Domande e risposte su Papa Bergoglio - FAQ
ANSA / MAURIZIO BRAMBATTI
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Domande e risposte su Papa Bergoglio - FAQ

È vero che ha collaborato con la dittatura argentina? È conservatore o progressista? Perché ha scelto il nome Francesco? Perché non è mai stato nominato prima un pontefice gesuita? Tutte le curiosità sul nuovo vicario di Cristo

È vero che Bergoglio ha collaborato con la dittatura argentina?
La presunta collaborazione del nuovo papa Francesco I con la giunta militare dal 1976 al 1983, denunciata in Argentina da associazioni dei diritti umani come la Madres de Plaza de Mayo, risale al periodo in cui Bergoglio era Preposito provinciale della Compagnia di Gesù di Buenos Aires. Secondo un’inchiesta del giornalista Horacio Verbitsky, che è venuto in possesso di una lettera inviata dal gesuita Orlando Yorio all’Assistente Generale della Compagnia nel 1977,  il futuro pontefice avrebbe denunciato ai militari due gesuiti locali, lo stesso Orlando Iorio (ora scomparso) e Francisco Jalics (che vive in Germania), molto impegnati allora nell’attività a sostegno dei poveri delle favelas che il regime militare guardava con sospetto. Prima di essere liberati alla fine del 1976, anche su pressione della Chiesa locale, i due gesuiti furono costretti cinque mesi nella famigerata Escuela Mecanica de la Armada (Esma), uno dei principali centri di detenzione clandestina e tortura del Paese. Nel libro El Gesuita del 2010, Bergoglio - che nella sua attività pastorale ha sempre cercato di tenere la Chiesa locale e la Compagnia fuori dalla contesa politica - spiegò: «Non ho mai creduto che i due fossero coinvolti in attività sovversive come sostenevano i suoi persecutori. Ma per la loro stretta relazione con alcuni parroci delle zone più povere della città, i due erano diventati prede della caccia alle streghe che si scatenò in quel periodo. La stessa notte in cui venni a sapere del loro sequestro mi attivai subito. E se ho incontrato due volte con (il dittatore) Videla e due volte (il capo delle Forze Armate) Massera fu per chiedere la loro liberazione». Ottenendola cinque mesi più tardi.

Il Papa Bergoglio è conservatore o progressista?
Il cardinale Bergoglio, che viveva in un modesto appartamento ricavato dal lussuoso arcivescovato di Buenos Aires e si muoveva per la città con i mezzi pubblici, è sempre stato vicino ai poveri, agli ultimi, alla «schiuma della terra», contrario a un’idea di Chiesa come un corpo separato dalla società e vicina al potere temporale. Sul piano sociale Bergoglio è certamente più vicino ai «progressisti», anche se non è mai stato indulgente nei confronti delle teorie della Teologia della Liberazione: «In questa città (Buenos Aires) - disse una volta Bergoglio - si sfruttano i lavoratori in laboratori clandestini, e se sono migranti li si obbliga a una condizione di schiavitù. In questa città ci sono bambini costretti a vivere in strada da anni. (...) Si costringono donne e bambini all’uso e all’abuso del loro corpo». Sul piano dei diritti individuali e civili, Bergoglio è invece stato un vescovo più tradizionale, contrario ai matrimoni gay approvati in Argentina dalla presidenta peronista Cristina Kirchner, il cui freddo messaggio di felicitazioni dopo la sua elezione appare più come un atto dovuto che una autentica  mano tesa nei confronti di un uomo di Chiesa che è stato negli anni dei Kirchner - Nestor e Cristina - la più ascoltata  voce di opposizione del Paese.

Perché ha scelto di chiamarsi Francesco?  
Il nome scelto dal successore di Benedetto XVI non delinea solo una preferenza, ma anche un’indicazione di come sarà il suo pontificato. In linea con la storia personale di un gesuita austero che ha sempre coltivato il basso profilo e sostenuto un’idea di  Chiesa più vicina agli ultimi e meno alle stanze del potere. L’abitudine di scegliere e cambiare il proprio nome, una volta assurti al soglio di Pietro, si è imposta nella storia della Chiesa solo dopo l’anno mille per ricordare a tutti i fedeli che l’elezione a Papa è come rinascere a una nuova  vita. Come omaggio a San Francesco, simbolo del suo pontificato, Bergoglio ha indossato durante il saluto ai fedeli una croce di ferro e non d’oro.

Perché non c’è mai stato finora un Papa gesuita?
Il principale voto fatto dai gesuiti, oltre a quello di povertà, castità ed obbedienza, è quello di «mutuo servizio al Santo Padre». In pratica i gesuiti - il più potente e colto degli ordini ecclesiastici, cacciati alla fine del 700 dai principali Paesi europei - sono stati spesso accusati, fino a Francesco I, di rispondere direttamente solo agli ordini firmati dal Papa, scavalcando tutte le gerarchie ecclesiastiche della curia con cui i gesuiti sono spesso entrati in frizione. Se considerate la Chiesa come una piramide, dove ogni singolo prete rappresentasse un piccolo mattone di una costruzione mastodontica, la cui punta è il Santo Padre, i gesuiti non sono mattoni, ma satelliti che ruotano solo attorno alla punta. È chiaro che questo abbia suscitato in passato diffidenza e invidie. Ed è così spiegato il motivo delle tesi complottistiche di queste ore: la «cospirazione gesuitica» (con il «papa nero» nel  ruolo di oppositore occulto del pontefice) è ormai un classico delle  suggestioni fantapolitiche e dell’immaginario apocalittico di parti della Chiesa. Che la frase biblica pronunciata dal nuovo pontefice «Vengo dalla fine del mondo» non ha infatti mancato di di rinfocolare.  Rispondendo direttamente al Papa, e non potendo almeno in passato assurgere a questa carica, i gesuiti nominano inoltre un capo della Congregazione chiamato appunto il «Papa Nero» che è stato spesso considerato dagli altri prelati quasi come una controparte "capovolta" del potere ufficiale. Oggi i gesuiti nel mondo sono 21mila e sono spesso additati come i più raffinati e preparati detentori del Sapere teologico, filosofico e politico della Chiesa.

(Paolo Papi)

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