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(Ansa)
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Nuovi metodi, nuovi mercati, nuove vittime. La mafia è cambiata. Così

Meno violenza ma non per questo meno potente. Ecco come agisce la criminalità organizzata 4.0

Il 21 marzo si celebra la Giornata delle Vittime di Mafie, per ricordare coloro che hanno perso la vita nella lotta contro il crimine organizzato. Mafie che oggi sono cambiate radicalmente, evolvendosi da un'era di violenza sanguinaria a un'epoca di affari e potere finanziario.

Nel ventunesimo secolo, le mafie hanno compreso che il crimine organizzato può essere più redditizio e meno rischioso quando si opera attraverso canali finanziari e commerciali legittimi.

Di conseguenza, hanno sviluppato sofisticate reti di riciclaggio di denaro, investendo in settori come l'immobiliare, la finanza e le infrastrutture perché le mafie non sono più quelle di una volta: non si tratta solo di armi e violenza, ma di business e colletti bianchi. Negli ultimi decenni, le organizzazioni criminali hanno adattato le loro strategie per adattarsi a un mondo in costante evoluzione. Il passaggio dall'omicidio alla finanza è stato un cambiamento graduale ma significativo.
Oggi, le mafie investono in settori legali, infiltrandosi nell'economia legittima e sfruttando le debolezze del sistema finanziario.Ma non è solo la finanza a essere bersaglio delle mafie moderne. Settori come l'edilizia, il commercio al dettaglio, l'energia e persino il settore alimentare sono stati infiltrati da organizzazioni criminali. Utilizzando minacce, estorsioni e corruzione, queste mafie si sono integrate nella vita quotidiana, influenzando i prezzi, le politiche e persino la qualità dei servizi offerti alla popolazione.
La stessa immagine stereotipata del boss mafioso è stata sostituita da figure più discrete e astute. Questi nuovi capi preferiscono muoversi nell'ombra, evitando l'attenzione della legge e della stampa. La corruzione è diventata la loro arma più potente, superando in efficacia gli omicidi, e le stragi del passato.

Nonostante questi cambiamenti, il dolore e la sofferenza inflitti dalle mafie rimangono invariati. Le vittime di intimidazioni, estorsioni e ricatti continuano a soffrire in silenzio, mentre coloro che osano sfidarle affrontano conseguenze a volte fatali.

«La mafia non miete più vittime con la stessa ferocia di un tempo, ma uccide ancora»-commenta Enzo Ciconte saggista Italiano che ha insegnato “Storia delle mafie italiane” all’Università di Pavia, di Roma Tre e dell’Aquila.

Chi uccide oggi la mafia?

«Certo, la mafia di oggi non uccide più magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine o personaggi pubblici. Ma uccide ancora e anche se gli omicidi non riguardano personaggi noti, e si verificano in numero minore ed in piccole località come nel caso dell’omicidio di Maria Chindamo, imprenditrice assassinata e data in pasto ai maiali dalla 'Ndrangheta non sono spariti del tutto. Le vittime di mafia ci sono per questo che è fondamentale mantenere alta la guardia. Nessuno può sapere cosa riservi il futuro e se si potrebbe assistere a un ritorno alla violenza del passato».

Chi sono le vittime di mafia?

«Le vittime della mafia sono coloro che hanno avuto il coraggio di opporsi al suo potere oppressivo e spietato. Persone come Peppino Impastato, il cui impegno contro la criminalità organizzata lo ha reso un simbolo di resistenza e giustizia. Ma nonostante il suo coraggio e sacrificio, Peppino oggi non ha ricevuto il riconoscimento che meritava: di recente, il liceo scientifico Santi Savarino non gli è stato intitolato perché considerato dalla maggior parte degli studenti una figura divisiva. Allo stesso modo, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, noti per la loro implacabile lotta contro la mafia, sono diventati emblemi della lotta per la giustizia in Italia».

Come sono cambiate le mafie?

«Dopo il periodo stragista del 1992, la mafia siciliana è stata costretta a rivedere le proprie strategie difensive, in risposta agli attacchi implacabili dello Stato e alle confessioni dei pentiti. I corleonesi ormai decimati furono addirittura costretti a richiamare i mafiosi scacciati in America, ma con l'arresto di Provenzano, i capi siciliani hanno perso il loro rilievo. Nonostante i tentativi di mantenere le attività criminali attraverso il traffico di droga e le estorsioni negli appalti, la mafia siciliana ha visto indebolire la sua presenza e influenza dal 1994.Al contrario, la 'Ndrangheta ha saputo emergere come la forza predominante nel panorama della criminalità organizzata, consolidando il suo potere e radicandosi in ogni angolo d'Italia e a livello internazionale. Se fino al 1992 la 'Ndrangheta era scarsamente documentata e considerata una minaccia isolata, nel mio libro "Ndrangheta dall'Unità ad oggi" (LaTerza) pubblicato quell'anno, ha contribuito a mettere in luce la sua antichità e pervasività. Con legami di parentela stretti e indiretti tra i membri, la 'Ndrangheta si protegge dall'interno, rendendo arduo il compito di individuare collaboratori di giustizia. La forza della 'Ndrangheta risiede non solo nella sua capacità di infiltrarsi nelle istituzioni pubbliche, ma anche nella sua abilità di investire nel futuro attraverso l'istruzione dei propri figli e il consolidamento di rapporti con figure chiave nel mondo degli affari e della finanza. Questi legami permettono all'organizzazione di agire attraverso canali economici, come dimostrato dalle numerose indagini su false fatturazioni e sulla corruzione che coinvolgono imprenditori collusi. Mentre la Camorra conserva la sua struttura disorganizzata, la mafia foggiana rimane un'entità crudele e priva di un vero capo riconosciuto».

Cosa ne pensa delle azioni di contrasto alla criminalità organizzata?

«Nonostante gli sforzi delle forze dell'ordine, gli effetti sono limitati e non riescono a scalfire il potere delle mafie. Inoltre le modifiche al codice degli appalti potrebbero semplificare i legami con i mafiosi, accelerando l'assegnazione di appalti multimilionari e facilitando l'infiltrazione criminale».

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Linda Di Benedetto