In mancanza di firme, più che Tsipras sarà Sel
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In mancanza di firme, più che Tsipras sarà Sel

Pronto il “trucco": Sel potrebbe presentare il simbolo magari con la scritta Tsipras a caratteri cubitali. Così il partito di Vendola cerca di rubare voti all'ala sinistra del Pd scontenta di Matteo Renzi

Contrordine compagni: i candidati della lista Tsipras potrebbero presentarsi alle elezioni europee dentro il simbolo di Sel. Magari con il nome del leader della sinistra greca più grande e quello del partito di Nichi Vendola più piccolo. Così, con lo scudo di un simbolo di partito, non ci sarà più bisogno di raccogliere le firme: 150.000, e soprattutto 3000 per ogni regione, anche nella piccola Val d’Aosta, dove la lista Tsipras vanta diversi candidati no-Tav. Questo è il piano di riserva che si nasconde dietro l’indignazione e le grida di dolore per le regole ferree imposte dalla legge esternate dai garanti della lista, con in testa la firma di «la Repubblica» Barbara Spinelli, a Laura Boldrini.

Ma la presidente della Camera non ha potuto che ribadire: la legge è questa, la si può solo cambiare. Cosa poteva rispondere la terza carica dello Stato, seppur proveniente dalle liste di Sel? Eppure il salva «Tsipras» è stato persino invocato da un costituzionalista come Gustavo Zagrebelsky, uno che tanto per non venir meno al suo anelito per il rispetto della legalità e delle regole era in prima fila a invocare l’applicazione retroattiva della legge Severino per Silvio Berlusconi. Ma nonostante tanta indignazione e tanti «avocati» di lustro, i sogni di gloria della sinistra radicale di casa nostra che ritenta la carta della sopravvivenza sotto il nome del leader greco di Syriza Alexis Tsipras, come fosse un novello Che Guevara della guerriglia contro l’austerità europea, rischiano di finire nell’ennesimo flop.

Non lo dicono gli avversari di destra, ma gli stessi elettori di sinistra e militanti che lasciano commenti sulla rete, persino sul sito di Sel, non esattamente entusiasti. «Mi ricorda tanto un Ingroia 2», ovvero il fiasco della lista Rivoluzione civile; «Fate la fine dell’Arcobaleno», il cartello della sinistra estrema unita che non guadagnò neppure un seggio in parlamento nel 2008; «Ma almeno uno come Casarini ce lo potevate risparmiare!»; «Ma quanto voti ha sul territorio la Spinelli?». Non esattamente musica per le orecchie di tanti nomi illustri della sinistra radicale di casa nostra che ha visto nell’operazione Tsipras «un ritorno della sinistra di classe», come ha esultato Fausto Bertinotti, dopo mesi di silenzio.

Tra coloro che hanno benedetto la lista non poteva mancare Stefano Rodotà. Eppure tra i candidati c’è di tutto: si va dal no global Luca Casarini, noto per il drammatico G8 di Genova (presenza che ha causato la protesta e l’abbandono della lista da parte di Paolo Flores D’Arcais e Andrea Camilleri), a Curzio Maltese, altra firma di «La Repubblica», a numerosi esponenti  no-Tav o no-Muos (il sistema di comunicazioni satellitari della Marina Usa in Sicilia), a economisti come Mauro Gallegati, un tempo il più ascoltato di Beppe Grillo, allo scrittore Ermanno Rea. Una sorta di armata Brancaleone, intellettuali, no global e centro sociali.

Saranno tutti ad ascoltare il loro novello eroe, l’ennesimo della sinistra radicale italiana, maestra di esterofilia, il 3 aprile a Palermo. Con questa unica tappa italiana Tipras ripagherà l’entusiasmo dei suoi supporter. Sarà interessante vedere quali panni il giovane e furbo leader di Syriza per l’occasione indosserà, visto che è più moderato in patria che all’estero (vedi Panorama n.12 «Enigma Tsipras». Il leader greco per la sinistra europea sfiderà per la presidenza della Ue Martin Shulz (Pse) e Jean Claude Juncker (Ppe). Nella corsa molto probabilmente arriverà terzo, ma intanto se la gioca, come un «Pippo Civati» (terzo alle primarie pd) in salsa europea. E soprattutto incassa la pubblicità  che la sinistra radicale italiana gli sta facendo. Con obiettivi che di europeo non hanno in realtà molto: il problema di Sel è contarsi, in vista delle elezioni politiche dove l’Italicum obbliga il partito di Vendola ad allearsi con il Pd di quel Matteo Renzi contro il quale sarà fatta la campagna elettorale delle europee.

Sel vuol togliere voti al Pd per sopravvivere. La parola d’ordine sarà: Renzi è uguale a Berlusconi. Per questo è un fatto di vita o di morte superare l’asticella del 4 per cento per poter aver seggi in Europa e farli valere soprattutto in Italia. Ma per ora Tsipras il miracolo non lo ha fatto: secondo alcuni sondaggi la lista con il suo nome è addirittura al 2,9 per cento. E se dovesse confluire nel simbolo di Sel, il rischio potrebbe essere maggiore. Anche perché a quel punto uscendo allo scoperto il partito di Vendola renderebbe ancora più chiara una eventuale sconfitta.      

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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