Davide Bifolco e le mille domande
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Davide Bifolco e le mille domande

Dalla sparatoria all'arresto di Arturo Equabile; la cronaca di una vicenda ricca di dubbi e bugie

Arrestato. E' durata tredici giorni la caccia ad Arturo Equabile, il latitante di 24 anni che i carabinieri cercarono di bloccare la sera in cui, al termine di un inseguimento nel Rione Traiano, zona periferica di Napoli, morìDavide Bifolco per un colpo di pistola sparato da un carabiniere.

Equabile, il latitante che la notte del 5 settembre si trovava a bordo dello scooter assieme a Davide Bifolco è stato fermato ieri sera dai carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli. Al momento dell’arresto era seduto davanti ad un bar di Casoria, comune alle porte del capoluogo, in compagnia di un amico che è stato denunciato per favoreggiamento. Equabile, quando ha visto i carabinieri, non ha opposto resistenza. Solo pochi giorni fa al microfono della trasmissione “Quarto grado”, Arturo Equabile disse: "Dovevo esserci io al posto di Davide Bifolco. Quella sera il carabiniere aveva intenzione di sparare. Aveva in testa di uccidere, non di mettermi le manette e portarmi in carcere". Adesso, l’ex latitante, è rinchiuso in una cella del carcere di Poggioreale. Ma sulla sua presenza a bordo dello scooter in quella drammatica notte, sembra esserci un "giallo".  

La notte del 5 settembre: Rione Traiano, Napoli
E’ piena notte tre ragazzi sullo stesso scooter, senza casco, percorrono la strada tra viale Traiano e via Cinthia, a Napoli. In quella zona c’è una pattuglia dei carabinieri. Uno di loro viene riconosciuto come chi aveva violato i domiciliari dal febbraio 2014 ed è latitante da sette mesi. Viene intimato l'alt dai militari dell’Arma, ma i tre non si fermano. Inizia l'inseguimento, durante il quale parte un colpo. Sull’asfalto, morto sul colpo, c’è il corpo di Davide Bifolco, diciassette anni.

La ricostruzione dei Carabinieri
Secondo la ricostruzione dei Carabinieri, il colpo mortale è partito in maniera accidentale dalla pistola d'ordinanza del militare. Il primo ad essere riconosciuto dai militari è proprio il latitante Arturo Equabile. gli doveva essere notificato un aggravamento dei domiciliari. Durante l'inseguimento, i tre hanno improvvisamente rallentato la marcia e hanno urtato l'auto dei militari. Sono caduti a terra. Uno di loro, il latitante Equabile, è fuggito a piedi. Sono stati, invece, bloccati gli altri due che erano sullo scooter: Davide Bifolco e Salvatore Triunfo, 18 anni. Dopo il ferimento, Davide è stato soccorso e trasportato all'ospedale San Paolo ma non c'è stato nulla da fare.

Le dichiarazioni di Triunfo
Due versioni decisamente contrastanti. Due storie diverse, quelle sulla morte di Davide Bifolco. E cioe': ferito a morte da un colpo partito accidentalmente da una pistola d'ordinanza, secondo i carabinieri. E invece: speronato e poi ucciso con un colpo sparato ad altezza uomo, al cuore, secondo la famiglia che parla, dunque, di omicidio
''Eravamo in tre, il motorino era senza assicurazione ed eravamo senza casco. L'auto dei carabinieri ci ha tamponato e fatti cadere, il ragazzo che guidava è scappato, io sono rimasto a terra e Davide si è alzato. Il carabiniere gli ha sparato direttamente alle spalle, non ha sparato in alto: un solo colpo e l'ha ucciso. E con lui a terra, li ho sentiti ridere''. Questa la testimonianza di Salvatore Triunfo, pregiudicato, con numerosi precedenti per furto e danneggiamento.

I testimoni e la ricostruzione della famiglia
La famiglia Bifolco, invece, con amici testimoni chiamano in causa altro. I tre non si sono fermati all'alt dei carabinieri per paura, visto che lo scooter non era assicurato. Sono stati inseguiti, già a partire da via Romolo e Remo. Un'auto dei carabinieri, pur di bloccarli, si è immessa in un'altra strada e, proveniente dal senso opposto, ha speronato lo scooter. I tre sono caduti. Il latitante è scappato a piedi mentre, secondo amici dello stesso Davide che erano su un altro scooter accanto a lui, il carabiniere ha puntato l'arma ad altezza uomo e non in aria e ha sparato. Davide, già gravemente ferito, è stato ammanettato con la faccia riversa nella terra dell'aiuola. Secondo la famiglia è morto quasi immediatamente dopo il colpo, sicuramente prima di arrivare in ospedale.

Le polemiche e le proteste
Dopo la morte di Davide, nel quartiere è scoppiata una durissima protesta con lancio di oggetti e sassi contro le forze dell'ordine: danneggiate sei auto dei carabinieri e due della polizia; due militari sono rimasti leggermente contusi. Sul posto, a circa venti metri dal luogo dell'incidente, è stata anche ritrovata una pistola che, appena ritrovata, non si riesce a capire con certezza se abbia relazione o meno con quanto accaduto.


L'autopsia
Un unico proiettile, con traiettoria dall'alto verso il basso, entrato dal petto e uscito dalla schiena. Sono le prime conclusioni dell'autopsia e dell'esame balistico eseguiti al Policlinico di Napoli sul cadavere di Davide. Si tratta di un elemento importante per l'inchiesta condotta dalla Procura di Napoli che deve dipanare una serie di punti controversi e soprattutto fare i conti con versioni contrastanti sulla dinamica dell'evento. "Ho assistito insieme con i consulenti all'esame esterno del cadavere. Sono sereno - ha affermato Anselmo , legale dei familiari della vittima - perchè per la prima volta noto con soddisfazione che, a differenza di altre situazioni, vi è un totale accordo tra i consulenti: l'esame ha evidenziato il foro d'entrata del proiettile in petto e il foro d'uscita alla schiena. Questo elemento e il risultato della Tac di ieri sono punti di partenza molto solidi per le successive indagini. Ritengo - ha aggiunto il legale - assolutamente prematuro e completamente sbagliato trarre conclusioni a conferma o a smentita delle varie tesi". Sicuramente gli accertamenti escludono una delle ricostruzioni fornite da alcuni testi, quella secondo cui il militare avrebbe puntato l'arma contro Davide mentre il giovane stava scappando. Gli inquirenti - il procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso e il pm Manuela Persico - dovranno stabilire se l'esito degli esami, come pare da una prima "lettura" degli elementi tecnici, sia compatibile con le spiegazioni fornite dal carabiniere indagato. Questi ha riferito che mentre teneva per un braccio l'amico di Davide, Salvatore Triunfo, gli è partito accidentalmente un colpo che ha raggiunto Davide mentre questi, caduto dallo scooter, era per terra e tentava di rialzarsi.

Il funerale e le proteste degli antagonisti a Pisa
La bara con il corpo di Davide Bifolco arriva nella camera ardente allestita nel teatro della chiesa della Medaglia miracolosa, al rione Traiano, a Napoli il 11 settembre. Applausi e lacrime hanno accolto il suo arrivo, mentre le serrande dei negozi sono state abbassate in segno di lutto. Il giorno successivo viene celebrato il funerale. In chiesa, alcuni amici di Davide hanno percorso la navata in ginocchio: lo stesso rito che seguono il lunedì in Albis i pellegrini che a piedi si recano dal Napoletano al Santuario della Madonna dell'Arco, nella zona vesuviana. Tra le tante persone comuni che hanno voluto testimoniare la propria vicinanza alla famiglia, durante il funerale, anche Antonella Leardi, la mamma del tifoso napoletano Ciro Esposito, morto dopo due mesi di agonia per le ferite subite a Roma prima della finale di Coppa Italia. All'uscita dalla chiesa il feretro è stato accolto da un lungo applauso, quindi il lancio di palloncini bianchi ed azzurri. Poi un lungo corteo, aperto da tanti ragazzi con t-shirt bianche con le foto di Davide, che si è snodato lungo le strade del rione. I giovani hanno urlato: ''Giustizia, giustizia''. Una lunga 'via crucis' da un isolato all'altro di un quartiere che da anni attende il riscatto, per esprimere un dolore che appare essere incontenibile. Intanto a Pisa, una sessantina di giovani dell'area antagonista hanno organizzato un presidio davanti al teatro Verdi di PISA, durante la consegna della cittadinanza onoraria all'Arma dei carabinieri. La protesta è stata organizzata per la vicenda di Davide. I giovani hanno scandito slogan ed esposto striscioni con le scritte ''L'unica sicurezza è una città per tutti. Accidentalmente Acab''

L’arresto del latitante
Arturo Equabile, viene arrestato la sera del 18 settembre dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli. E’ in un bar di Casoria con un amico. L’ex latitante, si era recato nel comune alle porte di Napoli, probabilmente per incontrare una ragazza con la quale intrattiene una relazione da alcune settimane. Equabile era latitante dal febbraio scorso dopo essere evaso dai domiciliari dove era in attesa di essere giudicato per furto.

Il giallo del “terzo” uomo
''Davide non ha mai avuto una moto. Lo scooter che è stato sequestrato è di colore grigio scuro ed è di proprietà di Salvatore Triunfo, uno dei ragazzi che si trovavano sul mezzo''. E’ Gianluca Muro, il portavoce della famiglia di Davide, per sottolineare che Arturo Equabile, il latitante arrestato ieri ''non poteva trovarsi su una moto di Davide visto che lui non aveva nessuno scooter''. Secondo Muro ''è possibile fare subito un riscontro visto che la moto è sequestrata. Si può accertare il particolare della proprietà ma anche il fatto che su quella moto, che Davide non guidava, il ragazzo non era con Equabile ma con un altro giovane. Basterebbe verificare le impronte digitali. E del resto lo stesso Equabile in interviste televisive ha detto che lui su quella moto non c'era''. Lo stesso Muro spiega di aver telefonato al figlio, la notte della morte di Davide, chiedendogli di sollecitare Vincenzo Ambrosio a dichiarare di essere lui il terzo ragazzo che si trovava sulla moto.

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Nadia Francalacci