
«In questa pandemia sono i bambini a pagare il prezzo più alto»
Il nuovo direttore generale della Onlus Albero della vita, Isabella Catapano Botero, ci racconta i suoi progetti per il futuro e le difficoltà causate dal coronavirus.
Isabella Catapano Botero è stata nominata nuovo Direttore generale per l’Albero della Vita. L’Onlus, nata nel 1997, ha l’obiettivo di proteggere la vita dei bambini in difficoltà e trasformare il disagio in una nuova opportunità. In un periodo difficile come questo, abbiamo raggiunto il direttore Catapano per conoscere i suoi obiettivi per l’Albero della Vita e lo stato della beneficienza durante la pandemia.
Quali sono i suoi progetti per la Onlus Albero della vita?
«Il mio obiettivo è certamente quello di mettere al servizio dell’Ente le mie capacità e competenze maturate in anni di lavoro sia in Italia che all’estero in varie aziende dove mi sono occupata della gestione delle attività finanziare e delle risorse umane. Soprattutto in questo periodo in cui l’emergenza sanitaria globale è purtroppo ancora in corso, darò continuità al lavoro svolto da chi mi ha preceduto cercando di incrementare le risorse a disposizione per aiutare concretamente chi è più in difficoltà. Porterò avanti il lavoro di squadra che è stato realizzato grazie all’impegno di tutto il personale, degli educatori, dei volontari, dei partner e delle istituzioni che collaborano con noi».
L’emergenza sanitaria ha reso ancora più importante il vostro operato. Come vi state muovendo?
«Durante il lockdown della scorsa primavera le famiglie in povertà assoluta che già stavamo sostenendo con il nostro programma di contrasto alla povertà “Varcare la soglia” hanno visto peggiorare la loro condizione a causa della perdita del lavoro o perché costretti a vivere in case troppo piccole. Il programma è attivo dal 2014 e oggi operiamo in alcune periferie delle città di Palermo, Catanzaro, Napoli, Genova, Milano e Perugia, aiutando in media 80 famiglie per città ogni anno. A queste si sono aggiunte, durante l’emergenza Covid-19, anche altre famiglie che hanno chiesto il nostro supporto. Da marzo a metà settembre abbiamo aiutato 1.100 famiglie, abbiamo distribuito 14.000 buoni alimentari e 750 tablet per la didattica a distanza».
Come aiutare i più piccoli durante la pandemia?
«I più piccoli rischiano di pagare il prezzo più alto in questa pandemia che porta con sé un aumento della povertà assoluta e del divario sociale. Dal 2011 l’Albero della Vita è in prima fila in Italia nella lotta contro la povertà minorile. Tanti bambini vivevano già in situazioni familiari difficili per la precarietà lavorativa dei genitori o per condizioni abitative inadeguate. Si sono ritrovati chiusi in casa senza poter andare a scuola, un contatto fondamentale con l’esterno non solo a livello educativo ma anche perché rappresentava in tanti casi l’unica possibilità di un pasto dignitoso al giorno. Li abbiamo aiutati sia per le necessità primarie, finanziando direttamente i buoni alimentari consegnati ai genitori per fare la spesa, sia a livello scolastico grazie alle aziende come Vodafone e Amazon che ci hanno donato tablet e connessioni internet».
Qual è il suo pensiero in merito alla didattica a distanza?
«Ritengo che la didattica a distanza non possa sostituire quella in presenza, in generale per la mancanza di un contatto umano diretto tra insegnanti e alunni e in particolare perché rischia di acuire le differenze sociali tra chi può permettersi l’utilizzo di questo strumento e chi no. I bambini più svantaggiati perché si trovavano già in condizioni familiari disagiate rischiamo in questo caso di essere ancora più svantaggiati. Abbiamo visto, sia durante il primo che il secondo lockdown, che tante famiglie non possiedono le risorse economiche per garantire ai figli una connessione internet e che non hanno i dispositivi necessari per le lezioni online. Inoltre non dimentichiamoci che i genitori che hanno più figli, o quelli che hanno figli seguiti da docenti di sostegno, sono ancora più in difficoltà sotto questo aspetto e devono essere sostenuti maggiormente».
Come è cambiata la beneficenza in questi mesi?
«Abbiamo continuato a comunicare con i nostri donatori e sostenitori anche quando è esplosa la pandemia, attraverso l’invio di mailing e con aggiornamenti sui social network e sul sito. Certamente in questi mesi chi ha fatto beneficenza si è focalizzato sulle realtà impegnate in progetti sanitari. Le donazioni sono state però destinate anche a chi come noi ha cercato di contrastare le conseguenze economiche e sociali negative che il virus ha fatto emergere. Il nostro programma “Varcare la soglia” è stato implementato per rispondere a un aumento delle richieste di aiuto da parte delle famiglie. È stata inoltre molto importante la comunicazione delle nostre attività sui mass media, televisione, radio, stampa, web, perché ci ha dato l’opportunità di farci conoscere anche da chi non aveva mai sentito parlare dell’Albero della Vita: alcune di queste persone sono diventate dei nostri nuovi donatori e ci auguriamo che il loro numero aumenti in futuro».
Cosa avete in programma per il periodo delle feste?
«Ci troviamo in un momento in cui c’è più necessità di aiuto, in cui il bisogno aumenta e le richieste aumentano. Quest’anno non potremo organizzare le nostre consuete attività natalizie, come la cena di gala o gli eventi e gli spettacoli di raccolta fondi. In questo periodo tutte le iniziative che prevedono la presenza di tante persone in uno stesso luogo sono sospese ma il nostro lavoro prosegue. Stiamo comunque coinvolgendo i nostri donatori, soprattutto quelli che in passato hanno già partecipato ai nostri programmi durante il periodo delle feste: cerchiamo di spiegare loro che se la socialità si è fermata non vale lo stesso per il disagio delle famiglie che in alcuni casi si è addirittura acuito. Il loro aiuto, così come quello di nuovi donatori, questo Natale è dunque ancora più prezioso».