marta cartabia
(Ansa)
Politica

I pm anti-Cartabia raccontano balle sulla riforma della giustizia

Magistrati e giornali manettari criticano la Guardasigilli: l'improcedibilità libererà assassini mafiosi e terroristi. Ma non è vero, perché i reati da ergastolo non cadono mai in prescrizione. Quindi non possono essere improcedibili

Delle due l'una: o sono così superficiali da non aver nemmeno letto la riforma della giustizia (ma in quel caso meriterebbero l'espulsione immediata dall'ordine giudiziario e da quello professionale), oppure non sono in buona fede. Comunque la si veda, magistrati e giornalisti che da giorni gridano come ossessi contro le modifiche proposte dal ministro della Giustizia Marta Cartabia alla riforma della prescrizione varata nel dicembre 2018 dal suo predecessore, il grillino Alfonso Bonafede, vi stanno raccontando una balla colossale: perché non è affatto vero che, se passasse la modifica Cartabia, i processi per omicidio, e mafia, e terrorismo rischierebbero di svanire nel nulla. Non è vero per il semplice fatto che quella norma stabilisce – ovviamente - che i reati puniti con l'ergastolo restano non soggetti a prescrizione, e quindi non possono mai essere colpiti dall'improcedibilità.

La prescrizione, anche prima della riforma voluta dai grillini (che però fu votata dai leghisti, che alla fine del 2018 erano nella maggioranza di governo), non riguardava nessuno dei crimini puniti con l'ergastolo. Non poteva riguardarli, perché per quei delitti la prescrizione non è mai esistita. La riforma Bonafede, bloccando il corso della prescrizione dopo una sentenza di primo grado, ebbe un altro effetto: allargò il sistema in vigore per i crimini da ergastolo a tutti i reati, e soprattutto a quelli storicamente più «cari» al Movimento 5 stelle, come la corruzione, l'omicidio stradale, il traffico di influenze…

Ora, però, la magistratura sindacalizzata sta raccontando una vera balla colossale, e nell'impresa viene sostenuta dai giornali manettari, oltre che dal M5s. Racconta che, se passasse la riforma della riforma, accadrebbe un disastro. Ma non è vero nulla. Della proposta Cartabia, semmai si può dire che non incide su nessuno dei veri problemi della magistratura. Si può ben criticarla perché non sfiora nemmeno lo strapotere delle correnti, per esempio, o perché non affronta in nessuna parte il disastroso tema del «mercato» di nomine e promozioni dei magistrati, che da anni impunemente avviene nel Consiglio superiore della magistratura. Con buona pace dei pm e dei giornali che tanto strillano, però, la riforma Cartabia di certo non aprirà le celle ad assassini mafiosi e terroristi.

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Maurizio Tortorella

(Pisa, 1960). Dal 1981 vive e lavora a Milano, dove ha esordito come giornalista nella redazione del Sole 24 Ore. Oggi è vicedirettore del settimanale Panorama, di cui è stato inviato speciale tra il 1991 e il 2004. Ha scritto di scandali, mafia e politica, ma soprattutto di cronaca giudiziaria. Ha pubblicato tre libri: L'ultimo dei Gucci (Tropea); Rapita dalla giustizia (Rizzoli); La gogna. Come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli).

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