Congo
(A. Huguet, Getty Images)
Dal Mondo

Gli interrogativi attorno alla missione in Congo dell'ambasciatore Attanasio

Quanti uomini scortavano Attanasio? Chi ha organizzato la missione? Perché la polizia locale non sapeva nulla? Perché l'ambasciatore viaggiava su di un auto non blindata?

Dubbi, perplessità, lati oscuri. Ci sono alcune domande che restano senza risposta sulla dinamica dell'assalto al convoglio Onu costato la vita all'ambasciatore italiano Luca Attanasio e al Carabiniere Vittorio Iacobacci. Le notizie che arrivano dal Congo sono ancora poche e mancano diversi dettagli importanti per capire cosa sia successo, chi sia stato e perché.

Ci sono però delle cose sicure da cui partire nell'analisi: che la zona dove è avvenuto l'assalto sia ad alto rischio lo dimostrano i recenti tentativi di rapimento verso altri cittadini europei ma anche l'uccisione di 6 guide del Virunga National Park, lo scorso 10 gennaio, sempre da parte di non meglio precisati gruppi armati.

Con queste premesse è evidente che il livello di sicurezza del convoglio Onu con a bordo il nostro diplomatico dovesse essere adeguato al luogo ed al momento. Purtroppo però alcune voci arrivate da quella parte dell'Africa farebbero pensare ad una gestione non ottimale in tutta la vicenda della sicurezza.

Non è chiaro ad esempio, oltre al carabiniere rimasto ucciso, quanti altri uomini armati facevano da scorta ad Attanasio. Ma è forte il sospetto che nessun casco blu o altro uomo delle forze di sicurezza dell'Onu fosse assieme a Vittorio Iacobacci che si sarebbe quindi trovato solo contro gli assalitori, sicuramente più numerosi e meglio armati. A quel punto i 6 terroristi hanno avuto gioco facile nel portare i tre uomini (Attanasio, Iacobacci ed il loro autista) nella foresta prima del conflitto a fuoco con la Polizia sopraggiunta sul posto, un conflitto a fuoco costato la vita ai due italiani

Un altro dettaglio poi confermerebbe le lacune nel sistema di sicurezza scelto per la missione. Le foto scattate sul luogo dell'agguato infatti mostrano il veicolo su cui viaggiavano i due italiani con i vetri rotti dai proiettili. La conferma visiva che si trattava quindi di un veicolo normale, non blindato. Una scelta, quella di utilizzare un fuoristrada meno sicuro, che potrebbe essere stata fatale come afferma Claudio Moruzzi Security Manager da anni in attivo nell'Africa subsahariana attualmente in Niger: «In una zona a rischio rapimenti (ultimo avvenuto apparentemente nel Maggio 2018 a danno di inglesi), e dove la povertà è altissima con scontri locali all'ordine del giorno è davvero un rischio enorme, una clamorosa leggerezza, viaggiare a bordo di veicoli non blindati, senza dedicato supporto di sicurezza, logistico, medico e senza un'ottima preparazione su come gestire i possibili eventi. Le foto dell'ambasciatore ferito e trasportato verso l'ospedale su un pick-up cosi come quelle dell'autista su una moto denotano una totale mancanza di applicazione delle norme basilari del primo soccorso in caso di ferite d'arma da fuoco e sono il riassunto di quanto sia andato tutto male. A vedere le immagini la mente torna immediatamente alla Libia ed alle immagini dell'ambasciatore americano Christopher Stevens, ucciso nel 2012 a Bengasi, proprio perché erano state sottovalutate le misure di protezione e sicurezza».

Altre conferme arrivano dalla Polizia congolese rimasta sorpresa dall'assalto avvenuto ad un centinaio di metri da una propria stazione: «Esercito e Polizia erano all'oscuro della visita dell'ambasciatore e dello spostamento…» hanno affermato le autorità militari locali.

Il convoglio preso d'assalto faceva parte della missione Onu Monusco, operazione di peacekeeping che da anni vede sul posto 12mila soldati ma durante la quale in questo tempo sono rimasti uccisi ben 93 uomini dell'Onu, tra soldati e diplomatici.

Una situazione ad alto, altissimo rischio, in un'area di fatto fuori ogni controllo al punto che secondo gli esperti locali non sarà facile nemmeno capire chi sia l'autore dell'assalto.

Nella zona imperversano gli uomini del Fronte di Liberazione del Ruanda ma anche diverse bande malavitose locali. Chi sia stato a colpire è un mistero. Uno dei tanti di questo assalto.

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