e anche la recente (e poco fortunata) svolta elettronica, Nina Zilli si cimenta nel pop in un brano alla Anna Tatangelo che valorizza la sua voce nel racconto di una donna che cambia, anche se il testo, un po' troppo ripetitivo, non brilla certo per originalità. La canzone scivola via senza troppi sussulti. Voto 5,5


Renzo Rubino, “Custodire”

Torna a Sanremo per la terza volta, con una canzone prodotta insieme a Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, Renzo Rubino, cantautore interessante e dotato, che ha confermato le sue qualità in questo brano dall'andamento inusuale e piacevolemente retrò, con un'intepretazione appassionata e convincente, soprattutto nella parte finale. Voto 6,5


Enzo Avitabile e Peppe Servillo, “Il coraggio di ogni giorno”

"Ho gli stessi occhi di Scampia", canta Enzo Avitabile, che sinceramente preferiamo come musicista piuttosto che come interprete, insieme alla voce teatrale di Peppe Servillo in una canzone sospesa tra world music e melodia napoletana, con un testo ricco di impegno civile, anche se la canzone arriva poco allo spettatore medio di Sanremo, che preferisce qualcosa di più immediato e cantabile. Voto 6


Le Vibrazioni, “Così sbagliato”

Una salutare scarica rock ci risveglia a mezzanotte e tre quarti, giunti quasi al termine di una prima puntata di Sanremo di lunghezza estenuante, con la gradita reunion della band guidata dalla voce appassionata ed estesa di Francesco Sarcina. Le Vibrazioni fanno sul palco del Teatro Ariston quello che sanno fare meglio, un solido classic rock contemporaneo, e lo fanno bene. Non è poco. Voto 7

ANSA/CLAUDIO ONORATI

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Gabriele Antonucci