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(Ansa)
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«Biden mostra segni di declino», parola del Wall Street Journal

Secondo fonti ascoltate dal quotidiano, il presidente mostrerebbe segnali di confusione mentale e stanchezza fisica. Un bel guaio per lui nel pieno della campagna elettorale

Che l’età avanzata sia uno dei principali problemi di Joe Biden in vista delle elezioni novembrine, non è certo una novità. A fare nuova luce sulla questione è stato il Wall Street Journal. Il quotidiano conservatore di New York ha infatti sentito numerosi parlamentari ed ex parlamentari sia democratici sia repubblicani che hanno avuto interazioni dirette (e a porte chiuse) con il presidente americano. Ebbene, il quadro complessivo che ne esce non è dei migliori per lui. I vari testimoni hanno raccontato di un Biden dai movimenti particolarmente lenti e che parla con una voce assai flebile. Non solo. Sono stati riportati anche degli episodi di confusione mentale e smemoratezza. “Lo incontravo quando era vicepresidente. Andavo a casa sua”, ha detto al quotidiano l’ex Speaker della Camera, Kevin McCarthy, riferendosi a Biden. “Non è la stessa persona”, ha aggiunto.

Neanche a dirlo, l’articolo del Wall Street Journal ha innescato la reazione piccata del portavoce della Casa Bianca, Andrew Bates. “È un po' sorprendente che il Wall Street Journal abbia pensato che si trattasse di una breaking news, quando i repubblicani del Congresso hanno raccontato loro le stesse false affermazioni che hanno sparso su Fox News per anni, ma è anche indicativo che gli unici individui disposti a diffamare il presidente in questa storia sono gli oppositori politici che hanno paura di usare i loro nomi, al di là di un bugiardo provato”, ha tuonato, riferendosi a McCarthy.

Il punto è che i problemi di salute del presidente stanno diventando sempre più centrali nella campagna per le prossime elezioni. Un sondaggio condotto da Abc News a febbraio rilevava che per l’86% degli americani Biden sarebbe troppo vecchio per un bis alla Casa Bianca. Ricordiamo che il diretto interessato ha al momento 81 anni e che risulta il presidente più anziano al primo mandato della storia americana.

A peggiorare la situazione per lui sta il rapporto investigativo del procuratore speciale Robert Hur, pubblicato a febbraio. Nel documento, Hur ha reso noto di aver deciso di non incriminare Biden sulla questione dei documenti classificati indebitamente trattenuti non per non aver commesso il fatto ma perché, davanti a un uomo “anziano e con scarsa memoria”, i giurati avrebbero probabilmente sollevato il ragionevole dubbio. Nello stesso rapporto, Hur ha, tra l'altro, scritto che Biden “non ricordava quando era vicepresidente, dimenticandosi nel primo giorno del colloquio quando terminò il suo mandato”. Ha inoltre aggiunto che la sua memoria era “significativamente limitata”.

Certo, i sostenitori del presidente hanno dipinto Hur come un trumpista che avrebbe travalicato i confini del suo ruolo per mettere Biden in imbarazzo: d’altronde fu nominato procuratore federale del Maryland proprio da Donald Trump nel 2017. Andrebbe tuttavia anche ricordato che l'incarico di procuratore speciale gli è stato conferito dall’attuale capo del Dipartimento di Giustizia, Merrick Garland (a sua volta designato da Biden nel 2021). Senza trascurare che Hur lavorò al fianco di Rod Rosenstein: il vice procuratore generale che entrò in rotta di collisione con Trump sul caso Russiagate. Insomma, per Biden il nodo dell’età sta diventando sempre più pressante. E il rischio, per lui, è che possa rivelarsi una vulnerabilità ben peggiore dei guai giudiziari del suo rivale.

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Stefano Graziosi