Tirreno Power e non solo: quanti guai per De Benedetti
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Tirreno Power e non solo: quanti guai per De Benedetti

Al "buco" di Sorgenia si aggiunge il sequestro della centrale ligure per 422 morti sospette. E così "La Repubblica", sempre severa con l’Ilva, è spiazzata

I guai per la famiglia di Carlo De Benedetti sembrano non avere fine. La società energetica del gruppo, Sorgenia, ha debiti per 1,9 miliardi. E rischia di finire in mano alle banche creditrici. Ma l’emblema della disfatta dell’Ingegnere sono le due alte ciminiere di Vado Ligure: la centrale a carbone della Tirreno Power, partecipata al 39 per cento dalla Sorgenia.

Qui non si tratta di debiti o investimenti sbagliati. Ci sono di mezzo i 422 morti e i 2.683 malati che sarebbero stati causati dalle esalazioni della centrale. Perlomeno secondo la Procura di Savona, che ha chiesto il sequestro degli impianti a carbone e se l’è visto accordare martedì 11 marzo dal gip Fiorenza Giorgi. Il provvedimento, clamoroso, rende inevitabile il parallelo fra la centrale e l’Ilva di Taranto, definita da sempre la "fabbrica dei veleni" da Repubblica, il quotidiano di De Benedetti, spiazzato dalla vicenda.

Sulla Tirreno Power sono aperti due filoni d’inchiesta: per disastro ambientale doloso e omicidio colposo. Il sequestro è causato dall’inosservanza di alcune prescrizioni dell’Aia, l’Autorizzazione ambientale integrata concessa all’azienda a fine 2012. A far scattare l’allarme è stato un verbale dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, redatto dopo un’ispezione con i tecnici dell’Agenzia per l’ambiente della Liguria. Il documento ha portato alla richiesta di sequestro. Dopo lo spegnimento dei gruppi a carbone, si fa ancora più preoccupante la situazione per i 250 dipendenti della centrale.
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