Conservatorio Santa Cecilia
Il professor Francesco Passadore. Sullo sfondo, il Conservatorio Santa Cecilia di Roma (Ansa).
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«Chiusa la biblioteca del Conservatorio Santa Cecilia: ricerca in difficoltà»

Mentre Panorama attende da sei mesi di intervistare la ministra Maria Cristina Messa, nell'istituzione romana continuano i disservizi. La denuncia di un musicologo.

«Ho avuto modo di apprezzare gli interventi della dott.ssa Elisabetta Burba sui gravi problemi del Conservatorio di musica di Roma. Forse la dott.ssa Burba ignora che la prestigiosa Biblioteca del Conservatorio di Roma è chiusa dal 2020 e non si sa quando verrà riaperta». Questo messaggio è arrivato via mail alla redazione di Panorama il 22 ottobre. A firmarlo, il professor Francesco Passadore, docente di Storia della musica al Conservatorio di Vicenza per gli ultimi 30 anni e prima ad Adria e Trento. Passadore è in pensione da un anno, ma continua a fare il musicologo. Prima di intervistarlo, Panorama (che dopo aver scritto vari articoli sul Conservatorio, attende da sei mesi di intervistare la ministra Maria Cristina Messa) ha fatto delle verifiche. E ha appreso che è molto stimato dai suoi colleghi: non a caso è stato presidente della Società italiana di musicologia. Passadore si occupa di bibliografie e fonti musicali e per le sue ricerche ha continui contatti con biblioteche italiane e straniere. Di recente ha avuto bisogno di un documento custodito nella biblioteca del Conservatorio Santa Cecilia di Roma, nata il 27 febbraio 1875. E qui sono cominciati i problemi.

Lei ci scrive che «la chiusura è dovuta al direttore Giuliani» e che «ciò provoca gravi danni alla ricerca musicologica nazionale e internazionale». Che cosa sta succedendo esattamente?

«Anzitutto spiego perché ho avuto bisogno della biblioteca. L'anno scorso, la fondazione Antonio Salieri di Legnago mi ha incaricato di realizzare il catalogo tematico delle musiche strumentali di Antonio Salieri. Sto conducendo questo lavoro con il collega Franco Rossi, già direttore del Conservatorio di Venezia, attualmente responsabile dell'Archivio storico della Fenice, e con Danilo Prefumo, responsabile della casa discografica Dynamic, che di recente ha pubblicato un prezioso lavoro su Niccolò Paganini».

Parliamo di eccellenze, dunque.

«Direi di sì: io mi metto dopo tutti questi personaggi. Dunque, per realizzare un catalogo tematico si devono vedere tutte le fonti musicali, che sono (ahimè) disperse ovunque nel mondo. Perché anche un tempo i musicisti giravano... Oggi, specialmente in epoca di pandemia, non si va tanto in giro: si richiedono copie digitali o fotocopie. Se una fonte o una stampa è disponibile in diverse biblioteche, si cerca di recuperarla in quella più vicina. Se la fonte è unica, bisogna rivolgersi alla biblioteca che la conserva. Ed è il caso di questo Quintetto per flauto, violino, due viole e basso di Salieri, di cui esiste un'unica copia conservata nella biblioteca del Conservatorio di Roma. Quindi non avevo scelta: dovevo importunare la biblioteca di Roma. Allora ho scritto al bibliotecario».

Quando?

«Il 4 giugno 2021 ho scritto all'account istituzionale del bibliotecario, chiedendo come fosse possibile avere a disposizione una copia del Quintetto. Anche perché sul sito del Conservatorio non è indicato che la biblioteca è chiusa: ci sono gli orari. È solo indicato che il servizio di riproduzione è sospeso, cosa che può succedere per i motivi più vari. Quindi ho chiesto al bibliotecario se prevedeva la ripresa dell'attività e se c'era un modulo da compilare preventivamente... Non ho mai ricevuto risposta».

Zero?

«Zero. Il 17 giugno ho scritto alla mail della biblioteca, senza alcuna risposta. Il 23 giugno ho scritto al direttore, al suo account istituzionale, e non ho avuto risposta. Nel frattempo sono venuto a sapere che il 18 giugno l'onorevole Stefano Fassina aveva chiesto il commissariamento del Conservatorio mediante un'interpellanza urgente. Il 22 ottobre, pochi giorni fa, dopo vari tentativi la sala lettura della biblioteca ha finalmente risposto a una mia chiamata. E ho saputo che la biblioteca era chiusa, che non si sapeva quando sarebbe stata riaperta e di attendere notizie che appariranno sul sito. Ma come posso fidarmi di un sito che attualmente mi dà la biblioteca aperta?».

In effetti...

«Mi sono fermato lì. Per il momento. Tengo a far presente che, leggendo le indicazioni sul sito a proposito della biblioteca, se ne rileva la preziosità e l'importanza a livello nazionale e internazionale. Possiede incunaboli, edizioni cinquecentesche, raccolte di musica teatrale... Non è una biblioteca di una scuoletta. È una biblioteca storica, paragonabile a quella del Conservatorio di Milano e di Napoli. Pensi che l'Italia è una specie di archivio musicale a cielo aperto. Quindi, se non riesco ad avere la riproduzione di questa fonte, o dovrò fermare la pubblicazione o dichiarare che non è stato possibile accedere alla fonte».

Ma le hanno proprio detto che è chiusa? E perché?

«Sì: è chiusa e non si sa quando riaprirà. Me lo ha detto chi ha risposto al telefono del Conservatorio, immagino personale Ata, di servizio non docente. Sulle ragioni della chiusura, circolano voci che parlano di divergenze di idee con il bibliotecario. Comunque, io a suo tempo avevo telefonato anche al numero specifico del bibliotecario, ma nessuno mi ha risposto. Non ho telefonato al direttore Roberto Giuliani per non disturbarlo. Con lui potrei avere contatti privati: ci conosciamo e lo stimo in quanto musicologo. Giuliani ha avuto per tutta la vita bisogno di biblioteche, per cui ne conosce l'importanza. Non è un passacarte: è la persona giusta al posto giusto, nel senso che conosce benissimo l'utilità della sua biblioteca».

Ma se Giuliani è la persona giusta al posto giusto, come mai tutti questi disservizi?

«Bisogna capire perché».

Lei sa che non c'è solo il problema della biblioteca. Ce ne sono tanti altri, che hanno provocato tre ispezioni ministeriali e nove interrogazioni parlamentari.

«Lo so e mi dispiace molto. Sicuramente qualche problemino al Conservatorio Santa Cecilia mi pare ci sia. E andrebbe risolto nel migliore dei modi. Anche perché i Conservatori di musica italiani sono classificati come istituti di alta cultura. È forse alta cultura chiudere per anni le biblioteche? Peraltro, il ministero a cui i Conservatori afferiscono è il Mur, Ministero università e ricerca. E la ricerca si fa soprattutto in biblioteca. Un'ultima osservazione: la biblioteca è chiusa anche agli studenti, che ne avrebbero un estremo bisogno per i loro studi?».

È chiusa per tutti. E nelle tasse degli studenti c'è anche una quota per la biblioteca.

«Allora la situazione è ancor più grave».

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Elisabetta Burba