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(Ansa)
Dal Mondo

I turchi hanno catturato il capo dell'Isis; anzi, no

Ieri l'annuncio dell'arresto di Abu al-Hassan al-Qurayshi, poi solo il silenzio che fa sorgere mille dubbi

Sono passate 24 ore dall’annuncio del sito internet turco OdaTv nel quale si raccontava che a Istanbul sarebbe stato catturato il nuovo califfo dell’Isis Abu al-Hassan al-Qurayshi. La notizia ripresa da Bloomberg ha fatto il giro del mondo, tuttavia, il governo turco così come il Pentagono non hanno ancora confermato la notizia. Lo stesso ha fatto lo Stato islamico che non ha detto nulla sui suoi canali di riferimento e nemmeno sulla sua rivista ufficiale rivista Al-Naba che viene diffusa ogni giovedì notte.

Del successore di Abu Ibrahim al-Hashimi al-Quraishiche si era fatto esplodere mentre le forze speciali americane si avvicinavano al suo nascondiglio nel villaggio di Āţimah (Siria) lo scorso 3 febbraio, si sa pochissimo e non esistono delle fotografie. Anche sulla sua identità ci sono teorie diverse; secondo due anonimi funzionari della sicurezza irachena che avevano parlato protetti dall’anonimato con l’agenzia Reuters, il vero nome di Abu al-Hassan al-Qurayshi è Juma Awad al-Badri, e sarebbe il fratello maggiore dell'ex leader dell'Isia Abu Bakr al-Baghdadi, mentre altre fonti hanno dichiarato che Abu al-Hassan al-Qurayshi sarebbe l’iracheno Zaid al-Iraqi e sarebbe stato l'emiro del Diwan of Education, il settore educativo nei territori dell'Isis. Per tornare a quanto dichiarato da “OdaTv”, Abu al-Hassan al-Qurayshi sarebbe stato catturato senza sparare un solo colpo dagli uomini dell'antiterrorismo e dal Millî İstihbarat Teşkilâtı (MIT) i servizi segreti turchi. Secondo quanto riferito ieri «da mesi l'uomo era sotto sorveglianza da parte dell’intelligence» e se la notizia fosse confermata, si tratterebbe del primo leader dello Stato islamico ad essere catturato vivo.

Fin qui la cronaca di giornata che mostra qualche lato poco chiaro: secondo le stesse fonti anonime all’interno del governo di Ankara che hanno parlato al sito web turco, il presidente Recep Tayyip Erdogan sarebbe stato informato della cattura di Abu al-Hassan al-Qurayshi ma «dovrebbe annunciarla ufficialmente nei prossimi giorni». Perché?

Si fa fatica a capire come un Paese come la Turchia ritenuta (a giusta ragione) di aver fatto affari con lo Stato islamico e di aver consentito a migliaia di combattenti stranieri di entrare in Siria attraverso i suoi confini - e che oggi cerca in tutti i modi di allontanare questi sospetti e che cerca di ottenere una nuova centralità muovendosi a tutto campo nella guerra in Ucraina - non organizzi una conferenza stampa nella quale mostrare il volto di Abu al-Hassan al-Qurayshi che era stato nominato califfo lo scorso 10 marzo? Questo è accaduto per le uccisioni di Osama Bin Laden, per Abu Bakr al-Baghdadi e Abu Ibrahim al-Hashimi al-Quraishi. Appare poi improbabile che il leader dell’Isis vivesse in Turchia visto che per i capi delle organizzazioni terroristiche, e quelle mafiose, il controllo del territorio è fondamentale. Anche la circostanza che dice che Abu al-Hassan al-Qurayshi sarebbe stato catturato senza sparare un colpo appare francamente poco credibile visto che tutti i capi jihadisti indossano il classico giubbotto esplosivo che azionano quando si trovano in pericolo.

Forse i turchi ieri hanno davvero catturato una personalità dell’Isis; magari si tratta di qualcuno che si occupa delle finanze visto che i soldi dello Stato islamico sono nelle banche turche come noto da tempo, ma il nuovo califfo dello Stato islamico se ne sta prudentemente nel “Siraq”, però saremmo felici di essere smentiti. Infine mentre scriviamo l’Africa è martoriata dagli attacchi dell’Isis. In Burkina Faso gli attacchi mortali attribuiti a jihadisti armati contro civili e militari si sono moltiplicati nelle ultime settimane e l'ultimo ha provocato la morte di circa 50 civili nell'est del Paese. Secondo African News; «Questo attacco, compiuto mercoledì contro il comune di Madjoari, che conta tra i 15 ei 20.000 abitanti, ma annunciato giovedì, è il più sanguinoso da quello perpetrato quasi un anno fa a Solhan, nel nord-est, che ha ucciso 132 persone».

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Stefano Piazza