La NSA vuole i nostri metadati. Ma a cosa servono?
I federali: “PRISM non legge le conversazioni ma i dati degli interlocutori, non preoccupatevi”. Ecco perché dovremmo - Tutto sul Datagate
Un anno fa un politico tedesco, Malte Spitz, ha intentato una causa contro la T-Mobile per aver raccolto e conservato di tutti i metadata dal suo telefono per sei mesi senza permesso. Combinando questi dati, che per lo più contengono informazioni sulla geolocalizzazione, con le informazioni relative alla sua vita di uoo politico, le cui tracce sono sui feed di Twitter, blog e siti web, contenuti liberamente visibili su internet, il quotidiano online ZEIT riuscì a ricostruire ogni singolo spostamento di Spitz, da settembre 2009 a febbraio 2010. Il risultato è una mappa interattiva che ripercorre i movimenti del tedesco mentre parlava al telefono, inviava o riceveva SMS, utilizzava internet e così via.
La T-Mobile non conosceva il contenuto prodotto, letto e fruito dall’uomo, ma grazie ai metadati poteva sapere (e può ancora) cosa faceva con il suo cellulare e dove. Ecco cosa ha scritto Spitz in un editoriale sul New York Times : “Immaginate se un soggetto avesse accesso a milioni di set di dati simili. Si potrebbero facilmente disegnare mappe dei movimenti di tante persone, tracciandone le comunicazioni e le attività. Si potrebbe identificare un gruppo sociale e determinare i suoi principali componenti”.
Proprio questo ultimo punto ha scosso l’American Civil Liberaties Union (ACLU) che ha fatto causa al governo per la famosa raccolta di metadati di PRISM. L’ACLU sostiene che le informazioni recepite illegalmente restituiscono “un panorama completo delle nostre associazioni e movimenti pubblici, rivelando una ricchezza di dettagli atte ad analizzare figure politiche, professionali e religiose senza interruzione”. L’ACLU è forte del principio che una tale sorveglianza non è contenuta all’interno della Sezione 215 del Patriot Act , che pure permette all’FBI di avviare senza permesso indagini su persone qualificate come interessanti, e viola il Primo e il Quarto Emendamento.
Da parte sua il repubblicano Mike Rogers, che è a capo del Comitato di Intelligence alla Camera, ha detto che i metadati telefonici degli americani sono conservati in un archivio protetto (lo chiamano lockbox ) al quale si può accedere solo se le informazioni diventano rilevanti per indagini sul terrorismo. Di certo è difficile capire come gli spostamenti di tutti i cittadini americani ed europei possano rientrare nell’ottica della lotta al terrorismo. Oltre ogni ragionevole dubbio.
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