Paolo Nutini
Ufficio stampa Warner
Musica

Paolo Nutini a Ferrara: la recensione

Il cantante scozzese (di origini italiane) ha cantato ieri sera sotto al Castello Estense. Un live intenso con alcune sorprese di grande qualità

Sentire Paolo Nutini dal vivo è qualcosa di pressoché indescrivibile. Se vi state segnando su un foglio le dieci cose da fare entro l'anno, abbandonate tutti i viaggi che avete già in mente, magari nelle località più sperdute del globo. Molte volte i viaggi più belli si fanno restando immobili. Insieme ad un amico o insieme alla persona che (si spera) possa superare le aspettative di breve periodo. Ascoltando qualcosa di unico.

Non è un caso che durante i concerti - quello di Paolo Nutini a Ferrara di ieri sera in primis - si vuole condividere ciò che i nostri occhi stanno osservando con le persone a noi più care. Di fianco a me, ieri sera, alcuni ragazzi che inviavano video e note vocali ad alcuni contatti nella loro rubrica. Per sentirsi più vicini e uniti grazie alla musica. Per condividerne la bellezza. 


Il concerto di Paolo Nutini a Ferrara (che rientrava nella rassegna estiva "Ferrara Sotto le Stelle 2015") è stato tutto questo. Dopo un'ottima apertura di Levante, il live di Nutini è iniziato alle 21.50 (con un notevole ritardo) con Scream (Funk My Life Up) e Let Me Down Easy, due grandi successi dell'ultimo album "Caustic Love". Paolo Nutini è felice di tornare nella città emiliana che lo aveva già ospitato nella sua precedente tournée: "Buonasera Ferrara!". 

L'intero concerto si basa sulla voce di Nutini che, dal vivo, è davvero sconvolgente. La sua anima blues emerge prepotente e - canzone dopo canzone - presenta sfaccettature sempre differenti. Canta Coming Up Easy, poi prende una chitarra in mano e suona Alloway Grove e Jenny Don’t Be Hasty (alla quale vengono unite in coda alcune battute di New Shoes, quindi non realizzata interamente e tantomeno con la carica dovuta: un grande grande peccato). Molti brani che appartengono al repertorio meno recente di Paolo sono riproposti con arrangiamenti totalmente inediti. È il caso, ad esempio, di No Other Way che rinuncia ad una parte della sua carica esplosiva per diventare più intima e sentita. Una bella sorpresa dal vivo è Diana (anche questa dall'ultimo "Caustic Love"), che esalta - anche grazie alla voce della corista - la sua potenza vocale e la sua dolcezza.

Poi One Day, una carica Pencil Full Of Lead e Iron Sky. Paolo Nutini non ha bisogno di seconde voci amplificate per bene, non ha bisogno di nascondere in alcun modo certe mancanze (che non sarebbero altresì rintracciabili nelle registrazioni in studio): per lui un live è un'occasione per cantare al massimo. E non se ne va dal palco se non ha dato tutto. 

Nel primo bis canta Tricks of Trade (dopo aver sorseggiato un bicchiere di vino rosso) e la tanto attesa Candy che fa saltare tutti i fan che hanno riempito fino all'ultimo metro quadrato quella che era la piazza degli Estensi. Poi, un altro bis con Someone Like You un omaggio ai fan italiani con una commovente cover di Guarda Che Luna di Fred Buscaglione. La canzone scelta per salutare il pubblico è Last Request, riarrangiata da Paolo con grande eleganza. 

Fare musica ad alto - altissimo - livello, divertendosi. Questa, credo, è la sua missione. Paolo Nutini sorride. Ancora una volta ce l'ha fatta. 

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Giovanni Ferrari