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Il neo Segretario del Pd Nicola Zingaretti durante la conferenza stampa al comitato elettorale dopo il voto delle primarie del Partito Democratico, Roma, 03 marzo 2019. ANSA/ANGELO CARCONI
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Zingaretti vince le primarie, il Pd perde 300 mila voti

Cos'hanno detto le primarie Pd di ieri che hanno eletto il nuovo segretario del Partito Democratico

"Grazie all'Italia che non si piega" ha detto Nicola Zingaretti dopo il successo alle primarie che lo hanno eletto neo segretario del Pd. Un successo annunciato che è stato visto da molto esponenti del partito democratico come una prova di forza, soprattutto per l'elevata affluenza ai gazebo. Non sono mancate infatti durante il voto notizie di lunghe code e persino di fotocopie dell'ultim'ora per le schede dato che quelle preparate non erano abbastanza.

Peccato che la narrativa debba fare i conti con la matematica, e qui i panorami cambiano. Per decenza non vogliamo fare i paragoni con le prime super milionarie edizioni delle primarie, quelle del 2004. Prendiamo solo le ultime: era il 2017 ed ai gazebo arrivarono 1 milione ed 832 mila persone. Un dato già quello in forte calo rispetto alle precedenti adunate. Ma prendiamolo come paragone. Ecco. Ieri l'affluenza è stata di un milione e mezzo (i numeri definitivi in giornata) e la flessione è del 16%. In pratica in due anni le primarie Pd hanno perso 300 mila votanti.

Dire, come fanno alcuni membri del partito, che è andata bene perché ci si aspettava di peggio pare una lettura perdente in partenza. Sarebbe il caso almeno una volta di essere chiari e sinceri. Giusto per dare credibilità fin dalla partenza al nuovo progetto "Zingaretti" per il Pd che, comunque, parte già con due problemi da affrontare. Il primo riguarda l'eredità di renzi il cui spettro si aggira sopra il Nazareno. Zingaretti sostiene la teoria della discontinuità e della rottura con il passato. Ma dovrà fare i conti con i renziani della prima ora, fedelissimi, che nel partito ed in Parlamento sono ancora la maggioranza.

La seconda riguarda l'eterno dubbio sulla possibile alleanza con il Movimento 5 Stelle. E su questo le divisioni sono forse ancora più profonde.

Dalla sua parte Zingaretti ha il flusso di voti in fuga dal M5S in arrivo al suo partito; facile che alle europee possa arrivare al 20%. Da qui, a raccontare del vento che cambia è pura propaganda.

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