fuochi artificio
Fuochi d'artificio al Circo Massimo, a Roma, in occasione del Capodanno 2019 (Ansa).
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I gestori di fuochi d'artificio hanno perso mezzo miliardo di fatturato

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

L'appello del segretario del Sindacato nazionale operatori pirotecnici.

Mi chiamo Marvyn Friscira e sono un giovane imprenditore pirotecnico di Taranto, nonché segretario del Sinop (Sindacato nazionale operatori pirotecnici). Il nostro settore fuochi d'artificio è ormai in lockdown lavorativo da inizio 2020. La pirotecnica italiana conta circa 2.500 aziende (tra fabbricanti, importatori, minute vendite e operatori che allestiscono spettacoli) e ha un volume di affari di circa 600 milioni di euro l'anno con almeno 10.000 persone impiegate.

A fine 2020 arriveremo al 90% e oltre di perdite, in quanto non è stato possibile organizzare spettacoli nel periodo primavera/estate e le vendite sono ferme a fine 2019. Tutti però avevamo sperato di ricevere un po' di respiro con il commercio di giochi pirici negli ultimi giorni di dicembre. Dalle vendite per il Capodanno provengono oltre la metà dei nostri introiti annuali, ma tra approvvigionamento dei prodotti (deperibili) e preparazione ci organizziamo già sei mesi prima.

Le nostre attività operano con licenze di Polizia e norme molto stringenti, che nulla hanno a che vedere con il mercato nero, che continuerà a proliferare anche con un lockdown totale. È impensabile che dopo quasi un anno di fatturato prossimo allo zero, salti all'aria anche il periodo di dicembre, dopo aver già acquistato e ricevuto tutta la merce, consci del fatto che persino nell'ultimo Dpcm, quello del 3 dicembre, venivano emanate regole per le festività senza che venisse compromesso il nostro lavoro per il Capodanno.

Preciso che il nostro settore non ha ricevuto ristori di alcun tipo (i codici Ateco non sono stati minimamente considerati nei decreti), ma tra contributi, stipendi da pagare, tasse non rinviate e spese vive siamo già in gravissima perdita economica.


Marwyn Friscira

Friscir


Chiudendo tutto nei prefestivi e festivi e bloccando la mobilità tra comuni anche nei giorni restanti, sarà per noi impossibile svolgere il nostro lavoro, considerato anche che la maggior parte delle aziende specializzate ha sede in aree isolate (per questioni di sicurezza) e che quindi i clienti non potranno in alcun modo raggiungerci senza andare incontro ad ammonizioni.

Nella previsione più ottimistica dovremo quindi affrontare altri sei-sette mesi di fatturato zero, ma con spese che continueranno ad esserci e senza alcun aiuto. Poiché questo è praticamente impossibile, probabilmente un terzo delle aziende pirotecniche italiane chiuderà nel 2021.

Chiediamo alle istituzioni una deroga per l'acquisto dei nostro prodotti con i necessari spostamenti per raggiungere le attività che non possiamo chiudere per via della nostra sopravvivenza. O, eventualmente, ristori pari a una parte consistente del fatturato perso, esattamente come previsto dagli altri Paesi europei che stanno incrementando le restrizioni.

Se il modello deve essere quello tedesco, dove comunque non è stata mai impedita la mobilità ai cittadini, confidiamo che ci si possa ispirare a esso anche dal punto di visto degli aiuti alle imprese colpite e non solo dalle misure coercitive.

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Redazione Panorama