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Bello e uomo. Ecco come il «SandoCan» Yaman risveglia l’ormone portando in tv la sua Tigre di Mompracem

Bello e uomo. Ecco come il «SandoCan» Yaman risveglia l’ormone portando in tv la sua Tigre di Mompracem

L’attore turco Can Yaman riporta in tv il mito di Sandokan, nel remake della storica serie, ora in onda su Rai 1

Giù dal cielo scende un tuono. È la botta di ascolti del debutto di Sandokan: il 33 per cento di share, quasi sei milioni di italiani sono rimasti incollati davanti all’atteso remake con l’attore turco Can Yaman nei panni del mito, Kabir Bedi.

Possente, lo sguardo che ingravida anche attraverso lo schermo, voce profonda (te credo, è doppiato da Adriano Giannini, il meglio che c’è). Scorre il sangue nelle vene, balla la mutanda, l’ormone schizza ai vertici. E Can Yaman, seppur non brilli per doti recitative (non è ancora Al Pacino, ammettiamolo) ci ammalia tra pettorali e chioma fluente.

In un mondo di maschi con lo smalto, finalmente ecco l’uomo che sa cos’è l’amore.

Il popolo social grida al miracolo, dopo mesi di nulla, finalmente ci hanno ridato una serie come si deve: «Io mi sgolavo, cantando la sigla, emozionata dai ricordi e sono rimasta affascinata dal nuovo Sandokan», «Meraviglioso SandoCan», «Yaman vince e convince, non ha senso fare i paragoni con cinquant’anni fa».

Invece i paragoni sono inevitabili. E il nostro eroe sapeva che l’ombra di Kabir lo avrebbe perseguitato come la tigre. La prima puntata del 1976 con la regia dell’immenso Sollima (padre di Stefano, regista anche de Il mostro) fu vista da 26 milioni di italiani. Girata tutta in Malesia, la Perla di Labuan era la bellissima Carole André e il sexy Philippe Leroy era Yanez (Alessandro Preziosi qui fa la sua porca figura, diciamolo).

Chi rimpiange i bei tempi andati lo fa perché allora eravamo giovani, avevamo i capelli lunghi come Kabir e non il riportone assassino. È vero, fa male vedere la Tigre di Mompracem dal divano con la panciera slacciata e la calza elastica abbassata. Ma il popolo social, come i pirati di Salgari, non si arrende mai: «Kabir è insuperabile, insostituibile, rimarrà Sandokan per sempre», «Il confronto non regge: noioso, confusionario, recitazione sciatta».

Certo qualche scivolone c’è stato. La cavalcata sulla spiaggia sembra presa da un Harmony, la giungla è inesistente, anche se le ambientazioni in Calabria sono eccezionali (il prossimo anno tutti in vacanza a Tropea). Manca il sogno di Salgari, immaginare un mondo nuovo, misterioso, pieno di magiche insidie.

Ma come poteva essere, abbiamo visto tutto, purtroppo.

Aspettiamo con ansia che Sandokan ci rapisca ancora. Can sei stato un pirata credibile e bono come il pane, ma il poster di Kabir Bedi in turbante che abbiamo dietro la porta della camera (lo so che ce l’avete), ancora non lo togliamo.

Bello e uomo. Ecco come il «SandoCan» Yaman risveglia l’ormone portando in tv la sua Tigre di Mompracem
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