Se il governo si dimentica dell'autismo
Salute

Se il governo si dimentica dell'autismo

500 mila persone si sono ritrovate a casa, con i genitori abbandonati. E le conseguenze sulla loro salute sono drammatiche

«Le famiglie dei ragazzi autistici sono state dimenticate; si sono ritrovate in casa all'improvviso a gestire i loro figli, alcuni dei quali con forme di autismo grave che possono sfociare in violenza contro se stessi o verso gli altri». Nelle parole di Pierluigi Frassineti, fondatore dell'associazione Fida la testimonianza di un'altra emergenza dimenticata dentro il lockdown.

In Italia infatti durante l'emergenza covid-19, non si è tenuto conto delle esigenze e dei rischi sanitari e psicologici di una popolazione molto fragile ed estesa come quella delle persone affette da autismo, circa 500mila in Italia. Prima questi ragazzi venivano mandati in centri diurni ed erano seguito da psicoterapeuti, ma tutto questo si é interrotto causando una regressione clinica in molti di questi pazienti. Ad aggiungersi alle difficoltà di un isolamento forzato, sono subentrate altre problematiche e le famiglie hanno chiesto a gran voce un piano d'emergenza.

Ad aprile infatti 43 associazioni sparse in tutt'Italia hanno scritto al governo, in particolare al ministro degli interni Luciana Lamorgese e al ministro della salute Roberto Speranza per avere un aiuto concreto. Nella lettera si chiedeva: "L'identificazione di ambiti ospedalieri dedicati, tamponi per tutte le persone affette da autismo, per i caregivers e tutte le figure professionali per l'assistenza di disabili autistici, la stesura di protocolli, vademecum operativi e alloggi per disabili in caso di famigliari positivi». Richieste rimaste a tutt'oggi inascoltate.

Le linee guida nazionali e regionali concordano sulla diagnosi precoce e nel progressivo aumento di servizi specialistici, che necessitano di una rete di interventi preventiva e mirata ma il covid non ha fatto altro che raddoppiare il dramma di queste persone. Così in questi tre mesi di buio totale con la chiusura di scuole e centri diurni, migliaia di ragazzi e bambini si sono ritrovati isolati da un giorno all'altro. Un cambiamento radicale che ha avuto delle ripercussioni psicologiche sulle persone "normali" figuriamoci su questi soggetti dall'equilibrio fragile.

«Purtroppo, ci dice Marco De Caris psicoterapeuta infantile, ho ritrovato dei bambini peggiorati che a fatica socializzano con i loro coetanei perché dopo il covid si sono richiuse in loro stesse. Non c'è stata nessuna assistenza e supporto per queste famiglie ed i centri diurni con le scuole chiuse hanno aggravato la situazione. Ritornare allo stato prima della quarantena sarà molto difficile e faticoso».

La testimonianza del medico è confermata da Pierluigi Frassineti, che oltre ad essere fondatore dell'associazione Fida è il padre di Julian un ragazzo autistico:
«La sofferenza durante la pandemia è stata tantissima. Il governo ha agito in ritardo rispetto agli eventi e ai nostri bisogni. Le famiglie dei ragazzi autistici si sono ritrovate in casa all'improvviso a gestire i loro figli. È mancata l'attenzione generale. Sono state spese lacrime e applausi giustamente per i medici e gli infermieri in prima linea, ma nemmeno una parola è stata spesa per i migliaia di genitori coinvolti in questa guerra silenziosa in casa e che hanno sopperito alle mancanze dello Stato. Un figlio autistico è imprevedibile, può perfino arrivare a gettarsi dalla finestra., non esiste previsione dei loro gesti, si vive blindati. In Lombardia ci sono stati casi positivi di ragazzi autistici nelle Rsd immediatamente sedati e lasciati lì, ma nessuno ne parla. Avremmo avuto bisogno di psicologi o psicoterapeuti a distanza.Cosa chiedete adesso per i vostri figli? Nell'immediato piani di emergenza veri e mirati ai bisogni per tramutarli in diritti. Con l'emergenza estiva servirebbe un progetto serio e rapido di centri diurni con posti sufficienti per tutti e non insufficienti com'era fino a oggi. È stata messa in crisi la solidarietà delle comunità, si sono interrotte tutte le relazioni sociali; Ora vanno ripristinate il prima possibile»

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Linda Di Benedetto