Ghwayran
(Ansa)
Dal Mondo

L'assalto dell'Isis al carcere siriano è una preoccupante prova di forza

Oltre mille gli uomini impegnati per la liberazioni di oltre 1000 jihadisti del califfato. Ed il resto del mondo sta a guardare

Dopo una settimana di combattimenti le milizie curde del Fronte Democratico Siriano (SDF), alleate degli Stati Uniti, sono riuscite nella giornata di mercoledi 26 gennaio 2022 a riprendere il controllo completo della prigione di Ghwayran ad Al-Hasaka (nord est della Siria) assaltata dagli uomini dell’ISIS lo scorso 20 gennaio 2022. Quanti jihadisti hanno attaccato il carcere? Di sicuro non ‹‹un centinaio›› come scritto frettolosamente da alcune testate ma molti di più. A proposito di numeri occorre registrare che dal carcere dove erano detenute almeno 12.000 persone tra le quali c’erano almeno 5.000 miliziani delle bandiere nere (numero per difetto), sono fuggiti più di 1.000 jihadisti e tra loro ci sarebbero figure di spicco dell’organizzazione. Numeri parziali anche sulle vittime dell’assalto; la prima stima parlava di un centinaio ma dai video provenienti dal carcere diffusi per tutta la settimana sui canali Telegram dei simpatizzanti dello Stato islamico, mostrano una realtà ben diversa visto che sono centinaia i corpi ammassati nella stanze del carcere senza contare quelli per le strade della città.

A Ghwayran ad Al-Hasaka intanto continuano anche le perquisizioni nelle case della città alla ricerca di coloro che hanno collaborato all’assalto che è stato pianificato per settimane, anche se c’è chi parla di mesi e di centinaia di persone coinvolte, mentre nessuno sa cosa sia accaduto agli oltre 850 bambini che si trovavano nel carcere e si teme che molti di loro siano stati rapiti dai jihadisti in fuga. Secondo Franco Iacch, analista strategico: ‹‹Non è chiaro se l'assalto alla prigione facesse parte di un'operazione coordinata a livello centrale, quindi programmata per coincidere con un attacco a una base militare nel vicino Iraq o l'azione di una cellula locale dello Stato islamico. Si tratta, in ogni caso, dell’escalation più significativa dell’organizzazione terroristica dalla fine del ciclo fisico del califfato avvenuta nel 2019. L’aumento delle offensive dell'ISIS in tutto il Continente africano negli ultimi mesi conferma che la recrudescenza del terrorismo non si limita ai territori precedentemente governati dall'organizzazione. Lo Stato islamico ha affermato di aver condotto un'operazione “ampia e coordinata” iniziata con l'esplosione di due camion bomba (sarebbe meglio parlare di Monster V-Bied) ai cancelli esterni della prigione siriana di Ghwayran. All’assalto avrebbe partecipato una forza di oltre cento ostili suddivisa in quattro distaccamenti inghimasi ›› (le truppe d'assalto suicide).

L’attacco alla prigione mostra una rinnovata capacità operativa che colpisce ma è paragonabile a quanto a quanto accaduto in passato?

‹‹Sebbene questo non sia il primo tentativo di evasione, crescono le preoccupazioni sul fatto che i tempi e l'audacia dell'attacco siano indicativi della rinnovata forza del gruppo terroristico. Lo scorso anno la Provincia dell'Africa Centrale dello Stato (ISCAP ha certamente ricevuto indicazioni specifiche dal comando centrale ISIS per la pubblicazione dei materiali come per l’attentato di Beni avvenuto il giorno di natale) ha rivendicato 166 attacchi che hanno ucciso oltre 600 persone. Gli attacchi in Africa continuano ad aumentare, dimostrando la priorità del gruppo di espandersi al di fuori dell'Iraq e della Siria. Parliamo comunque di capacità in alcun modo paragonabili a quelle possedute dal gruppo nel 2014 quando riuscì a espandersi territorialmente in Siria ed Iraq. È opportuno rilevare che mentre l'attacco alla prigione di Ghweran potrebbe non avere un impatto immediato sul terreno, simbolicamente è stato qualcosa di eccezionale dal punto di vista profetico e propagandistico. In un messaggio audio diffuso nel settembre del 2019, Abu Bakr al-Baghdadi invitò i suoi seguaci a “sfondare le mura delle carceri e dei campi per liberare i fratelli e le sorelle custodite al loro interno”. Destagionalizzando le operazioni, lo Stato islamico non ha l'urgenza di dare immediato riscontro nel mondo reale ai messaggi della leadership del gruppo. Dal punto di vista propagandistico, invece, l’assalto alla struttura penitenziaria ha rinvigorito i sostenitori dell’ISIS, già eccitati dall’ultimo video dei “cuccioli del califfato” che ha riscosso notevole successo nella comunità pro-ISIS››.

A proposito di questo video in molti si sono lanciati in interpretazioni che tendevano a banalizzarne in messaggio ma la realtà è ben diversa. ‹‹Differenti analisti statunitensi›› - continua Franco Iacch- <<lo hanno bollato come il solito video che mostra delle spregevoli esecuzioni compiute da adolescenti. La diabolica portata di questa produzione, invece, è ben più profonda. Quel video, infatti, è un perfetto esempio di come la morbosa retorica terroristica idealizzi la vita. Non è una produzione concepita per indottrinare i figli di coloro chi vivono in Europa o negli Stati Uniti, ma per colpire la percezione degli strati più poveri della popolazione africana. Il terrorismo si diffonde nelle società frammentate dove il tessuto economico e sociale è distrutto dalla povertà. L'ideologia dello Stato islamico non può essere affrontata e sconfitta con l'artiglieria che conquista e la fanteria che occupa. Siamo in presenza di un prodotto concepito per distorcere la realtà, ma strutturato su esigenze condivise basilari come il trovare del cibo da dare ai propri figli o vestiti puliti. Quel video raffigura il “benessere” che può offrire lo Stato islamico, la “giusta alternativa” alla corruzione degli Stati non governati dalla rigida osservanza della sharia. Un video cha raffigura il "fascino del male": in tale ottica si collocano tutti quegli elementi, molto popolari tra i giovani, inseriti volutamente nel video. Quelle spregevoli esecuzioni, contrariamente a quanto rilevato, sono le sequenze meno interessanti del video››.

Ritornando alla prigione siriana di Ghweran, non ci vorrà molto tempo prima di capire che tipo di slancio darà l’attacco all’insurrezione africana dello Stato islamico. Senza una strategia antiterrorismo che riconosca la nuova frontiera africana dell'organizzazione, l'ISIS è destinata a guadagnare sempre più terreno nel continente. Infine, a proposito di coloro che sono riusciti a fuggire dal carcere siriano il timore è che qualcuno di loro un giorno, salga su un barcone diretto in Europa. Ma piu’ che un timore questa è una certezza.

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Stefano Piazza