Renata Polverini si è dimessa
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Renata Polverini si è dimessa

"Consiglieri indegni; io esco a testa alta". Il Pd: "Non ha voluto farsi impallinare in aula" - il diario della crisi -

"Io me ne vado, questo Consiglio è indegno di rappresentare una regione importante come il Lazio. Questi signori indegni li mando a casa io. Ho intenzione di continuare a testa alta, con questi malfattori non ho niente a che fare. E' stata infangata la storia della mia famiglia. Le ostrcihe? Viaggiavano in Giunta ancora prima di me".

Renata Polverini si è dimessa. I margini per una sua permanenza alla guida della Regione Lazio erano ristrettissimi. Mercoledì era in calendario la mozione presentata dalle opposizioni con la richiesta di dimissioni, ma l'ex leader dell'Ugl ha tolto il tempo e forse anche la soddisfazione alle opposizioni, dimettendosi da sola.

"Il Pd? Voleva regolare una battaglia interna. Vadano a casa ma non si permettano di parlare di me e dei miei collaboratori. Io non ho mai avuto una carta di credito, nemmeno i miei collaboratori".

Due i fattori che sono risultati determinanti: il livello di stanchezza raggiunto dalla stessa governatrice e la decisione che ha preso l'Udc, che si è deciso a toglierle il sostegno.

Dimissioni che arrivano alla fine di una giornata dalle tensioni fortissime. Per domani mattina alle 11 era convocato l'Ufficio politico con all'ordine del giorno le dimissioni dei consiglieri regionali caldeggiate dai big del partito, da Pierferdinando Casini, al segretario Lorenzo Cesa, al parlamentari Rocco Buttiglione. La compagine alla Pisana risultava però spaccata: il vicepresidente della Regione Luciano Ciocchetti, nominato da poco assessore alle Politiche del Territorio e dell'Urbanistica ripeteva infatti che lui “non ci sta”.

Nel frattempo si facevano i conti delle firme che il Pd, autore dell'iniziativa, continuava a raccogliere tra i consiglieri disposti a dimettersi. Per far decadere il Consiglio servono 36 firme più una.

Nel pomeriggio ad un certo punto c'erano quelle dei 14 consiglieri del Pd, le 5 dell'Idv a cui è nelle scorse ore transitato Mario Mei dell'Api aggiungendo la sua, le 2 di Sel e quelle dei due presidenti dei monogruppi dei Verdi e del Partito Socialista. Totale 24.

Ma si dicevano pronti a compiere il passo decisivo anche Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo dei Radicali, i due consiglieri della Fds, Giuseppe Celli della Lista Civica, Rocco Pascucci dell'Mpa e Francesco Pasquali di Fli. Con le loro, le firme sulle dimissioni sarebbero arrivate a 31 che sommate a quelle eventuali dei 6 Udc avrebbero portato la conta totale a 37 e dunque allo scioglimento del Consiglio stesso.

"Siamo all'atto finale della commedia, ormai la maggioranza non può più reggere" dichiava a Panorama.it il capogruppo Pd Esterino Montino pochi minuti prima dell'annuncio ufficiale delle dimissioni di Renata Polverini.

Montino, lei dà per scontata l'adesione dei centristi, ma il gruppo appare spaccato...
Non credo che di fronte alle considerazioni espresse dal cardinale Bagnasco e al "tutti a casa" richiesto da autorevoli esponenti del partito, si possa far finta di niente. Tra l'altro, viste le trattative in corso con personaggi quale Marcegaglia e Passera, difficilmente Casini vorrà tenersi una spina nel fianco come la Polverini.

Pensa che si arriverà a votare mercoledì la mozione di sfiducia nei suoi confronti?
Noi andiamo avanti con la raccolta di firme, ma non penso assolutamente che la presidente aspetterà di essere impallinata in Aula. Da quello che sento si dimetterà prima.

Quando si andrà a votare?
Presumo in primavera accorpando le regionali alle politiche.

Dato l'eventuale sfilamento dell'Udc, state già ragionando di alleanze? Al Comune Pd e Udc stanno dalla stessa parte.
No, assolutamente. Non ci stiamo pensando. Stiamo ancora dentro alla situazione della crisi.

Montino, i vostri militanti sono arrabbiatissimi con voi: come farete a riconquistare la loro fiducia dopo lo sperpero di denaro pubblico di cui anche il Pd si è reso complice?
Mi rendo conto che la campagna in atto ha assunto un taglio per cui si è cercato di far passare il messaggio che tutti hanno le stesse responsabilità. Ma non è così.

Perché no?
Perché c'è una bella differenza tra chi ha speso i soldi per attività politiche e chi se li è messi in tasca.

Centinaia di migliaia di euro per cene, convegni, manifesti, ospitate in tv, bottiglie di vino: non è troppo comunque?
Sì, potevamo spendere meno, ma da noi nessun consigliere ha usufruito di soldi in autonomia. Però mi preme spiegare che ci sono alcune zone delle province dove non si sa davvero dove appoggiarsi per organizzare delle iniziative ed è per questo che si finisce nei ristoranti. Ma ciò non significa che si scialacquino i soldi per ostriche e champagne

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Claudia Daconto