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(Ansa)
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Il Lazio di Zingaretti non ha risolto il problema delle liste d'attesa negli ospedali sprecando fondi statali

Dei 48 milioni di euro a disposizione ne sono stati spesi solo 9 mentre 39 sono stati restituiti al Governo. eppure il problema, grave, resta

Il Lazio ha restituito al Ministero della salute gran parte dei fondi stanziati dal Governo per l’abbattimento delle liste di attesa per visite e controlli medici. Ma se pensate che questo sia successo perché il problema è stato risolto con spese minori del previsto vi sbagliate di grosso: i tempi di attesa restano eterni ma i soldi, ben 39 dei 48 milioni a disposizione, sono stati mandati indietro. Avete capito bene.

La vecchia amministrazione Zingaretti ha avuto in tasca quasi 50 milioni per risolvere il problema ma non ce l'ha fatta. Ed anche quei 9 milioni spesi sembrano essere stati spesi male.

L’errore

Il piano prevedeva l’utilizzo dei fondi per l’ottimizzazione dei turni del personale medico e di comparto, l’apertura dei presidi sanitari nelle ore serali e nelle giornate di sabato e domenica e l’utilizzo delle prestazioni aggiuntive da parte del personale sanitario presente nelle strutture pubbliche ed infine il ricorso a strutture private accreditate per l’erogazione di parte delle prenotazioni sospese all’interno del budget loro assegnato. Una programmazione che non ha tenuto conto della mancanza di disponibilità del personale sanitario che è pesata anche su altre regioni, incapaci come il Lazio di abbattere le liste di attesa.
Ritardi su ritardi che pesano sulla salute dei cittadini del Lazio e che purtroppo non riguardano solo il periodo della Pandemia. Infatti secondo il report delll’associazione Cittadinanzattiva pubblicato alla fine di febbraio ancora oggi i cittadini laziali hanno delle oggettive difficoltà ad accedere ai servizi sanitari pubblici nel Lazio.

«Il 36,5% dei cittadini laziali segnala difficoltà a prenotare prestazioni sanitarie; il 17,6% riscontra, in particolare, due distinte problematiche: tempi lunghi di attesa al CUP per parlare con operatori e mancato rispetto dei codici di priorità previste (Urgente, Breve, Differita e Programmata). Il 10,8% delle segnalazioni riguardano il medico che non prenota/prescrive successivi controlli»
I risultati del monitoraggio condotto da Cittadinanzattiva Lazio tra il 15 e il 25 febbraio riguardano 534 cittadini: il 68,1% donne, il 49,3% over 65; il 19,2% ha un’età compresa tra 55 e 64 anni; il 17,8% ha tra i 45-54 anni; il 12,3% ha tra 31-44 anni.Il 79,7% risiede nella Provincia di Roma; 8,1% risiede nelle Province di Latina e Frosinone il 4,1% dalla Provincia di Viterbo. Non ci sono risposte dalla Provincia di residenti nella provincia di Rieti.

Con il 42,5% gli Esami diagnostici sono la prima voce come maggiormente problematica segnalata dai cittadini seguita con il 28,8% delle Prime visite specialistiche, con l’8,2% degli Interventi chirurgici, 5,5% Visite controllo/Follow up, 4,1% Screening Oncologici e via via tutte le altre voci.

Cittadinanzattiva ha chiesto ai cittadini se la prestazione avesse rispettato i tempi della prescrizione contenuta nella ricetta (U urgente entro 3 giorni, B Breve entro 10 giorni, D Differibile entro 30 giorni, P Programmata entro 120 giorni). Il dato è stato che per tutte e 4 le tipologie la non osservanza dei tempi è la regola.

«Abbiamo voluto capire dove si andasse a fare le prestazioni pubbliche» spiega Cittadinanzattiva Lazio. Ne è emerso che il «35,7% dei rispondenti è dovuto andare in una Asl differente dalla propria; il 28,6% è andato in un Distretto della propria Asl ma non nel proprio di residenza; il 21,4% ha trovato la prestazione nel proprio Distretto di residenza».

Un ulteriore approfondimento ha fatto emergere che il 41,4% dei cittadini ha fatto la prestazione nel Pubblico; il 20% l’ha fatta in Intramoenia; un altro 20% non ha fatto la prestazione; 8,6% ha fatto la prestazione in Extramoenia; il 5,7% ha fatto la prestazione Fuori Regione.

Il 50% degli intervistati non ha fatto la prestazione, perché troppo lontano dal luogo di residenza, il 18,4% non aveva disponibilità economica ed il 15,8% non aveva disponibilità di tempo.

Il 79,3% ha fatto la prestazione in Intramoenia perché non aveva garanzia che nel pubblico avrebbe fatto in tempo la prestazione; il 13,8% è stato inviato dal CUP per tempi lunghi nel Pubblico; il 6,9% ha fatto Intramoenia per libera scelta dei cittadini.

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Linda Di Benedetto