«La società cinese di tessuti ha evaso 350 milioni di IVA ed emesso fatture false per quasi 2 miliardi. Il denaro è stato trasferito in Cina attraverso bonifici, e non può più essere tracciato».
È questo il commento di Peppino Abbruzzese tenente colonnello Comandante del G.I.C.O. del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Ancona, che ha condotto l’operazione denominata “Fast & Clean”. Un’indagine della Guardia di Finanza di Ancona che ha sferrato un duro colpo alla vasta rete di frodi fiscali, che ha visto coinvolte ben 140 società fantasma. La frode fiscale di quasi 2 miliardi di euro, di cui 350 milioni già sequestrati, ha fatto emergere un intricato intreccio di attività illecite, rese possibili attraverso la simulazione di operazioni commerciali mai avvenute e all’emissione di fatture false.
L’operazione, frutto della collaborazione tra la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona e le Fiamme Gialle, ha sgominato un sistema criminale che ha visto coinvolti imprenditori italiani e cinesi. Le società interessate, la cui attività illecita era gestita con estrema rapidità, hanno emesso fatture fittizie per un miliardo e 700 milioni di euro in soli due anni.
I provvedimenti eseguiti al momento includono il sequestro di conti correnti bancari, autovetture di pregio, denaro contante, beni di valore ed unità immobiliari, con 34 decreti di sequestro preventivo d’urgenza emessi dalla Procura della Repubblica di Ancona. Inoltre, sono stati bloccati più di 1569 conti bancari ed eseguiti oltre 30 provvedimenti di perquisizione in varie aree, sparse sul territorio nazionale dalla Lombardia a Firenze, fino a Padova e Ragusa.
Cosa può dirci dell’indagine condotta?
«L’ indagine è nata dall’attività condotta dai colleghi di Senigallia su dei laboratori di tessuti cinesi. Tracciando il sistema delle fatturazioni false abbiamo scoperto l’ammanco di 350 milioni IVA versata allo Stato. Questi soggetti cinesi hanno aperto società fittizie cinesi ad una velocità spaventosa perché il nostro ordinamento da la possibilità di potere costituire una società anche con dei piccoli capitali. Così attraverso la costituzione di queste società fantasma avevano creato un circuito di operazioni inesistenti con pagamenti destinati in Cina che rimbalzavano su conti italiani. La prima operazione che abbiamo portato avanti risale al 2021 ma non si sono fermati ed hanno continuato perché era un business illegale troppo redditizio. Abbiamo sequestrati anche un 1 milione in contanti».
Ci sono legami con le mafie italiane?
«Degli 85 soggetti coinvolti, sia italiani che cinesi, al momento non emergono collegamenti con mafie autoctone ma certamente era un sodalizio criminale che ha coinvolto soggetti su tutto il territorio nazionale tra cui diverse “teste di legno” con ruoli minori rispetto ai principali indagati per cui ancora non sono state emesse ordinanze di custodia cautelare.Per quanto riguarda la mafia cinese nel nostro stato non è riconosciuta»
Torneranno indietro questi soldi?
«Non sarà facile rintracciare il denaro finito in Cina, i 350 milioni di IVA sono stati persi subito mentre gli altri sono stati trasferiti in banche cinesi con le quali non c’è collaborazione e forse come spesso accade verrano rinvestiti in Italia con il sistema del riciclaggio, comprando immobili visto, che hanno all’attivo un flusso di 2 miliardi di euro. Noi stiamo eseguendo sequestri patrimoniali per recuperare quanto più possibile, infatti come le ho anticipato abbiamo sequestrato anche 1 milione di euro in contanti oggi».