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Isis, perché l'intelligence Usa pensa che l'Italia sia un bersaglio

Cellule jihadiste sarebbero pronte a colpire il nostro paese, oltre che la Gran Bretagna e la Germania. "Non abbiamo riscontri" dice il Copasir

La rete clandestina dell'Isis in Europa sta programmando attentati in Gran Bretagna, Germania e Italia.

La preoccupante affermazione è di un alto grado dei servizi di sicurezza americani, James R. Clapper Jr. - Director of National Intelligence -  che ha spiegato ai giornalisti riuniti per un briefing organizzato dal The Christian Science Monitor, il 25 aprile, come lo Stato islamico abbia dei nuclei operativi simili a quelli che hanno agito in marzo a Bruxelles e lo scorso novembre a Parigi.

Secondo Clapper dunque, sono più che motivati i timori espressi dai vari servizi di sicurezza dei paesi europei.

Diverso, e assai più complicato da risolvere, il problema di sapere dove sarà realizzato davvero il prossimo attentato.

Secondo il New York Times, le intelligence europee - spinte dagli attentati di Bruxelles, e dalle sollecitazioni dei colleghi americani - stanno finalmente collaborando e favoriscono la circolazione delle informazioni in scambi bilaterali e multilaterali fra i vari apparati di sicurezza dei paesi minacciati.

Clapper avrebbe anche presieduto, un paio di settimane fa, un incontro in Germania fra l'intelligence statunitense e i colleghi europei, per favorire lo scambio di informazioni e segnalazioni.

La scarsa collaborazione delle intelligence europee
Gli americani, in effetti, sempre più spesso evidenziano la mancanza di collaborazione fra le varie forze di polizia e di intelligence europei: una debolezza grave che può favorire le azioni dei terroristi. In alcuni casi - il Belgio è quasi un esempio negativo assoluto - le informazioni non circolano nemmeno fra le forze di sicurezza di uno stesso paese.

Il New York Times dice anche che sono soprattutto i servizi britannici e tedeschi a essere allarmati per possibili attacchi dell'Isis; oltre che, naturalmente, il Belgio e la Francia, nei cui territori ha agito la cellula che ha colpito a novembre e poi ancora a marzo.

Il numero di foreign fighters
Il quotidiano cita come fonte Claude Moniquet, un ex agente della sicurezza francese. Il quale sottolinea come la scelta dei bersagli da parte dell'Isis sia in realtà più pragmatica e meno ideologico-politica: per esempio è molto importante il numero di possibili militanti da usare in attentati già presente in un certo paese.

I paesi più a rischio
In questo senso la Francia (circa 1800), la Germania e la Gran Bretagna (fra 750 e 800) e il Belgio (450) sono sicuramente i paesi più a rischio: il numero si riferisce a individui che sono già stati a combattere in Siria e Iraq, oppure che sono chiaramente intenzionati a farlo. Resta comunque piuttosto difficile stabilire il numero di questi potenziali fighters che sono davvero attualmente in Europa.

Perché anche l'Italia
Suona comunque più sorprendente l'inclusione dell'Italia fra i paesi più a rischio. Secondo Nathalie Goulet, senatrice francese che ha guidato un comitato che ha studiato i foreign fighters, l'inclusione dell'Italia è più che altro il frutto di una scelta ideologico-propagandistica: la sede del papato, obiettivo di grande risonanza psicologica, in particolare nell'anno del Giubileo, spinge i propagandisti jihadisti a citarla spesso nella propaganda.

Non c'è riscontro, dice il Copasir
"Non c'è alcun riscontro" dell'allarme lanciato da Clapper, ha assicurato il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi al termine dell'audizione del capo della polizia, Alessandro Pansa.

"Tutti i Paesi dell'Occidente - ha ricordato Stucchi - sono nel mirino ed è facile pensare che lo sia anche l'Italia, ma non ci sono indicazioni su una minaccia specifica o sulla pianificazione di un attentato". Sono in media 120-130 i warning che ogni mese vengono valutati dagli organismi di sicurezza italiani.

Il capo della polizia Pansa avrebbe invece riferito che sarebbero stati fatti accertamenti e ci sarebbe stata una ricerca di maggiori informazioni in seguito all'allarme Usa. "C'e' un attento monitoraggio - ha riferito Stucchi - sui possibili collegamenti di chi sta in Italia con terroristi di altri Paesi ed anche di chi fa propaganda per l'Isis".

La Gran Bretagna, comunque, è il bersaglio più citato nella propaganda dell'Isis in rete, e il paese dove l'allarme - insieme con Francia e Belgio - è maggiore.

(Fonte: The New York Times, The Christian Science Monitor, Ansa).

Najim-Laachraoui-bruxelles
Twitter:@police_temoin
Najim Laachraoui all'aeroporto di Bruxelles il 22 marzo del 2016

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Luigi Gavazzi