Taglio dei tassi e quantitative easing: perché piace la doppia mossa di Draghi
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Economia

Taglio dei tassi e quantitative easing: perché piace la doppia mossa di Draghi

Sforbiciata di dieci punti base e acquisto di titoli. La Bce ha mostrato i muscoli. Ora si attendono gli effetti sui mercati

Il bazooka di Mario Draghi è qui. La Banca centrale europea (Bce) ha deciso di acquistare titoli cartolarizzati, in una sorta di Quantitative Easing (QE) in salsa europea. Guai infatti a chiamarlo così, come ha detto Draghi durante le conferenza stampa. Non solo, dato che è giunto anche un taglio netto, deciso, di 10 punti base, su tutti e tre i tassi d’interesse. Sono queste le misure che ha deciso il Consiglio direttivo della Bce per far fronte all’attuale congiuntura economica. Mario Draghi aveva un obbligo, quello di non tradire la fiducia degli investitori. Per farlo, date le grandi aspettative, doveva fare qualcosa. E lo ha fatto.

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Poco prima della decisioni sui tassi era arrivata un’indiscrezione choc. Secondo fonti della Reuters il Consiglio direttivo della Bce sta pensando a un intervento su Asset-backed security (titoli cartolarizzati, o Abs) e covered bond per un controvalore di 500 miliardi di euro. “Se ne sta discutendo”, spiegava una fonte interna all’agenzia di stampa. L’indiscrezione si è trasformata in realtà. Eppure, il consensus delle banche d’investimento era sicuro: prima di qualsiasi azione occorre studiare il mercato europeo delle cartolarizzazioni, cosa che l’Eurotower sta facendo insieme al nuovo consulente, BlackRock. E invece, l’analisi è a uno stadio abbastanza avanzato da permettere un’azione.

La decisione di Draghi ha colto di sorpresa quasi tutti gli operatori. La sforbiciata di 10 punti base è arrivata sul tasso di riferimento, portato a quota 0,05%, sul tasso marginal lending facility, ora allo 0,30%, e sul tasso sui depositi, ora al -0,20 per cento. Mai nella storia della Bce il costo del denaro è stato così basso. L’obiettivo di Draghi è quello di garantire un ritorno alla normalità dei canali di trasmissione della politica monetaria, in modo da migliorare l’accesso al credito delle imprese nella zona euro periferica. In pochi avevano previsto questa azione: BNP Paribas, Nomura, Royal Bank of Scotland. Nel complesso, il sondaggio condotto da Reuters fra gli investitori istituzionali prima del meeting della Bce aveva evidenziato che solo 4 soggetti su 47 ritenevano possibile ciò che poi è avvenuto in realtà.

Ma la sorpresa maggiore è arrivata sull’inizio del programma di acquisto di Abs. Ancora meno operatori si sarebbero aspettati una soluzione del genere, specie in questo preciso momento. Uno di questi era J.P. Morgan, che aveva stupito tutti pronosticando l’annuncio di un piano di acquisto di Abs, per un controvalore di 40 miliardi di euro. Per ora non ci sono ancora cifre, perché saranno fornite in quel di ottobre, come ha ricordato Draghi. Prima c’è l’urgenza di capire quanto occorre comprare. E prima ancora c’era la necessità di fornire ai mercati finanziari indicazioni prospettiche precise.

Questa scelta è stata presa sulla base di ragioni diverse. La ripresa dell’area euro, ha ricordato Draghi nella conferenza stampa, è ancora fragile e disomogenea. Poi, c’è lo spettro del calo generale dell’indice dei prezzi al consumo, cioè la deflazione. Una malattia che spaventa, dato che dopo aver contagiato l’area euro periferica sta ora contagiando anche il cuore. La Bce ha infatti dovuto riveder al ribasso le proprie stime sull’inflazione per i prossimi anni. Ma il taglio dei tassi è figlio anche della persistente debolezza del sistema bancario, ancora impegnato in un deleveraging che è lungi dall’essere terminato.

E poi c’è l’altra ragione, forse quella più genuina, che esula dai discorsi di politica monetaria e dalla congiuntura. Negli ultimi tre mesi, compreso durante il simposio di Jackson Hole, Draghi ha lanciato precisi segnali agli investitori internazionali. Prima con il lancio delle aste di rifinanziamento a lungo termine (Targeted longer-term refinancing operation, o Tltro) con un obiettivo preciso, quello di garantire un maggior flusso di prestiti bancari verso il settore privato. Poi, con il discorso di Jackson Hole, nel quale ha ricordato alla comunità finanziaria che la rete di protezione della Bce è ancora forte e pronta a esserlo ancora di più. Non agire avrebbe innervosito troppi.

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La reazione degli operatori alla decisione a sorpresa di Draghi è stata repentina. L’euro, nel cambio contro il dollaro, ha raggiunto il minimo livello degli ultimi 14 mesi dopo l’annuncio, a quota 1,3036. E sul mercato azionario, l’euforia è stata molta, sia nel cuore sia nella periferia della zona euro. Per ora il rapporto fra Draghi e i mercati non è compromesso.

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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