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Egitto, strage di cristiani copti su un autobus

Almeno 26 i morti. L'agguato compiuto da 10 uomini sulla strada verso il monastero di Anba Samuel, a 220 km dal Cairo

Un attacco a un autobus nel quale viaggiavano cristiani copti ha provocato almeno 26 morti in Egitto.

Il luogo preciso è al-Idwah, nel governatorato di Minya, a 220 km a sud del Cairo.

L’autobus era diretto al monastero di Anba Samuel, vicino a Maghagha.
Secondo l'ex portavoce della chiesa copta ortodossa, Anaba Ermya i morti sarebbero invece 35. Tra le vittime anche molti bambini.

L’agguato è stato condotto da un gruppo di uomini - una decina - armati di mitragliatrici.

Secondo le informazioni riportate dai media egiziani, gli assassini vestivano uniformi militari e sono arrivati sul posto su tre auto fuoristrada, sparando indiscriminatamente su un'automobile, l'autobus e un camion. 

Il convoglio, che trasportava sia fedeli che lavoratori era su un tratto di strada sterrato nel deserto. 


Ci sono anche molti feriti, alcuni dei quali sarebbero gravi. Secondo i media locali, alcuni testimoni hanno dichiarato che uno degli assalitori ha filmato la carneficina con un telefono.

I cristiani copti in Egitto sono stati ripetutamente bersagli di violenza settaria.
L’ultimo grave episodio si è verificato la domenica delle Palme a Alessandria il 9 aprile, causando 44 morti.
L’11 dicembre al Cairo l’Isis aveva fatto esplodere un attentatore suicida provocando la morte di 25 persone.
Dopo il massacro della domenica delle Palme, il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi, aveva dichiarato lo stato di emergenza nel paese.

L'attentato all'autobus con i cristiani copti di venerdì 26 maggio segue una serie di atti contro questa comunità con radici millenarie.
Sono quasi 10 milioni di fedeli, circa il 10% dei 94 milioni di egiziani.

Dalle Primavere Arabe del 2011 e dalla cacciata di Hosni Mubarak, che godeva del sostegno dell'ex patriarca Shenouda III, i copti hanno vissuto in uno stato di crescente tensione che ha avuto il suo apice durante il periodo del governo del presidente islamista, Mohamed Morsi.

Solo dal 2013 vi sono stati una quarantina fra aggressioni di cristiani e attacchi a chiese, in pratica un episodio al mese, con decine di morti.
L'epicentro delle violenze è l'Egitto rurale e in particolare la regione di Minya, il turbolento governatorato con il mix esplosivo di un 35% di popolazione cristiana e un forte radicamento jihadista.

I copti sono una minoranza che ha sempre avuto un ruolo chiave nell'economia e nell'establishment dell'Egitto, anche se molti di loro oggi vivono sotto la soglia di povertà.

Sono cristiani la maggioranza degli orafi e la gran parte degli impiegati nel settore farmaceutico del Paese, così come alcune delle famiglie più ricche dell'Egitto come i Sawiris, che controllano il gigante delle telecomunicazioni Orascom.

Dinastie di copti hanno ricoperto incarichi politici di primo piano: un membro della famiglia Boutros Ghali ha sempre fatto parte dei vari governi prima della caduta di Mubarak e un suo esponente, Boutros Boutros Ghali, è stato ministro degli Esteri prima di diventare segretario dell'Onu.

Egitto cristiani copti
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Il monastero di San Samuele confessore in Egitto: i cristiani copti massacrati sull'autobus il 26 maggio 2017 stavano andando a pregare qui.

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