carabinieri-automobile
Wikimedia Commons
News

Jihad alla Toscana

Un misterioso afghano diretto a Parigi, che custodiva immagini di attentati, piazze e metropolitane d'Europa, è poi svanito nel nulla

Chi è Abdul Abdul? E, soprattutto, dov’è finito l’afghano che nel cellulare custodiva decine d’immagini di attentati terroristici e di combattenti dell’Isis?

Fermato ai primi d’ottobre da una pattuglia di carabinieri mentre camminava su una strada del litorale livornese, Abdul misteriosamente è svanito. Non è stato portato in un Centro di identificazione ed espulsione. Nessuno sa più nulla di lui.
I militari lo hanno perquisito e fotosegnalato, i suoi dati sono stati inseriti all’interno dello Sdi, il Sistema informatico delle Forze di polizia ma non è stato trovato nessun riscontro: né una immagine né un’impronta erano mai state registrate. Un fantasma.

Eppure Abdul era riuscito ad arrivare in Toscana attraversando cinque diversi Paesi dell’Europa, come mostravano le immagini registrate sul cellulare. Con sé non aveva nemmeno un euro, ma portava cinque oggetti: una bussola; un cartoncino sul quale erano scritte due parole scritte a penna blu, una illeggibile e l’altra riportava “Paris”; due libri in arabo; e infine il cellulare, privo della scheda sim e sequestrato dai carabinieri in quanto potenziale risultato di un furto.

In quel cellulare "muto", Abdul conservava una serie foto inquietanti: le Torri gemelle di New York in fiamme, bambini dell’Isis con il pugnale in mano, terroristi islamici vestiti di nero durante l’addestramento, predicatori che arringano folle.

Nella memoria del telefonino i carabinieri hanno trovato anche le immagini di alcuni recenti attentati terroristici e strani filmati, realizzati con buona tecnica pochi giorni prima che arrivasse in Italia: immortalavano alcune piazze tedesche e stazioni ferroviarie e metropolitane di Francoforte.

Perché Abdul ha filmato quei luoghi? Quei video dovevano forse essere recapitati a qualcuno in Toscana? Ai carabinieri livornesi l’afghano fantasma ha dichiarato di essere diretto a Parigi e non ha saputo spiegare perché si trovasse in Italia e soprattutto perché proprio su quel tratto di costa tirrenica.

Proprio la Toscana, peraltro, ha di recente attratto l’attenzione degli inquirenti per una serie di casi. A pochi chilometri da dove è stato fermato Abdul, e cioè a Ponsacco, Pisa, il 6 luglio scorso era stato fermato il marocchino Jalal El Hanaoui, 25 anni, considerato dagli investigatori un "reclutatore" che istigava alla jihad. L'uomo gestiva tre diversi profili Facebook, dai quali, tra mille discussioni su temi religiosi islamici, invitava circa 12 mila amici, tra l’Italia a i Paesi arabi, ad assumere posizioni oltranziste e a partecipare alla Jihad.

Per realizzare lo Stato islamico, secondo El Hanaoui, occorreva pianificare stragi, omicidi, attentanti.

Sempre a Pisa, alla fine di dicembre 2014, Furkan Semih Dundar, studente turco di 25 anni, allievo del corso di perfezionamento in Fisica alla Scuola Normale Superiore, era stato fermato ed espulso dall’Italia perché accusato di avere inviato messaggi minatori a siti istituzionali italiani e americani. Lo studente aveva minacciato online anche di farsi esplodere davanti a un’ambasciata, mostrando idee decisamente radicali. L’espulsione di Dundar era avvenuta poco prima del sanguinoso attentato dei due fratelli Kouachi alla sede parigina del settimanale satirico Charlie Hebdo.

Nei primi mesi di quest’anno un terrorista di origini tunisine, Sahbi Chriaa, 37 anni, arrestato anni fa in Francia e radicalizzatosi durante la reclusione nel carcere di Marsiglia, era stato fermato dalla polizia a Lavagna, in Liguria, mentre si stava dirigendo in Toscana, proprio verso Pisa. L’uomo era stato arrestato e poi espulso dall’Italia. Ma perché si stava dirigendo nelle stesse zone dove ora è stato fermato Abdul Abdul?

Forse è solo una coincidenza. Ma Panorama ha scoperto che a poche centinaia di metri dalla pineta dove i carabinieri di Livorno hanno «intercettato» il misterioso afghano, dentro una struttura alberghiera che da tempo ospita migranti avviene qualcosa di assai strano: qualcuno «rifornisce» i migranti di telefonini e tablet di ultima generazione, e anche di schede telefoniche. E, ancora più strano, qualcuno cambia migliaia di dollari in euro presso gli istituti di credito.

È stato lo stesso proprietario della struttura a notare questa stranezza e non riesce a darsi una spiegazione su come «rotoli di dollari» possano trasformarsi in euro: «Noto una serie di fatti davvero strani» dice l’uomo a Panorama, chiedendo di mantenere l’anonimato per la paura di ritorsioni. «Dopo pochi giorni che i migranti sono arrivati, nelle loro mani spuntano misteriosamente cellulari di ultima generazione, apparecchi con software aggiornati e certamente molto costosi. Alcuni di loro hanno in tasca rotoli di dollari che non si capisce come riescono a cambiare in euro».


I più letti

avatar-icon

Nadia Francalacci