liceo classico Visconti
Il liceo classico Ennio Quirino Visconti di Roma (Ansa).
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È uscito Eduscopio, ma la scuola è ben più di una classifica

La Fondazione Agnelli ha appena pubblicato la sua indagine. Eppure valutare un istituto unicamente in base a questa rilevazione non ha molto senso.

Le misurazioni sulla qualità della scuola e dell'insegnamento sono argomenti delicati, mai risolti dalle varie azioni ministeriali e che non vedono mai concordi le parti coinvolte, cioè dirigenti, docenti, alunni, genitori e società civile. Spesso sono discorsi per addetti ai lavori che scatenano guerricciole e portano a niente.

Sarebbe invece opportuna una riflessione sull'utilità di misurare l'operato di una scuola attraverso fiumi di dati, certo indicativi ma non unici indicatori da considerare per un'istituzione in cui conta quanto si sa, ma quantomeno al pari di ciò che non è per nulla misurabile come l'impronta intellettuale, lo sguardo educativo, il percorso di recupero, la passione trasmessa, o meno.

Valutare la scuola in base ai dati processati da un ente di ricerca determina il valore che una società attribuisce al proprio sistema scolastico: se la scuola serve, come si sente spesso un po' ovunque, per formare la classe dirigente del futuro, allora stendiamo tabelle e incrociamo grafici all'insegna del miglior profitto.

Se invece la scuola ha un senso politico più alto e contribuisce a costruire una società che consenta il pieno sviluppo della persona umana - citando un'espressione meravigliosa dell'articolo 3 della nostra Costituzione - allora i dati ci siano, perché sono indicatori utili, ma con la cura che non diventino una religione a cui obbedire e soprattutto la risposta alle nostre domande.

Non è rifuggire i dati, al contrario è cercarne un ruolo consapevole in un discorso necessariamente più ampio di una questione statistica, numerica, in un periodo in cui tutti hanno tra le mani dati su tutto e ognuno si sente in diritto di interpretare, fornire, smentire. Per quanto riguarda la scuola, in questi ultimi anni il dibattito si è arricchito di moltissimi indicatori statistici, su tutti quelli che provengono dalle prove Invalsi (dal 2007) e quelli che pubblica puntualmente la Fondazione Agnelli, tramite Eduscopio (dal 2014).

Le rilevazioni Invalsi presentano dati che provengono dalle prove somministrate ogni anno a tutti i livelli di istruzione, dalla primaria alle scuole superiori: sono statistiche sul livello dell'italiano, della matematica e dell'inglese che hanno lo scopo di misurare la qualità di apprendimento degli alunni. Eduscopio invece lavora su dati successivi al termine degli studi, indagando l'andamento universitario nei tre anni successivi, l'eventuale conferma circa l'orientamento universitario, l'immissione nel mondo del lavoro e molti altri indicatori.

Mentre Invalsi restituisce direttamente alle singole scuole gli esiti delle prove, fornendo chiavi di comprensione relative alla singola scuola rispetto a istituzioni simili per bacino d'utenza, per vicinanza, per regione e rispetto alla situazione italiana, Eduscopio ogni anno pubblica gli esiti delle ricerche sul proprio sito in maniera sintetica, con una grafica accattivante e facilmente fruibile, consentendo di mettere anche in ordine di risultato le scuole, dalla prima all'ultima.

Una vera e propria classifica fatta e finita e per questo molto allettante per la stampa che, puntualmente, le dà molto spazio. Una classifica crea interesse, fa discutere, divide, per cui va in pagina. L'operazione Eduscopio ha sempre luogo in novembre, come in queste ore, nel mezzo della scelta per centinaia di migliaia di ragazzi in terza media impegnati tra open day, riflessioni e dibattiti familiari. Il dato conforta, ma spesso confonde.

Chi ha visto una scuola e magari ha conosciuto un preside o dei docenti di cui ha avuto una buona impressione, magari adesso fa i conti con una classifica – di cui conosce poco - che relega proprio quella scuola nei bassifondi. Ancora, in questi giorni prossimi certamente arriveranno mail ai presidi che chiedono spiegazioni circa il tracollo dei risultati di un istituto che, magari, fino a ieri sembrava una scuola valida dai riscontri provenienti dalla quotidianità.

L'invito è quello di non giudicare una scuola da una classifica e di considerare questi indicatori come tali, vale a dire come gocce in un oceano di informazioni, pareri, presentazioni e indicazioni appunto che andranno tutti incrociati. L'invito è quello di non giudicare senza conoscere. Oggi è uscita la classifica delle scuole, ma la scuola, ogni singola scuola, è ben più di una classifica.

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Marcello Bramati