Stazione spaziale cinese: ecco perché la sua caduta non ci deve preoccupare
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Stazione spaziale cinese: ecco perché la sua caduta non ci deve preoccupare

La Tiangong-1 precipiterà sulla Terra tra il 30 marzo e il 2 aprile, ma è poco probabile che i suoi frammenti colpiranno il nostro Paese

Il “palazzo celeste”, così si traduce approssimativamente dal cinese il nome della struttura Tiangong, ha terminato la sua missione in orbita al nostro pianeta.

La stazione spaziale, lanciata dalla Cina nel 2011, concluderà la sua avventura cosmica nel più drammatico dei modi: rientrerà sulla Terra ma senza la possibilità di controllare la sua traiettoria.

In altre parole precipiterà in caduta libera da un’altezza di 350 chilometri (è posizionata 50 chilometri più in basso della Stazione Spaziale Internazionale) e non v’è modo di guidarla né di sapere con esattezza dove inizierà la sua fase di discesa incontrollata fino al suolo.

Infatti i dati raccolti dall’Agenzia Spaziale Europea indicano che l’evento è previsto in una finestra ti tempo piuttosto ampia, dal 30 marzo al 2 aprile e poiché la Tiangong-1 compie un giro completo attorno al pianeta ogni ora e mezza è piuttosto complicato fare delle previsioni sul luogo dell’impatto, se non al momento in cui inizierà a scendere.

Perché la Tiangong-1 sta precipitando

La stazione spaziale del colosso asiatico, la prima mandata in orbita dalla Cina, era programmata per durare solo due anni. Infatti ha ospitato due volte equipaggi umani di tre astronauti per due settimane nel 2012 e 2013, in previsione di essere sostituita dalla più moderna Tiangong-2 tre anni dopo.

Per questo motivo, dopo queste due missioni, gran parte degli strumenti di bordo è stata spenta perché non più funzionale alla missione.

Gli ingeneri dell’ente spaziale cinese avevano quindi previsto di far schiantare la Tiangong-1 nell’oceano, controllando la sua caduta tramite i razzi che ne mantengono la spinta orbitale, decidendo così data e luogo (approssimativo ma lontano da insediamenti umani) dell’impatto.

Purtroppo nel marzo del 2016 si sono interrotte le comunicazioni con la stazione spaziale: in altre parole, da Terra non è stato più possibile inviare segnali alla Tiangong-1, comprese le istruzioni per il rientro controllato.

Perciò, da allora, si sta trepidamente aspettando il momento in cui la struttura orbitante comincia prendere quota.  E, nei giorni scorsi, i dati della telemetria terrestre hanno confermato che la fase di caduta sta iniziando.

Cos’è la Tiangong-1

La struttura è composta da due moduli: uno che contiene il sistema di propulsione per la sua orbita e un altro per il laboratorio scientifico e l’alloggio degli astronauti, anche se sprovvisto di bagno e cucina: questi sono stati forniti dalle navicelle spaziali che hanno attraccato nelle missioni con equipaggio umano.

In tutto è lunga undici metri e larga quattro, per un peso di otto tonnellate e mezzo. Una stazza davvero esigua, se confrontata a quella dello Sklylab della Nasa, 80 tonnellate, modulo orbitante che nel 1979 precipitò sopra l’Oceano Indiano bruciandosi quasi completamente, anche se alcuni detriti giunsero sulla terraferma, in Australia.

E anche di più del Salyut 7, 20 tonnellate, che anticipò la sua caduta a quella dell’Unione Sovietica, nel 1991, con attaccato un altro modulo spaziale dello stesso peso.

La Mir, invece, sempre dell’ex stato comunista, fu fatta precipitare pilotandola da terra senza creare inutili ansie.

Dove cadrà esattamente

Gli esperti, in base al posizionamento dell’orbita della Stazione Spaziale, hanno calcolato che il luogo di impatto sarà in una fascia che circonda tutto il globo e che inizia dal 43° parallelo nord fino al 43° parallelo sud (i paralleli sono numerati progressivamente dalla loro distanza dall’equatore).

In pratica una zona così ampia che va dall’altezza di Voghera fino alla punta meridionale di Capo di Buona Speranza, l’estremità del continente africano.

Quindi comprende una buona parte del nostro territorio nazionale e per questo la Protezione Civile ha diramato un’allerta in proposito.

Perché non c’è da temere

Durante la caduta, a causa dell’attrito causato dall’atmosfera terrestre, la Tiangong-1 prima si spezzerà in mille pezzi, e poi questi bruceranno ad alta quota, senza raggiungere il suolo.

Tuttavia, qualche frammento più resistente o di materiale ignifugo potrebbe resistere e piombare giù dal cielo. Poiché l’ampia zona in cui è prevista questa pioggia di detriti è prevalentemente coperta da oceani, la probabilità di ricevere in testa un souvenir spaziale made in China è remotissima: una su mille miliardi. È più concreta la possibilità di vincere il jackpot miliardario dei concorsi in tabaccheria, per intenderci.

E semmai dovesse capitare questo evento, come detto con probabilità vicine allo zero, l’unica cosa che potete fare, se abbastanza vicini al luogo di impatto del frammento, è gustarvi la “stella cadente” che brillerà in cielo durante la caduta dell’oggetto.

Ma attenzione: oltre a poter essere composto da materiale tossico, se lo si raccoglie si incappa anche nel pericolo di contravvenzione, dato che i rifiuti spaziali una volta precipitati a terra devono essere restituiti all’ente o nazione proprietari.

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Angelo Piemontese

Sono nato a Pavia dove mi sono laureato in Fisica. Attratto dall'intrigante connubio tra scienza e scrittura, ho quindi conseguito la specializzazione post accademica in giornalismo scientifico e ho collaborato con le principali riviste del settore, soprattutto in ambito astronomico. Racconto le meraviglie del cielo con i piedi ben piantati a terra, ma anche storie di scienza, medicina e natura.

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