Il rapporto Unicef del 2016 sui bambini in fuga
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Il rapporto Unicef del 2016 sui bambini in fuga

Guerre, carestie, violenze: circa 50 milioni di minori costretti ogni anno a fuggire. Il documento fotografa un fenomeno in costante crescita

Sono circa 50 milioni i minori che ogni anno sono costretti a fuggire dalle loro case, a causa della guerra o semplicemente per trovare una vita migliore e più sicura. Un piccolo profugo ogni 45 bambini del mondo. Un fenomeno in costante crescita fotografato dal rapporto Uprooted: The Growing Crisis for Migrant and Refugee Children redatto dall'Unicef, l'Agenzia delle Nazioni Unite per la difesa dell’infanzia.  Il rapporto precede il Summit sui rifugiati e sui migranti del prossimo 19 Settembre presso il quartiere generale dell’Onu a New York. 

Ha ricordato due immagini simbolo delle guerre in corso, il direttore dell’Unicef Anthony Lake, per lanciare l'allarme.  “Le immagini indelebili del piccolo corpo di Aylan Kurdi ritrovato sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia, morto annegato nel tentativo di raggiungere l’Europa, o del bambino di Aleppo, seduto in un’ambulanza, dopo essere stato estratto vivo dalle macerie di un palazzo, hanno sconvolto il mondo intero. Ognuna di queste immagini rappresenta i tanti milioni di bambini in pericolo di vita che chiedono che la nostra compassione per il singolo bambino si traduca in azioni per tutti i bimbi del mondo”.


È la Turchia che accoglie il maggior numero di rifugiati, e molto probabilmente il numero più grande di bambini rifugiati nel mondo. Ma è il Libano, in relazione alla sua popolazione, che ospita il numero più alto di profugh

Dei cinquanta milioni di bambini in fuga, ben 28 milioni - secondo Unicef - sono costretti a fuggire a causa di violenze e conflitti interni ai confini del loro paese, inclusi 10 milioni di bambini rifugiati, e circa 17 milioni di bambini sfollati all’interno delle loro nazioni di provenienza. Tutti - dice il rapporto Unicef -  che hanno un bisogno urgente di assistenza e di accesso ai servizi fondamentali. Altri venti milioni invece hanno lasciato la loro casa per una lunga serie di motivi  legate alla povertà estrema o alla violenza tra bande, endemiche anche in America Latina e in Paesi come El Salvador, Guatemala e Honduras: nei primi sei mesi del 2016, sono quasi 26mila ibambini non accompagnati fermati al confine degli Usa insieme a 29.700 persone che viaggiano come una famiglia, per lo più madri e bambini piccoli.

È altrettanto drammatica la situazione dei minori non accompagnati che hanno presentato una richiesta di asilo. Nel 2015 sono stati più di 100 mila i bambinisenza genitori che hanno presentato richiesta d’asilo in 78 nazioni, un numero tre volte maggiore di quello del 2014. Sono loro, secondo Unicef, quelli maggiormente esposti al rischio di sfruttamento e abusi da parte di organizzazioni criminali e trafficanti.

 È la Turchia che accoglie il maggior numero di rifugiati, e molto probabilmente il numero più grande di bambini rifugiati nel mondo. Ma è il Libano, in relazione alla sua popolazione, che ospita il numero più alto di profughi: circa una persona su cinque in Libano, contro i 530 nel Regno Unito e i 1200 negli Stati Uniti.  Secondo il rapporto dell’Unicef, la condizione di illegalità e di sfruttamento in cui vivono i bambini che fuggono non è inevitabile. Esistono rotte sicure e legali e l’immigrazione può offrire opportunità sia per i bambini che emigrano che per le comunità che li accolgono. Un’analisi dell’impatto dell’immigrazione nei paesi di arrivo ha fatto emergere che gli immigrati danno alla società che li ospitano con le tasse più di quanto ricevono, riempiono dei vuoti nel mercato del lavoro e contribuiscono alla crescita economica e all’innovazione dei paesi in cui arrivano.

I bambini costretti a fuggire dalle loro case spesso non riescono a beneficiare di alcuni potenziali benefici dell’immigrazione come l’istruzione, un fattore trainante per molti bambini e famiglie che scelgono di migrare. Un solo dato statistico: un bambino rifugiato è cinque volte più probabile che sia tagliato fuori dal sistema dell’istruzione di un bambino che non è stato costretto a lasciare la sua casa. Il rapporto fotografa anche i sentimenti di xenofobia che si trasformano in attacchi diretti ai migranti più piccoli, anche in Paesi ricchi come la Germania, dove nel 2015 sono state registrati 850 attacchi contro centri per rifugiati.

 

Il rapporto Unicef 2016 sui bambini in fuga

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