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Migranti, un anno dopo il piccolo Alan Kurdi si continua a morire

Oxfam: ogni 80 minuti perdiamo una vita. Il Mediterraneo resta la rotta più pericolosa. Unhcr: servono canali di accesso alternativi e sicuri

Un anno fa la fotografia del piccolo Alan Kurdi, annegato sulla spiaggia turca di Bodrum faceva commuovere il mondo. In un anno però, la capacità e la volontà di accogliere profughi e migranti non sembra aumentata.

Oxfam calcola infatti che "il numero dei migranti che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere un altro paese sia aumentato di oltre un quinto. In tutto il mondo sono morte 5.700 persone da allora, fuggendo dai propri paesi: un incremento del 22,2% rispetto all’anno precedente, che aveva registrato 4.664 decessi".

Detto altrimenti, spiega la Ong, significa che, dall’inizio del 2016, lungo le rotte migratorie in tutto il mondo muore 1 persona ogni 80 minuti.


Secondo stime dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) sono 4.176 le persone morte o disperse nel Mediterraneo dopo la morte di Aylan.
In media, 11 tra uomini, donne e bambini sono morti ogni giorno negli ultimi dodici mesi.
Nei primi otto mesi del 2016 circa 281.740 persone hanno tentato la pericolosa traversata in mare verso l'Europa.

Il numero di rifugiati e migranti in arrivo in Grecia è considerevolmente diminuito a seguito dell'attuazione dell'accordo tra Unione Europea e Turchia e della chiusura della cosiddetta rotta balcanica, passando dagli oltre 67.000 arrivi di gennaio ai 3.437 di agosto.

Il numero di arrivi in Italia è rimasto sostanzialmente stabile con circa 115.000 rifugiati e migranti sbarcati nel paese alla fine di agosto, in linea con i 116.000 arrivi registrati nello stesso periodo dello scorso anno.

Il cambiamento principale, tuttavia, riguarda il numero delle vittime.

Dall'inizio del 2016 una persona ogni 42 che hanno tentato la traversata dal Nord Africa verso l'Italia ha perso la vita, rispetto al dato di 1 ogni 52 dello scorso anno.

A fronte di questi dati, il 2016 risulta ad oggi l'anno col tasso di mortalità piu' alto mai registrato nel Mediterraneo centrale.

Le probabilità di perdere la vita lungo la rotta che dalla Libia porta all'Italia sono dieci volte superiori a quelle che si corrono tentando la traversata dalla Turchia alla Grecia.

"Questi numeri - dice sempre Unhcr - evidenziano la necessità che gli Stati aumentino con urgenza i canali di accesso alternativi per i rifugiati, tra cui reinsediamento, programmi di sponsorizzazione privata, il ricongiungimento familiare e borse di studio per gli studenti, affiché non debbano ricorrere a queste pericolose traversate ed affidarsi ai trafficanti.

L'arrivo di oltre un milione di rifugiati e migranti in Europa lo scorso anno ha anche provocato atti d'ostilità e tensioni nelle comunità ospitanti.
Rifugiati e migranti sono stati oggetto di attacchi razzisti e xenofobi e vittime di pregiudizi e discriminazioni. Ora, per l'Europa, la sfida principale rimane quella di fornire ai rifugiati il supporto e i servizi di cui hanno bisogno per integrarsi con successo e poter contribuire attivamente alla società, dandogli la possibilita' di mettere a disposizione le loro capacità e la loro determinazione e arricchendone la cultura, nel loro impegno a ricostruirsi una vita nei paesi che li hanno accolti".

L'Unhcr esorta "vivamente i governi e i loro partner nazionali ad impegnarsi per lo sviluppo e l'attuazione di piani nazionali complessivi di integrazione. I numerosi contributi che i rifugiati apportano alla loro nuova societa' devono essere riconosciuti". L'Unhcr "chiede inoltre un chiaro impegno per la prevenzione della discriminazione, la promozione dell'inclusione e la lotta contro il razzismo e la xenofobia".

Il Mediterraneo resta la rotta più pericolosa e i morti aumentano: "a dimostrazione - dice Oxfam - di quanto sia fallimentare l’approccio dell’Unione Europea varato con l’Agenda sulle Migrazioni del maggio 2015".

Nei primi otto mesi del 2016, poi il numero di persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo Centrale, dal Nord Africa all’Italia, è quasi uguale a quello dell’intero 2015.

Va anche aggiunto, dice Oxfam, che il calcolo è probabilmente inesatto per difetto. Ci sono infatti alcune rotte di migrazione sulle quali non ci sono sufficienti informazioni per stimare il numero delle vittime.

In più, tutti i calcoli effettuati a livello globale sono da ritenersi inesatti per difetto, dato che non si hanno rapporti e dati certi su alcune rotte. Alcune stime, ad esempio, dicono che l’attraversamento del Sahara per raggiungere la costa sud del Mediterraneo è ancora più letale dei viaggi via mare verso l’Europa.

Oxfam chiede quindi "ai leader europei e del mondo di proteggere tutte le persone in fuga, assicurando vie legali, e per questo sicure, di accesso e garantendo procedure di asilo trasparenti".

migranti-sicilia
Oxsfam - Sicilia_Media Trip_StandAsOne_Credit Alessandro Rota
Sbarco di migranti in Sicilia, agosto 2016

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Redazione