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Le code ed il richiamo del mare

Riflessioni su cosa ci spinga ogni estate a metterci in fila in autostrada (senza passare per stupidi)

La fila è continua da Bologna fino a Rimini, quasi ferma. E viene da ben prima, Parma, forse su da Milano... Primo sabato mattina dopo la chiusura delle scuole. Percorro l'autostrada di lato, in moto, a filo sulla corsia di emergenza. Ho un appuntamento di lavoro in una località della costa romagnola e come sempre in questa stagione vado in scooter. Le altre tre corsie sono murate. Come è ovvio. Eppure anche se è ovvio, o almeno altamente probabile, e annunciato, e prevedibile, eccoli in migliaia, sfidando ogni logica, semiparalizzati nel caldo crescente in un serpentone quasi immobile, luccicante sotto i primi soli feroci. Impiegheranno ore, alcuni cinque sei otto ore, per arrivare a una spiaggia. Mossi da una specie di ipnotico richiamo, di magia, di folle calamita. Anche se viene da pensare: sono tutti matti, è ovvio che ci sarebbe stata fila, si poteva anticipare, o posticipare un po' o scaglionare le partenze. E invece no. Eccoli, sono tutti scemi ? No, non lo penso, mentre superando da destra le tre file e sbirciando dentro vedo bizzarre famigliole, ragazzi buttati sui sedili a chattare, impettiti pensionati in vestiti eleganti, e signore accaldate coi mariti. Beh, una domanda te la fai... Ma "misero e nudo trionfi l'umano" scriveva la migliore poetessa italiana del dopoguerra, Giovanna Sicari. E questo verso mi accompagna ogni volta che le persone mi sorprendono per una insondabile, spaventosa o grottesca ricerca della gioia o almeno dello stare meglio. Anche in modi abominevoli. Come tutti noi. Vera gloria. Come il cacciarsi in fila per ore sull'autostrada con testarda caparbietà. Ma sì, ci dev'essere un richiamo irresistibile, un magnete formidabile. È lui, il mare. Quel verdeazzurro (ok anche grigiastro in certe zone) maledetto benedetto magnete che orienta questi cuori assurdamente viandanti. Ognuno avrà mille motivi, certo, che so: mollare i bambini alla suocera, o cercare un po' di pensieri leggeri, o abbronzarsi o cercare un colpo di vita, però tutto là, al mare. Al suo cospetto, alla riva delle sue onde e dei suoi silenzi. Siamo disposti a fare viaggi assurdi che non faremmo se non per pochissimi altri motivi al mondo, e lo si fa per arrivare da lui, al mare. Per arrivare dove qualcosa di immenso ci parla. Mettetela come volete, ma ci sono solo due possibilità: o sono tutti matti e rincoglioniti questi finiti in fila perché era ovvio che c'era la fila, oppure come un popolo in "esodo" ( strano termine biblico applicato infatti alle code estive) cerca di uscire dalla schiavitù, va irrefrenabile, come antichi camminatori tra foreste e deserti, verso una specie di fonte della vita. Li attrae una strana creatura gigantesca e imprendibile. Le sue onde, lo sfumare lontano, il fondersi a volte col cielo, il sentimento di abisso, il timore...Queste cose sono certo in fondo al cuore di costoro che brutalmente, grottescamente, inspiegabilmente si fiondano (ma a passo d'uomo) verso le coste. Il fascino prepotente e pur misterioso del mare si mescola con odore di abbronzanti, pesce, vino bianco e luci stroboscopiche e pizzerie. Ma c'è, e batte in fondo, come un secondo cuore. O meglio come un segreto abisso misterioso al centro del cuore.
Lo diceva bene un grande poeta, che certo non amava le spiagge ma sapeva guardare chi siamo, Charles Baudelaire.


XIV

L’uomo e il mare

Uomo libero, sempre ti affascinerà il mare!
E’ il tuo specchio, la tua anima è là
nell’infinito moto delle onde,
e il tuo spirito non è un abisso meno amaro.

Nella tua immagine ami tuffarti,
la trattieni con gli occhi e le braccia, e il cuore
a volte il battito sospende
al fragore indomabile e selvaggio di quel pianto.

Voi due, tenebrosi e discreti. Nessuno
sonda il fondo dei tuoi abissi, uomo.
Nessuno, mare, conosce le tue bellezze segrete,
voi, gelosi, i vostri misteri tenete.

Eppure da mille secoli, ecco, là!
amando carneficina e morte
vi combattete senza rimorso o pietà,
guerrieri eterni, implacabili fratelli nella sorte.

( da I fiori del male, mia traduzione, ed Salerno.)

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Davide Rondoni