Grillo e Giannini divisi da un inseparabile destino
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Grillo e Giannini divisi da un inseparabile destino

La carriera politica del comico ligure ricorda quella del fondatore dell'Uomo Qualunque, primo antipolitico della storia d'Italia

La parabola di Beppe Grillo sta prendendo sempre più le sembianze di quella del qualunquista per antonomasia, l’ex commediografo Guglielmo Giannini, ideatore dell’Uomo Qualunque.

Giannini, prima di intraprendere la carriera politica, era autore di commedie teatrali; complice la situazione italiana nel dopoguerra, decise di cavalcare il sentimento dell’antipolitica dell’epoca. Ispirandosi al giornale napoletano “La parola del fesso”, pubblicò Il 27 dicembre 1944 il primo numero del suo settimanale “L’Uomo Qualunque”. All’epoca non esisteva internet e, tanto meno, i blog e i social network. In poco tempo le invettive e gli strali contro i politici dei vari partiti, lo portarono alla ribalta nazionale tanto da riuscire a portare all’Assemblea Costituente, nel 1946, ben 32 deputati raccogliendo quasi un milione e mezzo di voti.
 

Il suo motto era: “Io non sono un vero capo partito. Io sono un uomo che dovrebbe mangiar pomodori e starsene tutto il giorno con una chitarra in mano”.
 

Nel 1945 si svolse l’unico congresso del partito dell’Uomo Qualunque, durante il quale si decise in maniera sommaria chi doveva ricoprire le cariche direttive. Alla fine i poteri confluirono tutti in una sola persona, Giannini naturalmente.
 

Il settimanale americano Newsweek, nell’estate del 1947, in una corrispondenza dall’Italia dedicata ai volti nuovi della politica del nostro Paese lo definiva “il plebeo intellettualizzato”. Ricordiamo che il Time ha definito Grillo nel maggio del 2012 “il comico brizzolato ed esplosivo”.
 

Come sappiamo il successo inebria e fa perdere il senso delle cose; l’Uomo Qualunque (Giannini) un giorno si presentò anche a casa del filosofo Benedetto Croce e, dopo aver fatto tre ore di anticamera, chiese al filosofo: “Siate buono, don Benedé, pigliatevelo voi sto movimento”. La risposta la possiamo immaginare.
 

Cominciarono, così, le prime proteste e i primi dissensi interni. I deputati si ribellarono ai metodi e ai sistemi totalitari che vigevano all’interno del movimento. L’onorevole Russo Perez accusava Giannini di: “Sistemi assolutamente incompatibili con il minimo di dignità umana”. Ma ormai l’Uomo Qualunque era in guerra e i dissidenti furono epurati. A chi gli si faceva notare che la sua vita politica poteva finire presto, rispondeva: “Qualcuno dice che io sono il secondo Coccapieller, ma non è vero”. Francesco Coccapieller, Sor Checco per gli amici e soprattutto per i nemici, fu il qualunquista dell’Ottocento. Continuando per questa strada, Grillo si avvia a diventare il terzo Coccapieller della politica italiana.

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Sabino Labia

Laureato in Lettere all'Università "Aldo Moro" di Bari, specializzazione in "Storia del '900 europeo". Ho scritto tre libri. Con "Tumulti in Aula. Il Presidente sospende la seduta" ho raccontato la storia politica italiana attraverso le risse di Camera e Senato; con "Onorevoli. Le origini della Casta" ho dato una genesi ai privilegi dei politici. Da ultimo è arrivato "La scelta del Presidente. Cronache e retroscena dell'elezione del Capo dello Stato da De Nicola a Napolitano" un'indagine sugli intrighi dietro ogni elezione presidenziale

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