La legge elettorale giusta per l'Italia? Il proporzionale
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La legge elettorale giusta per l'Italia? Il proporzionale

I primi risultati della ricerca universitaria finanziata dal Miur parlano chiaro: collegi più piccoli, soglia al 3 per cento e sistema parlamentare sono il modello giusto

Qual è la legge elettorale migliore per l’Italia? Sorpresa: è il proporzionale. Ad affermarlo è Giovanna Iannantuoni, docente di economia politica in Bicocca a Milano e coordinatrice del progetto di studio finanziato dal Miur per arrivare a capire quale sia il sistema di voto e di governo più adatto all’Italia.

“Dire “adatto” significa favorire stabilità, efficienza governativa e di conseguenza buona ricaduta economica dei provvedimenti legislativi” spiega Iannantuoni. E su questo i dati parziali della ricerca accademica non lasciano spazio a dubbi: il sistema proporzionale è quello che garantisce un futuro migliore all'Italia. E questo indipendentemente dalle posizione dei vari partiti o nuovi leader in pectore.

Su un punto soltanto oggi siamo tutti d’accordo: dopo il pronunciamento della Consulta e la bocciatura dell'odiato Porcellum , va rifatta la legge elettorale. La Corte costituzionale ha scavalcato il Parlamento e adesso il Parlamento è chiamato a rimediare in fretta anche se al momento ancora non è chiaro il come. il piddino Pippo Civati rilancia il doppio turno alla francese, ovvero un presidenzialismo che richiederebbe però riforme lunghe e difficili. Il probabile nuovo segretario del Pd Matteo Renzi ha sempre sostenuto il maggioritario secco senza dire bene come e oggi si ritrova a dover trattare con un (nuovo) centrodestra tutto sommato favorito dal ritorno al Mattarellum. Le piccole formazioni plaudono all’abbassamento della soglia di sbarramento e i movimenti crescenti gridano allo scandalo.

Che succederà dunque adesso? Quanto tempo ci vorrà per arrivare a una soluzione condivisa? “Il parlamento è chiamato a legiferare, ma sarebbe un bene per tutti procedere con un po’ di buon senso, operando poche e rapide modifiche capaci di spingere la legge nella giusta direzione" sottolinea a questo proposito la ricercatrice "E se questa sarà o non sarà la versione definitiva della legge poco importa. Quel che è sicuro è che presto dovremo andare a votare, quindi sarà bene cominciare a incamminarsi sulla retta via”.

Imboccare la strada giusta, vuol dire agire su poche e semplici cose “Per cogliere questa rara occasione di cambiare la mentalità nel rapporto tra elettore ed eletto, bastano due piccole mosse: una revisione inderogabile dei collegi elettorali e mantenere un sistema proporzionale, magari alzando la soglia di sbarramento dal 2 al 3 per cento”.

L’affermazione di Giovanna Iannantuoni è naturalmente giustificata dai dati analizzati nella seconda fase della ricerca: “Abbiamo rilevato che in un sistema presidenziale non esiste il voto di fiducia e i parlamentari riescono a esprimersi più serenamente, svincolati dalle logiche e dalle direttive di partito. In un sistema parlamentare invece, il controllo di governo è più alto. La conseguenza è che nei sistemi presidenziali l’accountability (ovvero la responsabilità dell’eleltto verso chi lo ha votato) è più alta, ma è piuttosto nei sistemi parlamentari si evita più facilmente l’impasse e vengono approvati molti più provvedimenti legislativi” continua. “E in fondo all’Italia oggi serve proprio questo: rapidità ed efficienza”.

In un Paese in cui vi sono molta frammentazione di idee e un associazionismo variegato inoltre “soltanto il sistema proporzionale può garantire una rappresentanza realmente democratica, ma la soglia di sbarramento al 2 per cento rientrodotta con il ritorno al Mattarellum è davvero troppo bassa ed esporrebbe di nuovo a una dittatura delle minoranze come se ne sono viste molte nel corso degli anni.

La soluzione anche in questo caso sarebbe agevole: alzare il tetto almeno al 3 per cento e ridisegnare i collegi elettorali. "Più i collegi elettorali sono ampi e più le piccole minoranze possono agilmente superare lo sbarramento. Invece, per favorire governabilità, stabilità e rappresentanza, meglio lavorare su collegi piccoli”.

In questo modo si prenderebbero ben due piccioni con una fava: una maggiore accountability degli eletti e una maggiore efficienza governativa. 

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

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