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Turchia, le opportunità che l'Europa rischia di perdere

Russia, Cina, e le nuove alleanze regionali che Bruxelles sta trascurando

Dopo il fallito colpo di stato in Turchia si è parlato tanto di come le ultime evoluzioni nel Vicino Oriente possano avere ripercussioni molto negative anche per l'Europa. Sia per quel che riguarda la lotta all'immigrazione, sia per l'economia. Per quanto sia fondamentale ricordare come la Turchia rappresenti sia un importante mercato di sbocco per l'Italia e per tante altre nazioni europee, sia uno snodo cruciale per i trasferimenti di petrolio e gas verso il Vecchio Continente, questi non sono gli unici motivi per cui le potenze europee farebbero bene a giocarsi al meglio la carta del consolidamento dell'alleanza con la Turchia, perché il maggiore rischio che si corre lasciandola andare è quello di ritrovarsi a dover gestire un equilibrio di potenze e interessi molto più sfavorevole di quello attuale. Gli elementi che confermano questa tesi sono quattro. 

Russia e Turchia

Dopo l'abbattimento dell'aereo russo SU-24 dello scorso novembre da parte di un caccia turco, Ankara si era ritrovata all'improvviso a dover rinunciare a uno dei suoi alleati economici più importanti. E per un paese che vive soprattutto grazie a turismo e trasferimenti energetici, perdere un partner come la Russia non poteva che creare grosse difficoltà. Eppure, quando Vladimir Putin ha alzato la voce contro Recep Tayyip Erdoğan in pochi si sono resi conto di come, in realtà, una Russia già indebolita dai contenziosi aperti con Europa e Stati Uniti, avrebbe fatto fatica a rinunciare a lungo a quello che, in fin dei conti, è, dopo la Germania, il suo secondo principale partner commerciale. E visto che è molto più facile ricucire i rapporti con un leader autoritario che con uno democratico, soprattutto se la prima mossa spetta a politici come Putin o Erdogan, il disgelo tra i due era abbondantemente prevedibile, se non scontato. E dopo le scuse ufficiali per "l'errore di valutazione" di novembre 2015 i due paesi non solo hanno ripreso a dialogare, ma hanno anche deciso di farlo in maniera più esclusiva.  

Una nuova alleanza strategica

Riavvicinandosi alla Russia la Turchia non solo si è assicurata la continuità su flussi di turisti e risorse energetiche in entrata (Ankara importa da Mosca il 55 per cento del suo fabbisogno di gas e il 30 di quello di petrolio), ma ha anche sbloccato la contrattazione su altri due importanti progetti che Putin si era impegnato a finanziarie, quello del gasdotto Turkish Stream e della centrale nucleare di Akkuyu.

Allo stesso tempo, la Turchia sa che l'intesa con la Russia è fondamentale anche per avere la meglio su un altro scacchiere, quello della lotta al terrorismo. Ankara non è l'unica a pensare che, a questo punto, per affrontare l'Isis in maniera più efficace sia necessario ottenere l'appoggio di Mosca. Gli Stati Uniti si stanno muovendo nella stessa direzione, l'Europa no perché ancora bloccata dalle sanzioni post-crisi ucraina.   

L'elemento Cina

Come sempre da qualche anno a questa parte, l'analisi di qualsiasi equilibrio o scenario non può dirsi completa senza aver preso in considerazione il ruolo che in esso gioca la Cina. In questo caso, qualcuno ha notato che Pechino sta progressivamente recuperando sull'impasse creatasi con Mosca avvicinandosi agli uomini chiave dell'entourage di Putin. Quindi anche se la Repubblica popolare non può essere considerata il paese in grado di risolvere tutti i problemi economici della Russia (sia perché non ha più bisogno di importare tutte le risorse energetiche che quest'ultima può vendergli, sia perché avere legami unilaterali troppo forti esclusivi nel mondo di oggi è troppo rischioso), il riavvicinamento tra Mosca e Pechino ha funzionato come utile campanello d'allarme per Ankara, che quindi si è ritrovata costretta a ricostruire l'amicizia con Putin con delle scuse ufficiali scritte per evitare di rimanere esclusa sia dal cerchio di interesse europeo, sia da quello russo, sia da quello cinese.  

I pericoli per l'Europa

E così, mentre i legami tra Russia, Cina e Turchia continuano a consolidarsi tanto sul piano geopolitico che su quello economico, non può stupire scoprire che la Turchia abbia già dichiarato in un paio di occasioni di non essere poi così tanto interessata ad entrare a far parte dell'Unione Europea. Pur avendo sottolineato per anni i vantaggi reciproci a livello di occupazione, commercio, sicurezza energetica, gestione della crisi dei rifugiati e via dicendo sarebbero stati enormi, oggi Ankara sembra più interessata a consolidare l'amicizia con paesi che, per necessità e interessi contingenti, sembrano essere più seri, lungimiranti, e affidabili

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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