
15 dicembre 2016. Un gruppo di autobus di fronte a degli edifici distrutti, durante un’operazione di evacuazione di un gruppo di ribelli e delle loro famiglie dai quartiere orientali di Aleppo, dopo un nuovo accordo per l’evacuazione dei civili raggiunto tra i belligeranti.

Soldati siriani fuori Palmira, riconquistata dall’Isis

13 dicembre 2016. Forze filo-governative siriane camminano tra i resti dell’antica moschea degli Omayyadi, nella città vecchia di Aleppo, dopo aver riconquistati l’area ai ribelli.

3 febbraio 2017. Un rifugiato interno siriano, fuggito da Deir Ezzor, una città assediata dai miliziani del gruppo Stato Islamico, posa per una foto con i soli occhi scoperti, nel campo di accoglienza di al-Hol, a 14 chilometri dal confine con l’Iraq, nella provincia nordorientale siriana di Hassakeh.

Soldati russi in Siria – 4 marzo 2016

Soldati siriani nei pressi di Aleppo

4 febbraio 2017. Syrian Mahmoud Al-Khatib, un combattente dello Jaish al-Islam (Esercito islamico) – il gruppo ribelle più importante nella provincia di Damasco, fieramente opposto sia al regime siriano sia al gruppo Stato islamico – di guardia in una postazione all’interno di un edificio vicino alla prima linea, nella città di Bilaliyah, a est della capitale Damasco.

Uno dei capi della delegazione siriana dei ribelli Osama Abu Zeid

21 febbraio 2016. Soldati dell’esercito governativo attraversano un ponte militare retraibile alla periferia orientale di Aleppo, in Siria, in un’area appena sottratta agli islamisti.

15 dicembre 2016. Due bambini osservano in lontananza dei bus in partenza dai quartieri orientali di Aleppo, durante un’operazione di evacuazione di alcuni ribelli e delle loro famiglie, dopo un nuovo accordo per l’evacuazione dei civili raggiunto tra i belligeranti.

14 dicembre 2016. Il fumo sprigionato da degli edifici in fiamme nel quartiere sud-orientale di al-Zabdiya ad Aleppo, dopo bombardamenti e attacchi aerei da parte delle forze governative.

14 dicembre 2016. Il fumo sprigionato da degli edifici in fiamme nel quartiere sud-orientale di al-Zabdiya ad Aleppo, dopo bombardamenti e attacchi aerei da parte delle forze governative.

14 dicembre 2016. Una donna ferita e sotto shock, residente nel quartiere di al-Sukari di Aleppo, viene aiutata a salire a bordo di un furgone.

6 ottobre 2016. Soldati filogovernatvi in postazione nel quartiere di Bustan al-Basha ad Aleppo, Siria.

21 febbraio 2016. Soldati dell’esercito governativo installano un ponte militare retraibile alla periferia orientale di Aleppo, in Siria, in un’area appena sottratta agli islamisti.

Un frame dal video dell’Isis che documenta l’esecuzione di 25 soldati siriani a Palmira nel 2015

21 febbraio 2016. Soldati dell’esercito governativo ispezionano la centrale termica di Aleppo, alla periferia orientale della città, in un’area appena sottratta agli islamisti.

21 febbraio 2016. Due soldati dell’esercito governativo rimuovono una bandiera del sedicente Stato islamico e appendono al suo posto quella della Siria, in un’area appena sottratta agli islamisti, alla periferia orientale di Aleppo.
Rompendo con l’inviolabile dogma obamiano – rivelatosi prudente quanto fallimentare – “no boots on the ground” (nessun soldato Usa sul terreno) il Pentagono, ora guidato dal generale a 4 stelle dei Marine James Mattis, si appresta a chiedere al presidente Donald Trump il via libera all’invio di truppe di terra nel nord della Siria per combattere contro Isis.
Siria: la storia del conflitto – scheda video
Lo ha rivelato la Cnn. “È possibile che si possano vedere truppe convenzionali sul terreno in Siria per qualche tempo” ha riferito una fonte della Difesa alla rete di Atlanta. Se Obama aveva avviato raid aerei sulla Siria contro Isis già dal 22 settembre 2014 (sull’Iraq dal”8 agosto) si era rifiutato, tranne un limitatissimo contingente di truppe speciali, si inviare soldati in Siria.
L’appello del bambino: “Fermate la guerra in Siria”
La fonte ha sottolinato che la decisione finale spetta al “commander in chief”, Trump che ha chiesto a Mattis di preparare piani alternativi per la Siria dopo che gli Usa sono stati tenuti ai margini dei negoziati di Astana tra Russia, Iran e Turchia, e delle decisioni sul futuro di Damasco.
Il tutto dopo che Mosca – rompendo lo stallo in vigore da marzo 2011 – dal 30 settembre 2015 ha inviato in forza truppe e jet russi al fianco di quelle siriane di Bashar Assad contro Isis, sovvertendo (insieme ai pasdaran itaniani e alle milizie sciite di Hebzollah) l’esito del conflitto. Il tutto anche se con recenti e distruttivi colpi di coda di Isis a Palmyra, che ufficialmente era stata liberata a fine marzo 2016 ma che in una manovra a sorpresa i jiahdisti sunniti hanno parlzialmente riconquistato, riprendendo a distruggere e fare scempio delle sue vestigia pre-islamiche, dal 10 dicembre scorso.
